4 novembre 2013

I MOMENTI HOT DELLA MUSICA




Mio nonno ha venduto la casa di campagna tanti anni fa ormai. Ho già raccontato di quanto sia stato difficile staccarsi da quei luoghi. Lì sono conservati infiniti momenti di gioco - partite a pallone, a tennis e addirittura a baseball con dei tronchetti di legno indegni - ma anche di lavoro, come le estati passate a mandare avanti le piantagioni di verdure e ortaggi. Erano estati ormonali - quelle di teenager infiammato dai bollori del sesso - che trovavano sfogo sui giornaletti porno o sui doposerata televisivi delle reti private. Altri tempi, altro che youporn.
Quando la vendette, una delle cose più complicate fu il trasloco. Tra le altre cose, c'erano da portare i trattori dalla campagna al mio paese, oltre quindici chilometri da percorrere per strade sterrate e viuzze dissestate. Non erano assicurati e se ci avessero fermato sarebbero stati cazzi.
L'aria di quella mattina settembrina era frizzante, il sole sonnecchiava dietro le nuvole. Nonno Minguccio veleggiava davanti col mitico "Landini" azzurro, io tenevo botta col più piccolo "Same" arancione. Eravamo a metà strada, in un tratturo di pietrisco bianco, quando notai la Uno blu ferma a bordo strada. Sgranai gli occhi: dentro c'era una coppia in atteggiamenti che poco lasciavano all'immaginazione.
L'uomo si accorse di noi e fermo il suo spingere, imprecando. Mio nonno accellerò - è sempre stato pudico - mentre io non potei fare a meno di indugiare sugli abbondanti seni della signorina stesa sul sedile posteriore. Quella mattina ebbi una delle più violente erezioni della mia vita. Altro che youporn.

                  DA JIMI A KYLIE, QUANDO LA TEMPERATURA SI FA BOLLENTE


Il corso della musica trabocca di attimi da togliere il fiato. Senza dubbio, il momento hot per eccellenza si è toccato a Woodstock, anno di grazia 1969. Lì si è sublimato il climax dell'amore libero, dell'essenza hippye e fricchettona di un'intera generazione che sperava in un futuro migliore. In tanti hanno decantato le gesta di Janis Joplin, di un trascinante Joe Cocker o di Santana. Ma per tanti altri, la musica divenne soltanto il perfetto sottofondo per un rituale orgiastico di gruppo, tra ragazze che si denudavano consenzienti, coppie che godevano in mezzo alla folla e ragazzi che ballavano, giocavano e si rotolavano nel fango, liberi e felici.
500mila persone prive di freni inibitori e una location improbabile, in cui la gente arrivava carica d'entusiasmo e di sostanze proibite più che di cibo (che infatti scarseggierà durante la tre giorni). Quei tre giorni dell'agosto di tanti anni fa ebbero maggiore influenza sui giovani dello sbarco sulla Luna, che avvenne proprio in quelle stesse settimane. Eppure fu il canto del cigno di un'epoca carica di ideali ma che si spense in un velleitario happening privo di cambiamenti.
In quei giorni nacquero due bambini, e tanti altri ne vennero concepiti: fu sicuramente la più grande concentrazione di orgasmi in luogo pubblico di sempre. Chissà com'è stato far l'amore su un prato con gli Who che suonano "My Generation" a pochi metri...

In quel turbinio di vibrazioni carnali, non potè che ergersi la carica di Jimi Hendrix, gran maestro di cerimonia e insieme Dio da venerare.
Hendrix, insieme a James Brown, sdoganò la pulsione sessuale nera, sino a quel momento appannaggio dei bianchi. Un artista di colore, sino a qualche anno prima, sarebbe stato linciato se avesse provato a sculettare, o a giocare col proprio corpo per stuzzicare gli animi femminili. Con loro due, questo tabù venne a cadere. Ma se James Brown marciava su canzoni a sfondo sessuale e si dimenava jaggerianamente, la carica erotica di Jimi era inconsapevole ed esplodeva dal suonare la sua Fender, intimo strumento di piacere e prolungamento naturale di sè e del suo prominente sesso.
La chitarra divenne infatti simbolo di lussuria ma anche amante da deflorare e con cui provare vicendevole godimento. Mentre suonava, oltre che sesso, emanava seduzione e magnetismo insieme. Eppure il punto più sensuale della sua storia non fu a Woostock ma al Festival di Monterey nel 1967. Hendrix immolò la sua Stratocaster, sacrificandola in una nuvola di fuoco. Prima "penetrò" il suo strumento e le casse, poi si inginocchiò di fianco a lei, cavalcandola in un'estasi prolungata. Come uno sciamano eseguì un solare rito di iniziazione, il ciclo della vita che si compie: il rock'n'roll è morto, lunga vita al rock'n'roll!


