Correva il 2004. Con l'amico di scorribande Donato sanciamo un patto, non di sangue, ma di birra: prossimo concerto degli Estra si va! Dovunque lo facciano, senza se e senza ma, fosse anche in quel lontanissimo - e difficile da raggiungere da Potenza - Nordest. C'erano voci di una pausa ed avevamo paura che la band trevigiana ci tirasse il brutto scherzo di sciogliersi senza avere la possibilità di vederli almeno una volta dal vivo.
Gli anni passano, le speranze diventano esili come ali di farfalle, e nel frattempo Giulio Casale inizia una proficua attività teatrale: porta in scena Gaber prima, il mondo della Beat generation, Fernanda Pivano e De Andrè poi.
Non ci credevo più, quando pochi mesi fa mi arriva una mail da Guendalina - anche lei iniziata al culto della band - che riaccese la luce della felicità: "Ci sono quattro nuove date degli Estra, si va?" Incredulità shakerata a gioia, con una spruzzata di panico: e se le date sono infrasettimanali e non riuscissimo ad andarci?
Treviso? Milano? Firenze? Roma? Con buona pace delle ferie che non ho?.Firenze, si va e basta!
ESTRA - VIPER CLUB 17.04.2014 di Vito Possidente
La serata inizia con una sanguinosa battaglia tra il navigatore satellitare e la viabilità fiorentina, ma alla fine riusciamo a raggiungere il Viper Club con un discreto anticipo.
Un ristorante cinese deserto per ingannare l'attesa (parentesi "Gusto": oggi vi consiglio il maiale con i peperoni, una vera leccornia) e poi ritrovo tutti gli altri per un caffè (sempre dal cinese ma stavolta velo pietoso...).
Alle 22 entriamo, tagliando il buio del teatro: la sala è inaspettatamente ancora vuota. I biglietti li avevamo presi a febbraio per non rischiare: dopo i sold-out in casa e a Milano, forse qui non sarà così. Meglio, il concerto sarà più intimo e potrò sbizzarrirmi con le fotografie.
L'emozione mi scorre sottopelle, tangibile: un desiderio tenuto a lungo da parte nel cassetto sta per realizzarsi e mi godo ogni istante e ogni brivido. Dopo circa un'ora si parte!
Sul palco Eddy Bassan al basso, Nicola Ghedin alla batteria e Abe Salvadori alla chitarra. Si è aggiunto per l'occasione Stefano Andreatta, e l'apertura è affidata a "Preghiera".
Giulio "Estremo" Casale arriva per ultimo, con un bicchiere di vino. Il ritmo è sostenuto e una dietro l'altra scivolano "Nordest Cowboy", "Miele", "Soffochi?" e "Passami da dentro" e la sensazione che questi dieci anni siano solo fumo e cenere, che siano passati pochi mesi da "A conficcarsi in carne d'amore", tanta è la sintonia sul palco.
Hanno fior di assi nella manica da giocarsi, sono uno di quei gruppi che, assieme al gotha del genere - penso agli Afterhours, ai Marlene Kuntz, ai CSI -, hanno notevolmente contribuito alla crescita della prolifica scena rock tricolore, e questo grazie al loro rock cantautorale ricolmo della vibrante e appassionata poetica di Casale.
Il set sprigiona potenza e volumi alti, ma mai fastidiosi. La teatralità del frontman si contrappone alla compostezza di Salvadori, un bianco e nero che si bilancia al millesimo, con Ghedin che detta il ritmo dal lato del palco. L'affetto del pubblico è palpabile e la performance se ne giova.
La teatralità a cui accennavo prima arriva a sfociare nell'interpretazione dei versi di "Risveglio" - "Son caduto, l'ho voluto e forse capiterà ancora" -, Giulio scende dal palco e sale sulle transenne, ma inciampa. Poco male, continua a cantare come se nulla fosse. E subito dopo arriva la prima succosa novità, l'inedita "Kamikaze politico", che ben ci fa sperare per il futuro. Più tardi seguirà anche "Veleno che resta", l'ottimo singolo del ritorno.
"Un varco" diventa occasione per una dedica ai paladini della scena fiorentina degli Anni '80 - uno dei periodi musicali più floridi vissuti in Italia - ovvero Piero Pelù e Federico Fiumani, amici e maestri.
"Signor Jones" e "Vieni" rappresentano il momento più atteso, ed è esattamente come lo aspettavo. Stento a trovare le giuste parole, le ho cantate con tutto me stesso - e anche Donato, non potevo non sentirlo - con buona pace dei vicini di platea.
Su "Dai recinti" arriva la stoccata alla Warner Music, la loro etichetta dell'epoca: "Ci dissero che questa canzone (contenuta in Tunnel Supermarket, ndr.) sarebbe stata il nostro suicidio. Dopo più di dieci anni, noi siamo qui a cantarla e loro sono falliti."
Fioccano gli applausi e i sorrisi, sino al primo pit-stop, che segue a "L'uomo coi tagli" e "Sacrale", due delle ballate più intense del combo veneto.
Pochi minuti di pausa e tornano per altri due pezzi, illudendoci che avrebbero continuato per un altro po' ("Abbiamo altri 27 pezzi in scaletta se volete..."), ma tutto si conclude con "Tecniche di rilassamento". Si accendono le luci e parte la musica di sottofondo. Alla spicciolata lasciamo controvoglia il teatro. Avrei voluto continuasse, e continuasse, e continuasse ancora.
Gli Estra sono tornati, sono in forma smagliante e non sembrano volersi fermare a questa prima tranche di concerti (Roma ha segnato un altro pienone). Ne hanno annunciate altre tre per l'estate e dopo chi sa...
Alla fine del concerto, sono rimasto inebetito, il loro veleno era ancora in circolo, e avevo gli occhi lucidi... Sono rimasto in silenzio e l'unica cosa che mi viene da dire è grazie. Grazie.
2 commenti:
Ciao, bella recensione. Io sono di Treviso, li seguivo allora e li seguo tutt'ora. Sono content tu sia riuscito finalmente ad apprezzarli dal vivo. Buoni ascolti future.
Grazie, è stata davvero una bella emozione, se ci saranno altre date non le perderò di sicuro :)
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