28 novembre 2013

MI HA DETTO MIO CUGGINO




Anni fa avevo un'amica che mi usava come confessore. Di combinare qualcosa nemmeno a parlarne: dopo un 110 e lode in Scienze del "Che grande amico che sei, mi piace proprio tanto parlare con te", avevo ormai conseguito il master in "Spalla su cui piangere". 'Sta cretina - perchè era una cretina - venne a disperarsi perchè il tizio con cui aveva avuto una breve liaison doveva farsi operare alla testa. Sulle prime accolsi le sue copiose lacrime con molta amarezza d'animo: sembrava sinceramente innamorata e si meritava solo gioia. Quando aggiunse che il tizio doveva andare a farsi operare in Thailandia, qualche dubbio mi venne.
"Si, è un'operazione difficilissima, la fanno solo lì.."
Ora, io non mi intendo di neurochirurgia planetaria, ma a Pukhet il massimo a cui aspirano sono il Dottor Pivetta e il Dottor Alzheimer di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Nonostante le dissi di stare attenta, lei imperterrita passò le due settimane successive a contorcersi per il dolore, aspettando buone notizie. Peccato che il tizio fosse in Italia e si fosse inventato tutto. Lei cominciò a farsi venire qualche dubbio quando lo beccò in giro con un'altra, senza cicatrici e con la sua bella coda di cavallo con le meches. Era la dimostrazione di come le donne innamorate si bevano qualunque cazzata e che alcuni uomini ne sanno una più del diavolo, e che andrebbero presi a cinghiate, anche solo per avere una coda di cavallo nera con i colpi di sole biondi.

                                                      LE LEGGENDE METROPOLITANE

25 novembre 2013

LABIRINTI




Colui che ha inventato i labirinti stava pensando ad una donna. Non esiste mistero più intrigante dell'essere femminile, soprattutto per noi uomini che non abbiamo mai brillato per acume, persi con lo sguardo nella scollatura di qualunque cosa respiri.
Non faccio eccezione, ho incontrato donne il cui equilibrio era un'onda impazzita di emozioni che mi portavano alla deriva. Pochi giorni fa ho parlato di Katia, ora vi narrerò di Monica, la versione 2.0. La conobbi durante il mio anno e mezzo passato in Germania. Tutto nacque casualmente su Facebook, era salentina come me e anche lei viveva per lavoro in quelle gelide lande.
"Perfetto!", pensai. Dio quanto mi sbagliavo. Il fatto che non avesse foto su FB mi tranquillizzava poco, ma quando sei solo come un cane in un paesino di 3mila crucchi, ogni semplice ombra ti sembra una nuova alba.
"Sai, non mi fido di internet, potresti essere un maniaco..."
Non ho la faccia da Pacciani ma aspettai con calma, anch'io desideravo conoscerla meglio. Passarono però i giorni che diventarono settimane che si dilatarono a mesi e l'unica foto che mi mostrò fu quella del suo barboncino. Orribile per di più, sembrava gli avessero scoppiato dei miniciccioli addosso.
"Non mi sento ancora pronta." era la solita tiritera che ripeteva, questo nonostante ci sentissimo quattro volte al giorno al telefono e passassimo le serate a chiacchierare su Msn. La mia pazienza era agli sgoccioli. Lei, mente criminale, se ne accorse e organizzò un appuntamento al buio.
Più che al buio divenne un appuntamento a uno, io e basta. Disse che sua madre non stava affatto bene e che dovevamo rimandare. Nemmeno a scuola se la sarebbero bevuta, faceva prima a dire "ho mal di testa".
Chiusi, ero stanco dei suoi giochetti. Lei ci riprovò a oltranza e ricominciammo a sentirci. Film già visto, nuovo appuntamento e questa volta superò sè stessa. Disse che aveva avuto un brutto incidente e che era in ospedale dopo aver soccorso una donna, ferita nel mega tamponamento. Mi stava sommergendo di bugie, un Michelangelo della cazzata.

