30 maggio 2014

L'AFFAIRE GRIGNANI-PEDRINI






E' passato qualche giorno. Ho lasciato che la superficie dell'acqua tornasse la tavola che era, dopo che i moralisti hanno dato sfoggio delle loro peggiori parole. Tanti hanno detto sull'affaire Grignani, additando, offendendo, bacchettando, e molti altri gerundi uno più superfluo dell'altro.
Non sarò l'ennesimo, non mi ci sono mai trovato bene nei panni del giudice, ma non c'è nulla da giudicare. Gianluca Grignani era visibilmente alticcio, ha esagerato, ma non ha ucciso nessuno, mi pare. Non ha preso a morsi un pipistrello vivo, non si è calato degli acidi o i pantaloni in pubblico, non ha ucciso di botte la compagna, non ha bestemmiato o strappato la foto del Papa. Si stava divertendo ad un concerto, cosa che accade a tante altre persone.
Non voglio difenderlo, sia chiaro, è grande e vaccinatissimo da tanti altri accadimenti simili del passato. Non mi sono tuttavia stupito: Grignani è cosi, prendere o lasciare.

                           PAROLE FUORILUOGO NEL PAESE DEL ROCK

27 maggio 2014

I DISCHI ITALIANI PIU' VENDUTI DEGLI ANNI '80




Il gol di Van Basten all'Europeo '88.
La palombella di Maradona contro la Juve su punizione.
Platini sdraiato in terra durante la Coppa Intercontinentale.
Le istantanee più vivide della mia infanzia hanno i contorni dei grandi sportivi. Non solo le prodezze dei calciatori, penso alle prime vittorie di Alberto Tomba, ai trionfi di Coppa Davis con Paolino Canè, a Larry Bird e Kareem Abdul-Jabbar o alle sfide di Hulk Hogan contro Andrè The Giant. L'imprinting di quelle gesta te le porti dietro tutta la vita, come una collezione di figurine immaginarie.
La musica di quegli anni è invece una polaroid fuori fuoco. C'era il SuperTelegattone, Pippo Baudo e i grandi Sanremo di una volta, c'erano i cantanti a Domenica In, ma per il resto nebbia fitta. Passando i rassegna i 45giri più venduti degli Anni '80 ho capito perchè.

                       LA CLASSIFICA DEI 100 PIU' VENDUTI DEL DECENNIO

23 maggio 2014

SESSO E CANZONI





I miei colleghi non sfigurerebbero in un libro di Bukowski.
C'era quello che camminava nel corridoio dell'albergo in accappatoio per provarci con le cameriere e le donne delle pulizie. A 70 anni.
C'era quello che, nei paesi arabi, abbordava le donne su skype. Organizzava appuntamenti al buio, nascondendosi poi dietro l'angolo per sbirciare se fossero gnocche o rospi. Erano più le volte che scappava come un ladro.
C'era il sesso-dipendente. Rimase due giorni a Dubai per rinnovare il visto e non alzò le terga dal materasso, godendosi una nera, una russa e una cinese, previa lauta ricompensa.
C'era il ragazzino che si bruciò lo stipendio in prostitute e quando tornò a casa, non aveva i soldi per pagare le tasse. E c'era quell'altro sbarbato che se ne tornò in Italia carico di pasticche blu della felicità e fu fermato in aeroporto: pensò bene di raccontare l'aneddoto ad un pranzo di lavoro con fornitore e cliente (attoniti), quasi fosse una medaglia al valore.
E come dimenticare quello che guadagnava 8mila euro al mese e faceva la fame perchè abituato alla bella vita?
Si lamentava di non riuscire a mantenere figli, X5, i migliori ristoranti e l'amante, e io abbozzavo. Ovviamente all'estero anche lui apriva il portafoglio per non farsi mancare la migliore cinesina sulla piazza. Bukowski lo avrebbe preso a bastonate sul coccige. 

