LUIGI SCHIAVONE, CHITARRA ED EMOZIONI
La prima volta che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo la chitarra di Luigi Schiavone è stata nel 1999, o forse era il 2000. Era il tour de "L'isola dei tesori" di Enrico Ruggeri, uno dei migliori album del cantautore milanese, ed erano in concerto a Pietragalla, un paesino in provincia di Potenza.
La platea sembrava impagliata. Loro ruggivano rock sul palco e, a parte una sparuta minoranza che si dimenava sotto il palco, il resto delle persone aveva l'entusiasmo di un ragazzino a cui è appena scoppiato il Super Santos nuovo.
Durante una ballata, Ruggeri lasciò il proscenio a Schiavone per uno dei suoi meravigliosi assoli e la gente rimase in silenzio. Avvicinai la mano alla bocca e urlai un "Vai Schiavone!" che risuonò nel bel mezzo della piazza, ridestando dal sonno quelle cariatidi. Un bel momento. Lui non si scompose, nemmeno alzò gli occhi, continuando a deliziarci.
Anni dopo, trasferitomi a Milano, ho avuto la fortuna di incontrarlo in un ristorante giapponese. Conoscendo il suo essere persona riservata, non l'ho disturbato sebbene la voglia di chiedergli un autografo fosse tanta.
Ero con una mia ex, una che non sapeva la differenza tra De Gregori ed Emma, e che mi prendeva in giro per l'emozione che provavo al suo cospetto. Non poteva comprendere l'affetto di un fan verso uno dei suoi chitarristi preferiti. Non è difficile capire perchè con lei non è durata e perchè, per questa intervista, fossi emozionato come un adolescente.
L'INTERVISTA
- Buonasera Luigi, una curiosità per cominciare: come vi siete conosciuti tu ed Enrico Ruggeri?
Ci si vedeva spesso a Milano a casa di due fratelli, uno della mia età e uno dell'età di Enrico, che ha due anni più di me. Fratelli che frequentiamo ancora...
- Mi fa sorridere - genuinamente, sia chiaro - sapere che tu e Ruggeri siete caratterialmente agli antipodi. Su cosa litigate più spesso e cosa invece riesce subito a mettervi d'accordo?
Tendenzialmente, quando si lavora in studio o dal vivo, sul fatto che io sono perfezionista mentre lui privilegia di più l'aspetto istintivo, diciamo più "buona la prima"! In realtà poi quasi sempre ci si incontra a metà strada.
- Se non erro, nei Kaos Rock, il tuo gruppo degli esordi, c'erano contrasti perchè conviveva malamente un'anima più rock blues (in cui c'eri tu) e un'anima punk (che apprezzavi poco). Quando il gruppo si sfaldò, tu finisti proprio con Ruggeri, il primo punk in Italia, se non il primo sicuro il più famoso. Dalla padella nella brace appure...
In realtà non è andata proprio così: i contrasti nei Kaos Rock erano tra gente che voleva fare musica (io e altri due) e gente che voleva usare la musica solo per fare politica. Non ho mai detto di non apprezzare il punk. Tieni presente che ero un fan accanito dei Ramones, Sex Pistols, Clash, Trust (band francese cattivissima!) e tanti altri. Molte musiche del disco "WW3" dei Kaos Rock le avevo scritte io anche se, non sapendo cosa fossero i diritti d'autore, non le ho mai firmate... Ma questo è un altro discorso!
- E' vero che se non fossi diventato un musicista, avresti tentato la strada del calcio? Chi è più forte a giocare a calcio tra te ed Enrico?
Per me la musica era solo un hobby, e forse lo è ancora. Ho sempre voluto fare il calciatore, fin da bambino. Poi ho iniziato ad avere problemi fisici e mi sono buttato nella musica: l'importante era non studiare!
Io fino a quando ho giocato seriamente ho fatto il portiere quindi il paragone calcistico non si può fare. Poi, dal 2000, ho smesso di fumare e ho iniziato a giocare fuori.
Diciamo che siamo complementari: lui è un finalizzatore, io quello che costruisce e, fino a quando ce la faccio, corre anche per qualcun'altro della squadra. Giochiamo nella stessa squadra, tutti i lunedi, io anche i giovedi. Calcio a 7, tra coetanei naturalmente.
- Ti ricordi il primo album che hai comprato in vita tua? E il primo concerto a cui hai partecipato da spettatore?
No, con esattezza non lo ricordo. Ricordo che abitavo a due passi dalla "Fiera di Senigallia" a Milano, dove c'erano bancarelle di dischi usati... Potrebbe essere stato "A space in time" dei Ten Years After (1971).
Anche per il primo concerto il ricordo è un pò sbiadito. Credo gli Area in un teatro tenda di Piazzale Cuoco, sempre a Milano. Avrò avuto 15anni circa.
- La tua carriera è stata certamente eclettica. Hai suonato con Masini, con Pino Scotto, con Gianna Nannini (è tuo l'assolo di "Meravigliosa creatura") ma anche scritto/collaborato con alcune delle più grandi signore della musica italiana, penso a Loredana Bertè, Andrea Mirò, Anna Oxa, Fiorella Mannoia. Ricordi? Aneddoti da raccontarci?