       DA GABRI AI PEPERONCINI PICCANTI - LE CURIOSITA' DELLA MUSICA

22 novembre 2013

LIVIDE BUGIE NEL GIARDINO DEL ROCK




Come si fa a giudicare il disco di un amico? Domanda che mi sono posto a lungo. Si, perchè Giovanni Marinelli è un caro amico. Siamo cresciuti nella stessa pozzanghera di paese, 5mila anime in totale. Quante volte è scattata la fatidica frase: "Ma tu, a chi appartieni?", tipico quesito per capire da quale famiglia discendessi. Alla fine, vuoi o non vuoi, ci si conosce tutti.
Io e Giovanni siamo coetanei. Stessa scuola elementare - eggrazie, l'unica - e poi stesso liceo. Partite a pallone no, a lui non piaceva il calcio, prediligeva la musica. E infatti sono sempre stato un passo indietro.
"Ah, sai, è uscito l'ultimo live dei Litfiba, il singolo nuovo spacca!" gli dissi tornando a casa dalla fermata dell'autobus.
"Si? Come si chiama?"
"'Sparami'. Dovresti ascoltarla, veramente bella."
"Ah, ma la conosco già, è anche in 'Mondi sommersi."
Già, sempre un passo indietro.
Se c'è uno che conosce la parola gavetta quello è lui. Sono anni che macina live, sin dai tempi del Camino di Grottaglie. I concerti dei Quasar - il suo primo gruppo - erano dei goduriosi happening, e non solo per quattro gatti raccattati tra i compagni di scuola. Il locale traboccava, non ricordo una loro serata fiacca.
In quel combo c'era Vince Pastano, che, tra i suoi mille progetti (è appena uscito "Lividi", suo ultimo album da solista e ha collaborato proprio a "Oniria"), ora schitarra per Luca Carboni in giro per l'Italia e dona nuova vita ai pezzi storici della musica italiana in "Pop, viaggio dentro una canzone", delizioso contenitore Rai. Nonostante il successo, non si è mai montato la testa, rimanendo umile e gentile: stima infinita.
C'era Tiziano De Siati che sditalinava sulle corde del suo basso con il suo immancabile sorriso contagioso da Cristo compagnone. E c'era il sempre allegro Angelo Nigro a pestare sulla batteria. Insomma, una grande band e un cantante che ha sempre saputo come tenere in mano una platea.
Gli ho sempre invidiato quella sua naturalezza in mezzo alla gente, io che mi emozionavo anche a parlare con una ragazza. Non era solo quello, aveva carisma da vendere, e quello non lo trovi nè al mercato nè su ebay.

                                    ONIRIA - GIOVANNI MARINELLI

20 novembre 2013

IERI ED OGGI




Un'era geologica fa, più o meno ai tempi del college - quanto fa più fico dire college invece di università? - le mie ore libere le passavo al centro informatico. Vendevo di tutto su ebay, leggevo notizie sportive e bazzicavo forum musicali. E' li che conobbi Katia. Avevamo gusti simili e ci scambiamo l'email. Da lì arrivò tutto a cascata...
Ricordo chiaramente quella telefonata lunga quasi due ore, mentre sarei dovuto essere a seguire Mineralogia. Mi chiamò lei e chiacchierammo del più e del meno con piacevolezza raramente provata con una sconosciuta. C'era del feeling, scherzavamo molto, peccato io fossi a Potenza e lei fosse in Inculonia, a Cuneo per la precisione.
Ci scambiammo lunghe lettere romantiche, le mandai una mia foto e, stranamente, non mi trovò repellente, tutt'altro. Peccato che non contraccambiò. Ogni volta trovava una scusa differente, svicolando da attrice consumatissima. Alla fine, ovviamente, la cosa morì da sola in breve tempo. Continuò a cercarmi, ma io ormai ero perso dietro altre gonne.
Rimasi col dubbio su che faccia avesse. Me la immaginavo piccolina, tenera, bel sorriso e con un visetto da sbaciucchiare. Mi ha rintracciato su Facebook pochi anni fa, chiedendomi l'amicizia. Era molto diversa da come me l'ero immaginata, sembrava un rinoceronte. Non brutta, ma certo molto in carne. Io amo la donna formosa, i cassonetti no.