                                   QUANDO IL ROCK FLIRTA CON L'EROTISMO

21 maggio 2014

QUANDO UN GRAZIE COSTA TROPPO




Quando ero piccolo, i miei mi obbligarono ad andare a scuola di nuoto: avrei preferito andare dal dentista. Ho sempre odiato nuotare, il buio del fondo mi metteva addosso una sottile inquietudine, la stessa di quando ti trovi a passare di notte a piedi in una via sconosciuta.
Aggiungeteci che negli anni '80 uno dei peggiori incubi era rappresentato da "Lo Squalo" spielberghiano e avevo sempre il timore che sbucasse fuori una creatura degli abissi, col corpo del mostro di Loch Ness e la testa di Brunetta.
Insomma, andavo in piscina ma non vedevo l'ora che tutto finisse. Avrò avuto sette o otto anni e, come ogni fine corso, c'erano gli esami. I genitori gremivano le tribune, in un clima di festa tipica di fine anno. Per essere promossi, dovevamo attraversare la vasca in orizzontale muniti di tavoletta: partivamo dove si toccava, il vuoto della profondità e nuovamente la tranquillità della pedana. Partii emozionato, la paura era mista all'ansia per tutto quel pubblico, e all'arrivo cercai la pedana troppo in fretta: il piede scivolò via sul bordo e io affondai. Non fu un bel momento.
Prontamente una delle nostre istruttrici si tuffò e mi ripescò, mentre dagli spalti si liberò un sospiro di sollievo. Lei era bellissima, con i capelli bagnati tirati indietro e gli occhi che sorridevano. L'anno dopo non c'era più, non l'ho più vista. Sembrava un angelo, forse lo era. Non le dissi nemmeno grazie.

                                  AMICIZIE SUL CIGLIO DEL BURRONE

19 maggio 2014

GUARDA CHE NON SONO IO





Quel giorno a casa di Antonio, Alessandro prese la sua vecchia raccolta di Francesco De Gregori e, con il sorriso di chi la sa lunga, disse: "Voglio farvi ascoltare una cosa". Partirono le prime note di "La leva calcistica della classe '68" e il mondo passò da un primo piano ad un panorama incantevole, che mi portò altrove.
Anni dopo. Esame di Geologia applicata, quel borioso panzone mi aveva bocciato per la terza volta e io vagavo come uno zombie di Romero. Rocco mi vide abbattuto e mi diede un passaggio a casa. Alla radio partì "Il cuoco di Salò" e bastò a star meglio, con quella tromba in lontananza.
Anni dopo ancora. Mi laureo e in poco tempo mi ritrovo catapultato tra Qatar e Dubai per lavoro. Quel primo weekend lì fu difficilissimo a livello emozionale. Accesi la tv e partì il video di "Cardiologia", con quell'elettrocardiogramma continuo. Fu come se un caro amico fosse venuto lì a tirarmi su, a dirmi "Sei vivo, il tuo cuore batte, goditela e vivitela sino all'ultima stilla".
Non ho mai visto un suo concerto, una delle gravi lacune del mio background musicale, ma quando ho letto che era ospite al Salone del Libro di Torino, ho capito che il cerchio col mio e col suo passato stava per chiudersi. Sono arrivato con un'ora di anticipo, solo per trovare un posto vicino al palco, per vedere i suoi occhi, per assaporarne i gesti, per sfiorare quell'amico che c'è sempre stato.

                          FRANCESCO DE GREGORI - TORINO 10.05.2014

16 maggio 2014

LE 25 COPERTINE PIU' TRASH DELLA MUSICA




La banana warholiana e il neonato che nuota verso il dollaro nella piscina nirvanica.
Le strisce pedonali di Abbey Road e il crocifisso distruttivo dei Guns.
Il prisma che sprigiona colori e l'uomo in fiamme dei Pink Floyd.
Gli Who che si chiudono la patta dopo essersi liberati la vescica.
Le due invitanti giovinette in deshabillè dei Roxy Music.
Le mani al cielo de "Il mio canto libero" e Mina e Celentano in versione Walt Disney.
L'uomo impaurito dei King Crimson e il bambino incazzato di Bono e soci.
La bambina triste con i fiori in mano nel testamento sonoro di Faber.
Paul Simonon che spacca il basso su "London Calling".

Quante volte abbiamo comprato un album solo perchè ammaliati dalla sua copertina? E quante volte queste sono entrate nell'immaginario collettivo, al punto da diventare arredamento, magliette, tatuaggi... Insomma, vita?
Peccato che a volte si esageri, lasciando spazio al kitsch più esasperato. Non ci credete? Date un'occhiata, c'è roba da far hpponare la pelle. Ecco a voi la classifica delle 25 copertine più trash di sempre:

25° POSTO:
24° POSTO: Chi non ha mai voluto ascoltare le "Canzoni per cani omosessuali"?

