16 maggio 2013



SOGNI DI ROCK, PLASTICA E POPCORN



"Ero così piccolo che non potevo neanche capire cosa stesse succedendo. Continuavo a chiedergli "Ma non ti piacciono le bambine?" anche se la risposta era evidente. Io però non potevo neppure immaginarla..."
Gianluca Grignani riguardo le molestie subite da un pedofilo quando era bambino.


                             Gianluca Grignani - Pt. 2
Gianluca Grignani è uno dei pochi cantanti che ha dei tic. Gli occhi talvolta battono fuoritempo, come una batteria che non segue la chitarra dei pensieri. Non conosco molti artisti con dei tic.
Cosa centra dite? Secondo me centra, e molto anche. L'ho sempre immaginato come una persona sicura, scanzonata, dominante insomma, anche in virtù di un'esteriorità decisamente piacevole agli occhi. E invece no, secondo me in quei tic c'è tutto Gianluca, l'uomo fragile ("Il più fragile"?), la sua tanta emotività, ci sono i perchè di una carriera di luci e di ombre e di una vita in equilibrio su un fuoco acceso, come cantava in "Galassia di melassa".
Non so se ciò ha correlazione con gli abusi subiti da un pedofilo quando era un bimbo, certo non hanno aiutato nel processo di crescita.
E certo non ha aiutato la droga.

"Ho cominciato con la cocaina da ragazzo: perchè lo facevano gli altri, per divertimento, ma soprattutto per la voglia di provare. Mi è sempre piaciuto provare di tutto e l'ho fatto. Ho smesso quando sono finito sui giornali per via dell'indagine: non vorrei doverlo dire ma quel casino un pò mi ha fatto bene, mi ha svegliato.
La cocaina almeno a me non è stata d'aiuto nello scrivere canzoni, anzi. E' vero che negli anni '70 molti musicisti facevano uso di stupefacenti ma erano sostanze diverse. Sono però convinto che se anche John Lennon non avesse mai fumato una canna in vita sua, "Imagine" l'avrebbe scritta lo stesso."

Si, sicuramente non ha aiutato il Grignani cantante e men che meno l'uomo. Hanno aiutato invece l'avere al fianco la donna giusta e l'arrivo di quattro bambini, gli hanno regalato equilibrio e gioia.
Credo tuttavia che le scelte artistiche siano sempre state più che consapevoli, anche quando il passo era più lungo della gamba.
Se Grignani fosse stato comandato a bacchetta dalla casa discografica sull'indirizzo da seguire, dopo "Destinazione Paradiso" avrebbe sfornato un altro album da 1milione di copie ma probabilmente sarebbe imploso.
"Campi di popcorn" al contrario lo ritengo un lavoro più equilibrato. Certo conscio dell'insuccesso precedente (e molto deluso dalla risposta del pubblico), Grignani media le sue passioni, smussando gli angoli e pulendo certi sotto-tappeti sonori troppo aspri. Il risultato è sempre tendente al rock più che all'ammiccatura pop ma è meno estremo.
"Baby revolution" e "Mi piacerebbe sapere" lo riconciliano con parte delle sue fan della prima ora, due singoli di buon successo e radio-friendly, proprio ciò di cui aveva bisogno.
A seguire arriva uno dei capolavori di questo lavoro, ovvero "La canzone", afflato d'amore sentito e riuscito, uno di quei lampi tanto intimi quanto speciali per un artista che, come ha ammesso in un'intervista, per dire "Ti amo" alla sua compagna ha bisogno di qualche bicchiere di troppo.
"Dalla cucina al soggiorno" riporta in superficie le controversie dell'uomo, che si domanda se uscire o meno, sino a chiederlo anche agli altri:
"Ma in fondo si, è venerdi! Che faccio, esco o sto qui?
Se stai respirando quest'aria che manca anche tu,
se capita anche a te, io mi sento meglio. Capita anche a me puoi sentirti meglio..."
Forse esagero ma in quell'aria che manca sembra quasi riferirsi ad una crisi d'ansia, non lo so, ma tra le fessure scivola l'immagine dei suoi continui neri e bianchi e rimbomba l'eco futura di quella noia personificata  nella splendida "Mrs. Noia".
E mentre i Beatles immaginavano campi di fragole per sempre, lui sogna "Campi di popcorn", dove non ci sono tristezze ma solo chiari raggi di serenità. Una ballata morbida, avvolgente e di gusto come un vino d'annata di cui ti fai un bicchiere in più che non può farti che bene.
Canzone baciata dalla grazia del Signore è "Candyman".
"E intanto sta cadendo neve rossa e l'asfalto specchio è
mentre qualcuno senza dirmi niente ha trasformato quella donna in un bignè...
E com'è che adesso api giganti stanno in cielo a bersi un the... ?
E che su quell'auto al volante un limone c'è...?"
Un groviglio delicato di immagini surreali, con trovate musicali al bacio. Ascoltatela.
Intendiamoci, in "Campi" non si è certo assopita la rabbia. "Scusami se ti amo" è un bello schiaffo sonoro e volteggia a mezz'aria soffusa prima di prenderti e ribaltarti a dovere, senza perdere di vista la qualità delle parole.
Rock si respira nella stessa "Baby revolution" e nella chiusura di "The Joker" che è quasi un manifesto programmatico del Gianluca uomo:
"Non sono una persona equilibrata ed ho l'anima sdoppiata che ogni tanto viene su...
E giro con un Joker per amico, non so più quel che dico ma non mi importa più."
Non so dove finisce il gioco canzone e dove inizia la confessione, l'autoanalisi, l'ammissione di fragilità.
So solo che questo è un album splendido, tanto melodico quanto cazzuto, tanto onesto quanto trasparentemente pazzo e pazzamente trasparente.