Di aneddoti ne avrei tantissimi da raccontare, ma proprio perchè sono troppi preferisco non farlo! (Ndr. ride)
- Sei una persona molto schiva e riservata. Non ti piace cantare, non ti sei mai visto come frontman. Hai mai sofferto da ansia da concerto?
Da cantante ho sofferto tantissimo. Pensavo che mi sarei abituato e invece più passava il tempo e più mi sentivo a disagio. Cosi ho deciso di non farlo più: credo che nessuno ne abbia sofferto!
L'ansia da concerto ce l'ho sempre avuta ma solo legata alla paura di contrattempi tecnici. Ecco perchè in genere sono molto meticoloso e maniacale nel controllo della mia strumentazione.
- Tra musicisti, generalmente, si creano dei gruppi. I bassisti se la fanno coi bassisti, i chitarristi legano tra loro e così via. Vale anche per te? Chi sono i chitarristi che reputi amici?
In realtà non credo di avere amici chitarristi, per il peso che io do alla parola "amico". Stimo professionalmente ed umanamente tantissimi chitarristi ma non mi è mai capitato di uscire a cena, se non per qualche dopo concerto. Magari ci si sente al telefono per scambi di opinione su chitarre ed accessori, tutto qui.
- Quali sono i chitarristi che ti hanno ispirato?
La folgorazione per la chitarra elettrica l'ho avuta dopo aver visto al cinema Alvin Lee nel concerto di Woodstock. Poi Angus Young, dopo che un mio compagno di scuola di origine australiana mi regalo l'LP "High Voltage". E quindi Brian May dopo l'ascolto di "A night at the Opera": rimasi davvero a bocca aperta!
Un ricordo di una persona simpaticissima, casinista, molto ironica. Ci siamo frequentati per un pò insieme ad Enrico. Lui era spesso a Milano e, oltre a collaborare, si usciva spesso a cena. Tra l'altro l'ho sempre ritenuto uno dei più bravi chitarristi ritmici, merce rarissima! La sua prematura scomparsa mi ha scosso moltissimo.
- Ascolti mai le tue vecchie cose? Adori gli AC/DC, come già detto, e hai suonato nei Riff Raff (cover band da te fondata) ma a casa cosa ti piace ascoltare?
No, non mi riascolto mai nè mi rivedo mai, se non per ripassare brani da mettere in scaletta che non ricordo più. Di mio ascolto soltanto l'ultimo, quello strumentale. In tempi recenti ho avuto un innamoramento per i Placebo. Li ho anche sentiti dal vivo, grandissimo impatto. Mi piacciono molto compositivamente, gli arrangiamenti, la voce originalissima di Brian Molko. Insomma, un bel prodotto!
Gli AC/DC sono il mio primo amore, e non si scorda mai!
Coi Riff Raff è stata una bella esperienza, faticosa ma bella!
- Ci sono concerti che da musicista ti sono rimasti nel cuore? In trenta e passa anni di carriera hai suonato dovunque.
In genere i posti dove preferisco suonare sono i teatri. Diciamo che il tour "Vai Rrouge" con l'orchestra è stato molto emozionante.
- Hai due figli, cosa pensano di ciò che fai? Apprezzano le tue cose o ascoltano tutt'altro?
Sinceramente non lo so e forse inconsciamente non lo voglio sapere. Loro ascoltano altro. Comunque, a parte gli scherzi, mi interessa solo essere giudicato un bravo padre, spero di riuscirci.
- Chi pensi sia da tenere d'occhio nel panorama italiano attuale?
Ci sono artisti e band veramente interessanti ma sul "tenere d'occhio" non saprei proprio, non sono un talent scout. Tra i giovani di Sanremo, ho apprezzato Nardinocchi e i Blastema.
- Ami molto il cinema. Ci dici alcune delle pellicole che hai apprezzato maggiormente?
No, è impossibile perchè vado al cinema spessissimo e guardo di tutto... Ti posso dire l'ultimo film che ho visto al cinema ieri: "Come un tuono", bellissimo!
- Nel 2011 è uscito il tuo "16 steps to the sky", un apprezzabilissimo disco strumentale dalle tonalità molto eterogenee. Spiccano tra le altre "A new heart", "Nocturne" e "Chill Bill". Com'è nato questo progetto? Hai suonato tutto tu se non erro...
Mi è stato proposto da Giuseppe Aleo, che mi ha contagiato col suo entusiasmo, bravissima persona! Così, avendo già delle musiche che non avevano ancora preso la strada della canzone "tradizionale", tra un lavoro e l'altro, un concerto e l'altro, ho realizzato tutto, in totale solitudine e, per la prima volta senza scadenze, a casa mia. Tranne i missaggi che sono stati fatti dal grandissimo Lorenzo Cazzaniga.
Un lavoro del quale sono veramente soddisfatto e che addirittura ogni tanto, come dicevo prima, riascolto... Proprio perchè non c'è la mia voce!
Non è escluso che possa realizzarne un altro.
- Tra poco uscirà invece il nuovo album di Enrico Ruggeri. Ci puoi anticipare qualcosa? Cosa c'è di tuo dentro?
Mi sembra che proprio in questi giorni abbia già anticipato molto Enrico stesso. Posso dirti che ho seguito la lavorazione dall'inizio alla fine, missaggi compresi. E che ho scritto la musica di un brano. Basta?
- Un grazie di cuore per la tua disponibilità, Luigi.
Grazie a te.
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