                                               COM'ERANO E COME SONO DIVENTATI

18 novembre 2013

MALEDETTO IL GIORNO CHE T'HO INCONTRATO




Ho un amico, un caro vecchissimo amico a cui voglio molto bene. Con la sua movimentata vita, è sempre riuscito a strapparmi sorrisi e cose buone. Una volta mi raccontò di aver incontrato una spaesata ragazza spagnola e di averla ospitata a casa. Convinto di concludere, si era ritrovato in casa il fidanzato: e mentre rosicava, questi avevano finito per testare il letto di sua madre.
Mi narrò di quando aveva mandato a quel paese tutto il seggio elettorale e di quando uno dei suoi primi amori, spazientita dalla sua pignoleria, era fuggita con un altro.
Tanti anni fa optò per il mare e si imbarcò su un cargo battente bandiera liberiana: un giorno scoprì trasportare droga. Ne uscì bene, mangiando olive greche - specialità del suocero manesco - e perdendo la testa per una divertente svampita fissata con Lucio Dalla.
Con un sorriso ingrigito, mi raccontò di quando rivide tutti i suoi vecchi compagni di scuola, in una maldestra rimpatriata finita in melodramma. E mi confidò dei suoi amori tormentati, per una donna in carrozzina e per un'affascinante burina a cui piaceva farlo strano.
Nel suo momento peggiore si salvò rifugiandosi nella musica di Jimi Hendrix e nei medicinali, per combattere una decennale ansia. Ci riuscì, grazie all'aiuto di una bionda complicata e farmaco-addicted come lui.
Ho imparato tanto da lui. Mi ha insegnato le miserie umane, la dignità, il colore sfumato dell'amore e quello più nitido dell'amicizia, ma soprattutto mi ha insegnato che un sorriso è sempre il film più bello che si possa ammirare. Ho un amico, un caro vecchissimo amico a cui voglio molto bene. Si chiama Carlo Verdone.

                             CARLO VERDONE - TRA FILM E MUSICA

15 novembre 2013

SEMPLICI OMAGGI O PLAGI SPUDORATI?




Nelle scorse settimane, ho cercato di pubblicizzare i miei articoli sui plagi in giro per i gruppi di facebook. In poche parole, se l'articolo trattava dei plagi di Lello Mascetti o di Giorgio Perozzi, io andavo nei gruppi del Mascetti e del Perozzi a postarli.
"Eh ma allora sei bastardo dentro! Ovvio che i fan s'incazzino!"
Alt, bastardo ma diplomatico, approcciavo l'argomento con la massima tranquillità e senza cercare la polemica. Ad ogni modo, qualcuno l'ha presa con filosofia, altri sono rimasti allibiti, molti hanno sbroccato alla grande. Sembrava un festival a chi la sparava più grossa. Qualche esempio? Vai col liscio:
- Picasso diceva: i mediocri imitano, i geni copiano. - Ah beh, se lo diceva lui, allora mettiamoci tutti a copiare i successi del passato, tanto poi arriva Picasso a difenderci dalle cause in tribunale...
- Non credo tu sia obiettivo, perchè sei venuto a dirci che xxxxxxx copia (censuro perchè non è bello fare il nome di Zucchero) e a farci la solita morale. - Si, sono un nuovo supereroe: Il Moralizzatore! Pentitevi sporchi peccatori!
- Io trovo disgustoso muovere queste critiche e opinioni verso l'unico musicista maestro cantante e cantastorie che fa sold out ovunque al mondo dalla polinesia alla patagonia - Tralasciando punteggiatura e maiuscole, ormai optional su FB, mi pare giusto che uno bravo e famoso possa copiare a destra e a manca. Come mi permetto io umile mortale di criticare questo personaggio (sempre quello censurato poco sopra) al di sopra del bene e del male e con l'aureola chiaramente ben in vista?
- E' risaputo che "Diavolo in me" è una cover. - Risaputo? La canzone è accreditata solo a Zucchero, altro che cover. Plagio, null'altro.
- Credo che Joe Cocker sappia di questo o no? Se non l'ha denunciato credo che per lui sia tutto apposto giusto? - Joe Cocker lucido è un ossimoro in termini e lo dice lo stesso Zucchero nella sua biografia. Tour insieme e Cocker che sul palco si presenta ubriaco marcio e cade. Joe a malapena sa come si chiama.
E per finire, un grande evergreen: "Si ma le note sono sette." al quale anche Mr. Lapalisse s'è fatto una risata...

