Mi sono preso del tempo per scrivere questo articolo. Volevo farmi caffè e amaro su quello che si è degustato al Festival. Sanremo è come vedere un film brutto in cui compaiono alcuni dei tuoi attori preferiti: non lo sopporti, ma continui a vederlo solo per loro, sperando in un colpo di scena finale. E così è stato: ha vinto Arisa davanti a due outsider, ma il film è rimasto comunque indigesto.
SANREMO 2014: CHI SORRIDE E CHI MASTICA AMARO
Rosalba Pippa, in arte Arisa, ha sbancato Sanremo. L'umile ragazza lucana ha stregato pubblico e giuria di qualità con una canzone elegante, arrangiata bene, e semplice come lei.
Non ci si stupisca della sua fredda reazione sul palco al momento della proclamazione: "Mi sento pronta per la vittoria. Due anni fa con "La notte" non lo ero. Ma stavolta sono convinta. Voglio vincere".
Queste le parole che aveva rilasciato il giorno prima della vittoria a RadioItalia, l'avevo ascoltata in diretta e mi ero stupito nel sentirla così sicura. Voleva vincere, la sua reazione è normalissima. Non ha fatto finta di non aspettarselo in modo ipocrita.
Questo perchè ha completato il suo percorso di crescita. E' passata da brutto anatroccolo a splendido cigno (come raccontato poco tempo fa qui) e anche musicalmente ne ha fatta di strada dai tempi della esile "Sincerità" (da lì la mano di Mauro Pagani ha aiutato tanto). Ecco, Arisa si è fatta donna, sia a livello personale che musicale.
"Controvento", va detto, non ha lo stesso appeal di "La notte", che tanto era piaciuta nel 2012 e il nodo cruciale è tutto lì: non ha vinto la canzone di Arisa, ha vinto Arisa. Ha vinto per quel suo essere rassicurante, la ragazza della porta accanto che aiuta la nonna a salire le buste della spesa. Ha vinto la sua pacatezza musicale, il suo camminare con garbo sul ciglio del pop (nel senso migliore o peggiore del termine lo lascio dire a voi). Ha vinto un personaggio perbene, insomma. A volte questo travalica la canzone.
Sul podio finiscono Renzo Rubino e il duo Raphael Gualazzi-The Bloody Beetroots, rispettivamente al secondo e terzo posto. Non posso definirmi contento, entrambi i pezzi da loro presentati continuano a stuzzicarmi poco. "Liberi o no" sta piacendo molto a quel che avverto, alzo le mani, ma quel falsetto a oltranza mi fa venir voglia di cambiar canale all'istante.
Anche il giovane talento pianistico pugliese ne esce alla grande. La sua "Ora" ha trascinato il pubblico e la giuria sino ad un insperato posto d'onore. La mia opinione è che Gualazzi e Rubino - nonostante il talento - siano personaggi che in futuro vivranno e moriranno con Sanremo.
Il vero sconfitto di questa edizione è Francesco Renga. Il favorito della vigilia - in testa dopo la serata di Giovedì - si è dovuto accontentare di un'amarissima medaglia di legno.
Dopo le pagelle riguardanti i duetti, mi ero preso gli improperi dei suoi fan. Il duetto pubblicitario con Kekko dei Modà (con annessa cover sciapissima) mi aveva fatto storcere la bocca. Evidentemente non solo a me visto che da spudorato spot si è tramutato in un clamoroso autogol. Non è però solo questo, e basta vedere i dati del televoto e della giuria di qualità:
Renga è stato il secondo più televotato, segno che alla gente la canzone scritta da Elisa è piaciuta molto. E' stata la giuria di qualità a sotterrarlo, con un misero 6% che francamente grida vendetta. Qualcuno dovrebbe giudicare la qualità della giuria di qualità.
Nel complesso, c'è stata un allineamento astrale davvero sfigato per il cantante bresciano. Continuo a pensare che "A un isolato da te" avesse maggiori cartucce in canna rispetto a "Vivendo adesso", ma nulla mi toglie dalla testa che Renga se la sia andata a cercare.
Se confrontiamo il duetto con Kekko con la splendida versione di "Cuccuruccucù" fatta da Arisa con i Whomadewho, Renga ne esce a pezzi e la giuria di qualità certe cose le nota, eccome se le nota.
Insomma, ha le sue colpe ma con quella canzone e con l'indubbia classe mostrata, il podio l'avrebbe certamente meritato.
Noemi si porta a casa un discreto quinto posto, ma è anche troppo per quanto mostrato: stecche, indecisioni, e una cover da mani nei capelli (ha completamente distrutto Fossati). Dopo i bei risultati del 2012 con "Sono solo parole" ci si aspettava molto dalla rossa uscita da X-Factor, ma l'involuzione è stata evidente. Vedere la giuria di qualità che preferisce lei a Renga o Cristiano De Andrè la dice lunga...
I Perturbazione sono tra i vincitori morali di questa edizione. Arrivati in punta di piedi e con pochi clamori, si sono giocati ottimamente le loro carte e tanto stanno piacendo alle radio. Ottima settimana anche per Cristiano De Andrè, rigenerato dall'ultima edizione a cui aveva partecipato. Non era rimasto contento dalla scelta del pubblico di eliminare "Invisibili", ma sono in molti ad aver apprezzato maggiormente "Il cielo è vuoto" e lui l'ha cantata con maestria e convinzione. Ad ogni modo "Invisibili" si è portato a casa il Premio della Critica "Mia Martini" e il Premio della Giuria di Qualità. E poco importa - a loro evidentemente - se è un plagio bello e buono di James Taylor...