Si volta pagina e contesto ma la temperatura resta incandescente. Negli anni '80, Kylie Minogue era stata una delle tante ninfette pop sulla scena, con canzoni zuccherose ed innocue. Negli anni '90, iniziò a giocare con la sua immagine, rincorrendo Madonna, riferimento per eccellenza da trent'anni a questa parte.
Dopo un periodo di riflusso, il successo le arrise nuovamente con "Can't get you out of my head", nel cui video sfoggiò un maliziosissimo vestitino con spacchi vertiginosi sui fianchi e sulla scollatura. Il bis più spudorato è stato con "All the lovers", un tripudio di giovani che si spogliano e, più che ballare, si stringono in un woodstockiano, gigantesco amplesso. Lei vigila dall'altro, più nuda che vestita, e sempre molto afrodisiaca.
Non è però questo il punto più estremo toccato dalla popstar australiana, e c'entra poco con la musica.
La casa di intimo Agent Provocateur la scelse per uno spot in linea col marchio, provocatorio appunto. Kylie appare in scena in tacchi a spillo e con un uniforme bianca da infermierina sexy, giusto per giocare con uno degli stereotipi dell'immaginario erotico maschile. Dura poco, si slaccia i bottoni sull'invitante décolleté, in un completino intimo da mozzare il fiato (e trasparente sul perfetto fondoschiena), si dirige verso un toro elettrico. Fa segno alla vecchia maitresse e il toro parte, e parte anche il coito. La Minogue cavalca, scatenata, finendo per gemere di piacere. Si alza appagata e prima di andare via, chiede sfacciatamente se c'è qualche uomo che ha il coraggio di alzarsi in piedi...
Nessuna tv avrà il coraggio di mandare in onda lo spot e l'orgasmo della Minogue, un metro e cinquanta scarsi di libidine. Scusate se mi ripeto ma... Altro che youporn.


Ancor prima della divetta di Melbourne, i sogni maschili a luci rosse erano stati monopolizzati per anni da un'esplosiva londinese. Sto parlando di Samantha Fox, bionda e pettoruta modella che aveva iniziato posando in topless per il Sunday People e per il Sun. Le sue "doti", chiamiamole così, avevano fatto breccia, al punto che vinse per ben tre anni il concorso come "ragazza dell'anno della Pagina 3", quella in cui apparivano procaci donne svestite al punto giusto. Non sarà come vincere il Nobel o il Pulitzer ma ognuno sfrutta le qualità che ha...
Da lì, con acume, provò la carriera musicale, facendo colpo al primo tentativo. La sua ammiccante "Touch me (I want your body)" scaldò ancor più gli animi dei maschietti arrapati degli anni '80, grazie ad un video semplice quanto esaustivo: lei che balla, facendo ballare ancor più le succitate "doti".
Una bellezza da calendario, uno di quelli perfetti per i camionisti.
Lo spacco giusto sotto la natica, mugolii e gemiti ed eccoti servito il tormentone easy-listening. E dire che resta godibile e irresistibile anche a tanti anni di distanza... La musica dico, siate seri.


E in Italia? Gianna Nannini cantava "Voglio una scandalo" ma c'è ben poco da raccontare al riguardo. Non si possono certo considerare momenti hot Marco Masini che prova a shockare - all'acqua di rose - con "Vaffanculo" e "Bella stronza". E non sono certo osè le uscite di Loredana Bertè e Patty Pravo a Sanremo, spesso giocate sul look giusto per creare attenzione sull'esibizione. Certo, ci sarebbe Sabrina Salerno e la sua "Boys", il cui video, tutto girato in attillato bikini bianco reso trasparente dai flutti di una piscina piena di piacevoli signorine - riesce a turbare ancora oggi. Nella versione non censurata, infatti, il costume non riesce a contenere la giunonica Salerno, mostrando più del dovuto. Li però torniamo a bomba sullo stesso discorso della Fox, le "doti" - e che doti - sono le medesime.
All'estero invece osano sul serio, lo hanno sempre fatto. Si pensi al video di "My favourite game" dei Cardigans, in cui la cantante Nina Persson guida a tutta velocità, zigzagando come se la strada sia tutta sua e causando incidenti in serie. In uno dei tanti finali del video, la scatenata Persson si schianta e resta decapitata. Da noi al massimo si parla delle emorroidi di Alessandra Amoroso...
Scusa ma non parlavamo di momenti hot?
Tempo al tempo, perdindirindina! Il regista del video del gruppo svedese è Jonas Akerlund, uno dei più apprezzati e controversi. Il suo punto più elevato/discusso? "Smack my bitch up" dei Prodigy. Su un beat martellante e coinvolgente, la frase tormentone - "picchio la mia puttana" - non è altro che un sinonimo di "eccitarsi" secondo il gruppo, ma è proprio sul video che si poggia lo scandalo.
Narra di una serata londinese in soggettiva, dai preparativi a casa - con tanto di aperitivo alcolico e striscia candida tirata su per riscaldarsi - ai vagabondaggi molesti in pub e disco, tra ragazze che non ci stanno e liti furibonde. Il fine serata è in un night club, in mezzo a spogliarelliste e alcool, in cui Akerlund non lascia nulla all'immaginazione. Alla fine trova una morettona che ci sta e si finisce a casa, in un coito selvaggio e disinibito. Peccato che alla fine la prospettiva venga completamente ribaltata da qualcosa che non ci saremmo mai aspettati. Di cosa parlo? Non posso certo rovinarvi la sorpresa...


Una delle storie più incredibili del rock, infine, ci porta ad incontrare Cynthia Plaster Caster: il nome non vi dice nulla? Siamo negli anni '60 e lei è una ragazza dalla mente decisamente aperta. Innamorata di rock'n'roll e di arti plastiche, fonde le sue passioni in un osceno gioco: inizia a prendere i calchi dei peni dei suoi amici musicisti. Grazie al passaparola, la giovane diventa una delle groupies più amate, come racconta il magazine "RockStar" in un bell'articolo sull'argomento. Era sempre assistita dalla fedele Plater (addetta alla fellatio pre-erezione) ed è passata alla storia, insieme a tutte le sue "personali" opere. La più "imponente"? Il leggendario sei pollici di Jimi Hendrix, che ve lo dico a fare... E così il cerchio si chiude.

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