                           I FURBETTI DEL QUARTIERINO MUSICALE

13 novembre 2013

I VIDEO CHE HANNO FATTO LA STORIA



Ero dai nonni, una domenica mattina persa tra tante altre tutte uguali. I primi vagiti dell'estate mostravano colori pastello, vividi come se Dio fosse innamorato e volesse tinteggiare le ombre del mondo. Mi annoiavo, aspettando i miei cugini per correre tutto il giorno dietro ad un Super Santos. Accesi annoiato la televisione, mangiandomi due panzerottini ripieni di marmellata fatti da nonna.
Linea Verde no... Mattina in famiglia? Dio me ne scampi... La Domenica del villaggio? Cugini cari, muovetevi ad arrivare sennò mi faccio una canna di prezzemolo e mentuccia.
Scivolai facile su MTV ed incappai in uno che sembrava molto più sociopatico di me.
Camminava per strada, fregandosene di chi gli si parava davanti ed investendo tutti con menefreghismo poco
british. La veloce parabola dei Verve stava per toccare il suo punto più alto.

                IMMAGINI CHE SANGUINANO E CHE PORTANO ALTROVE

11 novembre 2013

AMICIZIE SUL CIGLIO DEL BURRONE




Erano le 9.30 di un giorno lavorativo uguale a mille altri. Fuori piovigginava, scorrendo come lacrime dalle finestre. Un gatto rimaneva sotto la tettoia, leccandosi una zampa all'infinito, mentre io cazzeggiavo su un forum sportivo: la produzione era ferma e cazzeggiavo beato. Squilla il telefono: "Noooo, sarà quello scassaorganigenitali del coordinatore francese..."
Mi sbagliavo, era uno dei miei migliori amici. A quell'ora mi parve strano.
"We, ciao! Come stai?"
"Tutto ok. Cioè, insomma... Niente, devo dirti una cosa. Possiamo parlare?"
"Che fai, mi chiedi il permesso? Dimmi, dimmi..."
"Antonè, sto male, devono operarmi quanto prima..."
E mentre camminavo, ricaddi sul tavolo, senza forze, balbettando qualcosa di inutile, di stupido. Il cuore cominciò a sciogliersi come pioggia e lacrime mischiate di vuoto. Rimasi con lo sguardo nel grigio esterno, senza respiro, mentre il gatto si voltò verso di me: rimanemmo a guardarci, come se avesse capito, poi tornò a leccarsi la zampa.

                                                 STORIE DI RIPICCHE E DI PERMALOSITA'