Risalita niente male di Frankie Hi NRG che dall'ultimo posto nella classifica provvisoria si piazza ottavo: il meraviglioso téte-à-téte musicale con Fiorella Mannoia ha portato voti, meritatissimi.
A vedere la classifica una delle sconfitte potrebbe sembrare Giusy Ferreri, nona: io la penso diversamente. Ha fatto un ottimo Festival (a differenza di Noemi), sbagliando poco e niente. Forse ha lasciato consensi per strada a causa dello sciagurato duetto con un Haber fuori fase, ma le sue proposte musicali erano dignitosissime, delicate e cantate senza cercare di strafare. Credo che "Ti porto a cena con me" non sia immediata e renderà meglio alla distanza. Una cosa però devo dirla. In molti se ne sono usciti con "Eh ma ha cambiato voce, non è più quella di prima...": probabilmente erano gli stessi che agli inizi dicevano: "Che brutta vocalità, non mi piace proprio".
Mi aspettavo di più da Francesco Sarcina, il ragazzo è bravo ma non sempre si applica. A parte le battute, la sua "Nel tuo sorriso" non è al livello dei due singoli sparati da solista sinora, parlo di "Tutta la notte" e "Odio le stelle", che così bene sono andate nell'airplay radiofonico. E più ascolto "In questa città" più mi accorgo che il televoto ha premiato la sua canzone meno coraggiosa. Sono però convinto che l'album venderà, la sua canzone si fa ascoltare, e alla fine è quello che conta.
Ne esce maluccio Giuliano Palma, nonostante un pezzo molto orecchiabile. Bella, si, ma forse ha pagato la ruffianeria dell'essere così marcatamente Nina Zilli-style. Se l'album dovesse andare male per radio, considerando che da solista proprio non riesce a esplodere, consigliato un giro a Fatima.
E infine i grandi veterani, Antonella Ruggiero e Ron, che chiudono mestamente la classifica. Poca roba le loro canzoni. Ron ha cercato il colpo a effetto sporcandosi le mani col folk, ma si è dimenticato di attaccarci un ritornello.
In Italia non è mai passata l'idea del reinventarsi: i grandi vecchi ripetono all'infinito la stessa canzone. Da noi l'esempio di Johnny Cash - che a 70anni suonati viveva una seconda giovinezza facendo le cover dei Clash e dei Depeche Mode - continua a cadere miseramente nel vuoto.
Il 10 gennaio è uscito "Liberi", il singolo del ritorno sulle scene dei Tiromancino, o meglio "di" Tiromancino, visto che da gruppo che erano anni fa è rimasto un progetto di Federico Zampaglione. Cosa c'entra direte voi... Tempo al tempo. L'album dei Tiromancino uscirà solo a marzo e Zampaglione, sapendo di Riccardo Sinigallia a Sanremo, ha forse voluto mettere le cose in chiaro dicendo "Guardate che di Tiromancino ce n'è uno solo". Insomma, prevedendo che ci sarebbe stata una sorta di sovrapposizione musicale tra marchi simili, ha giocato d'anticipo. Anni fa, per chi non lo sapesse, Zampaglione fece fuori in malo modo Sinigallia e la Arzilli dal progetto Tiromancino. Ecco, questo è stato uno strascico secondo me, una furbizia discografica da un certo punto di vista, una vigliaccata dall'altro. O forse sono io che sto facendo ipotesi azzardate e i rapporti sono tornati buoni tra loro, chi lo sa, ma a pensar male diceva Andreotti, spesso ci si azzezza. E lui raramente sbagliava...
Per tornare a Sanremo, a me Sinigallia è piaciuto molto, con quel suo tocco delicato, quasi fuoritempo. Le sue sono canzoni che ti abbracciano e ti sorridono "prima di andare via", anche se sai che torneranno, e torneranno ancora.
Se Sanremo è come un film brutto, il Sanremo-bis di Fazio è stato come far l'amore con una vecchia ex, deludente e carico solo di nostalgia. E con ospiti usciti dalla tv in bianco e nero dei nostri genitori, non poteva essere altrimenti.
Ad onor del vero va detto che Fazio ha dovuto fare le nozze con i fichi secchi, causa budget risicato, ma la gente vuole vedere Sanremo, non un "Che tempo che fa" di quattro ore.
Un'ultima cosa concedetemela: solo parole buone per i grandi ospiti italiani. Claudio Baglioni e Gino Paoli hanno illuminato la platea, regalando squarci d'infinita classe. Luciano Ligabue - meraviglioso il suo set di sabato, tra intimismo acustico e scintille rock - si è preso la standing ovation di Sanremo e se la porterà nella tasca dei ricordi "per sempre". Tra loro e i cantanti in gara è sembrato esserci un abisso, giganti tra i lillipuziani, e questo lascia molto da pensare.
E l'anno prossimo? Si fanno i nomi di Paolo Bonolis e di Carlo Conti. Mai una volta che invece dei presentatore si pensasse in primis a convincere i migliori nomi del panorama a partecipare...
2 commenti:
Come al solito i tuoi articoli sono sempre molto precisi e obbiettivi cugino. ..eppure ho da farti una tiratura d orecchie...
Non hai citato il momento più Alto con la A maiuscola del Festival...ovvero la splendida interpretazione del Liga di Creuza Du Mar,tributo al Poeta De Andrè.
Ammettilo...hai esclamato (ma porca aaaaaa. ..)ahahahah
Un abbraccione cugino ti Stimo ti stimo
Mio caro cugino, ho elogiato Liga nelle pagelle della prima serata, con tanto di bella foto nel collage di copertina. Te lo sei perso ma ti perdono :-) Quella versione è stata intima e molto emozionante, davvero uno dei pochi grandi momenti di questo Festival. Bacione!
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