14 maggio 2014

INTERVISTA A GIANLUIGI CABO CAVALLO





Ci sono persone che sono state considerate coraggiose perchè avevano troppa paura per scappare. Ci sono poi uomini che nel coraggio ci sguazzano, prendendo a ceffoni la codardia. Penso a Danilo Sacco, che si è preso insulti e monete addosso quando sostituì il grande Augusto Daolio nei Nomadi: alla fine ha vinto lui.
Penso poi ai rimanenti Queen, che hanno cercato a lungo un nuovo frontman ricevendo una collezione di due di picche. Hanno trovato in Paul Rodgers e Adam Lambert degli onesti mestieranti, ma tanto di cappello al coraggio.
E penso ovviamente a Gianluigi Cabo Cavallo, che ha avuto la forza di prendere l'ingombrante posto di Piero Pelù nei Litfiba dopo la scissione di fine Anni '90. Coraggio, talento e umiltà raramente fanno scopa. Quel "raramente" risponde al nome di Cabo. Sette anni, solo sette, gli sono bastati per scrivere poche ma intense pagine di grande rock italiano e rimanere nel cuore dei fan. Parlare con lui mi ha fatto capire che quell'affetto è meritato, in ogni sua singola nota.

                                              DAI LITFIBA A HEROES

7 maggio 2014

LE 100 CANZONI ITALIANE PIU' SOTTOVALUTATE





Io abito la nostalgia, ne sono cittadino onorario da anni. E' una località che mi regala sempre i panorami più suggestivi. Sono andato in cantina a mangiare polvere e umidità pur di ridare uno sguardo alla mia collezione di vecchie musicassette. Ci ho trovato dentro canzoni riposte in ripostigli chiusi a chiave nella memoria, melodie ed emozioni che giacevano appassite e che mi sono rifiorite dentro.
Mi sono accorto di come molte canzoni siano state erose dallo scorrere del tempo, al punto da essere trascurate dal grande pubblico. Io abito la nostalgia, ma c'è chi abita il rimpianto di non avercela fatta, e questa classifica è dedicata a loro, a chi avrebbe meritato maggior luce.

             LE CANZONI CHE AVREBBERO MERITATO MAGGIOR FORTUNA

5 maggio 2014

UN ARCOBALENO CENTRATO DA UNA RONDINE





Ci sono musiche che ti arrivano addosso silenziose. Hanno la grazia e il sorriso di una persona che senti di conoscere già, eppure non ti ricordi, non focalizzi. Non sai se sei pronto, tu ascolti altro, eppure c'è quel sorriso familiare che ti abbraccia, e allora ti abbandoni alla sua marea.
Non ricordo come scoprii Sergio Cammariere, vorrei ma non ricordo. Ho scavato per giorni ma quel file è not found. Forse fu grazie a Sanremo, forse un amico. O forse non c'è stata una scintilla, è arrivato in punta di piedi. Cammariere è così, cammina leggero nella neve soffice e regala un soffio di calore. E quel calore, quando arriva, conta pure che non se ne andrà mai più via.
Ricordo che non conoscevo nessuno a cui piacesse e lo passai ad amici e conoscenti, per condividere quel piacere. Non attecchì. Un giorno però arrivò un caro amico di università, Rocco, e mi disse che "Sul Sentiero" era un album spettacolare: mi sentii felice. Non so come stia Rocco, non ci sentiamo da troppo tempo e questo articolo lo dedico a lui. I nostri sentieri si sono divisi, ma i ricordi sono note sul pentagramma e volano liberi nell'aria per tornare al momento giusto. Questo è uno di quelli.

         I DISCHI CHE MI HANNO CAMBIATO LA VITA - SERGIO CAMMARIERE

2 maggio 2014

INTERVISTA AI MEGANOIDI





Quando un amore finisce, sono lacrime e notti insonni a guardare la ragnatela nell'angolo del muro. Ne ho avuti di amori da melodramma. Mi hanno spezzato il cuore in serie: prima i Litfiba e i Ritmo Tribale, poi i Timoria e gli Estra, tutte band che mi hanno sedotto e poi abbandonato. Non sapevo più a che santo votarmi, non mi fidavo più. Mi volevano solo per una cosa e sono finito in cattive compagnie pop. Non facevano per me, no. Volevo schiaffi e graffi, volevo una nuova band che mi portasse altrove. E loro erano lì, ad aspettarmi come un'alba sul porto di Genova. I Meganoidi sono una grande band, ci vorrebbero più persone a gridarlo. Dimenticate lo ska degli inizi, a questo indirizzo ha preso casa il rock.

                                            ROCK AL SALOON DELLE ILLUSIONI