Ho sempre seguito il suo percorso, quasi fosse un amico, uno di quelli che ogni tanto fa una sciocchezza ma che poi si fa perdonare sorprendendoti come solo lui sa fare. La sua carriera è stata un ottovolante continuo di successi e di discese repentine, di soddisfazioni e momenti bui, sia sul palco dei concerti che su quello della vita. Ricordo il flop di "Branchie", un film particolare che hanno visto in tre, e i lavori meno riusciti. Penso a "Il re del niente", album che lui stesso ama molto ma di cui apprezzo la title-track (altro manifesto programmatico del Grigna pensiero...) e poco altro purtroppo.
Ricordo, però, anche il pieno di pubblico fatto con "Uguali e Diversi" e "Romantico Rock Show", forse gli album più in equilibrio, a mio modesto parere, del suo intero corso.
Dentro "Uguali e diversi" (album apprezzato dai fan ma non dalla critica, forse a causa della discutibile "Ti raserò l'aiuola"), spiccano ottimi pezzi come "Angeli di città", canzone che avrebbe meritato il palco di Sanremo, al posto di "Lacrime dalla Luna", buona ma troppo simile all'altra sanremese "Il giorno perfetto". O come "L'estate" e la già citata "Alex", due dei miei pezzi preferiti in assoluto.
Credo però che talvolta Grignani si sia gestito male. Non me ne voglia nessuno ma dai Radiohead de "La fabbrica" è passato come ispirazione a Tracy Chapman per "Sdraiato su una nuvola". Come album è apprezzabile, ci sono dentro alcune cose davvero ispirate, però il salto mortale è con carpiato all'indietro.
Ha sempre ammesso l'influenza di Battisti che fa il paio con la brava Chapman ma far convivere quest'anima con i Radiohead, con i Pink Floyd cosi come con i Nomadi ed Elvis (altre sue ispirazioni) non è certo facile. A volte gli è riuscito, a volte meno ma non posso che lodare la voglia e l'onesta, la faccia tosta e la genuina generosità mostrata in ogni singolo episodio.

A Grignani probabilmente scoccia l'essere considerato semplicemente pop ed essere mischiato a robe zuccherose ma non può certo bastare una "Scimmie parlanti" come quarto singolo a far cambiare l'idea della gente, non dopo vent'anni di carriera e di opinioni sbagliate ma cristallizzate. Sarebbe servita qualche schitarrata rock in più sui palchi di Sanremo, sarebbe servito crearsi un'immagine forte dal vivo (dove c'è stato invece qualche inciampo), sarebbero servite più "Il più fragile" e meno ballatone. Ma Gianluca è così, talvolta sbaglia ma è nella "natura umana" e si, purtroppo o lo si ama o lo si odia e io non mi vergogno di dire che sto tra i primi tutta la vita.
Di una cosa sono però sicuro, che se su "La fabbrica di plastica" ci fosse stato un altro nome, che so, quello degli Afterhours o di Vasco, questo sarebbe stato considerato ben diversamente e guardato senza pregiudizi come hanno fatto in troppi. Questo è certamente uno dei miei crucci e forse anche quello dello stesso Grignani.

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