8 novembre 2013

GAFFE E FIGURE DI MELMA NELLA STORIA DELLA MUSICA




Una delle tante case in cui ho vissuto nella mia vita era un cadente trilocale in quel della Potenza universitaria. Dividevo la casa con due lavoratori molto più grandi di me.
Uno era un simpatico napoletano, fidanzato con una formosa ricciolona. Si accoppiavano raramente ma quando succedeva, i muri tremavano e partivano i San Gennaro.
L'altro era un nano con la faccia di Gianni Morandi. Nano sul serio, era 1.58cm. Ora, immaginatevi voi un lampione come il sottoscritto - 1.96cm di rara bruttezza - vicino a un Morandino tascabile: sembravamo  Schwarzeneggher e De Vito ne "I Gemelli". Povero, era simpatico ma solo come un cane. In un suo cassetto - perchè ero curioso da fare schifo e mettevo le mani dovunque - trovai una lista di donne dell'est da contattare. Di fianco, evidenziata, la loro altezza. Se è riuscito a trovarne una, i muri non hanno tremato, li avrà rasi al suolo: chissà quanti arretrati...
Una sera, ero solo soletto e stavo preparando il piatto tipico dell'universitario sfigato - penne al tonno suicidato direttamente sulla pasta - quando mi avvicinai alla finestra della cucina. Eravamo al quarto piano e guardai fuori, poco convinto. Strabuzzai gli occhi: "Cazzo, ma quella... Si sta spogliando!"

                            QUELLI CHE LA FANNO FUORI DAL VASO

6 novembre 2013

INTERVISTA A GIANFRANCO MANFREDI




I fumetti sono sempre stati una mia grande passione. Ho dovuto battagliare contro i miei genitori - "Ma quando cresci? Basta con quei giornalini!" - e contro i pregiudizi di amici e donne, ma me ne sono sempre fregato.
Era l'estate del 1997 quando caddi nella rete di Magico Vento, fumetto che mischiava con sapienza i colori del western con l'horror, il giallo ed elementi storici. Ero così "fatto" che passai giorni a cercare di disegnare - malamente - le copertine di "Fort Ghost" e "Artigli", i primi due numeri. Poi lo rilessi, e rilessi ancora, e quelle vibrazioni continuarono sino alla fine della serie, senza soluzione di continuità.
Mi affezionai al suo creatore, Gianfranco Manfredi, di cui avevo già letto altro. Non pensavo fosse stato, tra le altre cose, un cantautore di ottima levatura e sfaccettato scrittore, quello l'ho scoperto col tempo, stimandolo ancora di più.
Si dice che non bisognerebbe mai conoscere uno dei propri idoli. Gianfranco Manfredi è una meravigliosa eccezione, una delle persone più interessanti e godibili che abbia mai incontrato.

                               LA MERAVIGLIOSA ECCEZIONE

4 novembre 2013

I MOMENTI HOT DELLA MUSICA




Mio nonno ha venduto la casa di campagna tanti anni fa ormai. Ho già raccontato di quanto sia stato difficile staccarsi da quei luoghi. Lì sono conservati infiniti momenti di gioco - partite a pallone, a tennis e addirittura a baseball con dei tronchetti di legno indegni - ma anche di lavoro, come le estati passate a mandare avanti le piantagioni di verdure e ortaggi. Erano estati ormonali - quelle di teenager infiammato dai bollori del sesso - che trovavano sfogo sui giornaletti porno o sui doposerata televisivi delle reti private. Altri tempi, altro che youporn.
Quando la vendette, una delle cose più complicate fu il trasloco. Tra le altre cose, c'erano da portare i trattori dalla campagna al mio paese, oltre quindici chilometri da percorrere per strade sterrate e viuzze dissestate. Non erano assicurati e se ci avessero fermato sarebbero stati cazzi.
L'aria di quella mattina settembrina era frizzante, il sole sonnecchiava dietro le nuvole. Nonno Minguccio veleggiava davanti col mitico "Landini" azzurro, io tenevo botta col più piccolo "Same" arancione. Eravamo a metà strada, in un tratturo di pietrisco bianco, quando notai la Uno blu ferma a bordo strada. Sgranai gli occhi: dentro c'era una coppia in atteggiamenti che poco lasciavano all'immaginazione.
L'uomo si accorse di noi e fermo il suo spingere, imprecando. Mio nonno accellerò - è sempre stato pudico - mentre io non potei fare a meno di indugiare sugli abbondanti seni della signorina stesa sul sedile posteriore. Quella mattina ebbi una delle più violente erezioni della mia vita. Altro che youporn.

                  DA JIMI A KYLIE, QUANDO LA TEMPERATURA SI FA BOLLENTE