12 marzo 2015

IGGY POP, IL DUCA BIANCO, BERLINO E SID VICIOUS




"La mia natura di fondo mi ucciderà in sei mesi. Voglio essere come Iggy Pop e come lui morire prima dei trent’anni." Parola di Sid Vicious.
Peccato che "L’iguana", il soprannome dello storico leader degli Stooges, fosse (e sia tuttora) ancora in vita. Quando, durante l'intervista, la giornalista provò a spiegarlo al suo interlocutore, la reazione del celebre componente dei Sex Pistols fu: "Raccontala a un’altra, bella mia!".
Già, era ed è davvero quasi impossibile dare una spiegazione razionale alla sopravvivenza dell’artista americano. Un comune mortale sarebbe già passato a miglior vita da un pezzo, con tutta la droga pesante, gli eccessi e le note pazzie commesse dal rocker. Sfuggito dal servizio militare grazie, come dire, a un momento di autoerotismo bellamente esibito di fronte al medico competente, e, per dirne solo una, dopo aver volutamente provocato e affrontato, negli anni a seguire, un’intera gang di bikers durante uno dei suoi concerti con gli Stooges (occasione durante la quale, inutile dirlo, le prese di santa ragione), Iggy Pop non ha mai smesso di stupire.

                                 THE IDIOT - IGGY POP di Carmen Schettino

Dopo la rottura con la sua band, l’artista va a vivere a Berlino con l’amico David Bowie. Siamo nel 1976. Una convivenza, come si può facilmente intuire pensando all’estrosità dei due, a dir poco chiacchierata. Ma proprio grazie alla collaborazione con il Duca Bianco, l’anno dopo, Iggy torna sulle scene, con un album che lo fa entrare a pieno titolo tra i personaggi più influenti del panorama punk del periodo: parliamo di "The Idiot". Gli ingredienti ci sono tutti: un grande estro musicale, follia ed eccentricità a go-go, un impatto live con pochi eguali, una personalità del calibro di Bowie al proprio fianco e otto nuovi pezzi pronti per la ribalta.
"China Girl" è forse il più conosciuto. È la storia, scritta assieme allo stesso David Bowie, di questa passione per una fantomatica ragazza asiatica, condita da elementi che richiamano, e forse denunciano, l’invasione culturale dell'Occidente verso le nazioni meno sviluppate. Riproposta dallo stesso Bowie nel 1983, io continuo a preferire la versione originale, forse perché la sento più "ruvida" e meno pop. Ascoltando il disco, ciò che appare più che evidente è l’atmosfera quasi glaciale trasmessa dalle canzoni e dalla voce dello stesso artista. Un certo ruolo è giocato anche dall'effetto che fa la Berlino decadente di quegli anni su quegli artisti come Pop e Bowie che ci vivono. E l'intera opera trasuda freddo, ma un freddo non umido, secco, che non vuole entrarti nelle ossa, bensì soltanto ammaliarti, rapirti.


Ad aprire le danze è "Sister Midnight". Premi play e sembra quasi di immaginare l'avvento di creature mostruose, che giungono dal cuore della notte per intonare il loro lugubre canto, fatto di oscurità e di incubi in cui il padre spara al figlio trovato a letto con la madre.
Dei brani presenti nell’album, degne di nota le chitarre distorte che accompagnano "Dum Dum Boys", la traccia numero 6. Un gruppo di ragazzi malfamati viene guardato dalla società con diffidenza, ma allo stesso tempo, i ragazzi “dum dum” suscitano un certo fascino malato, provocando una profonda nostalgia nelle parole di chi canta e li invoca. La voce dell’Iguana in certi punti diventa quasi cavernosa e pare arrivare da un’altra dimensione, alimentando quel "mood" quasi oscuro che permea tutto il lavoro.
Tra le altre senza dubbio spicca "Fun Time", che riporta subito alla mente le sonorità di "Lust for life" (l’album che preferisco dell’intera discografia di Iggy Pop). Il pezzo è quasi un inno al divertimento più sfrontato da godersi assieme al genere femminile, pur dovendo registrare la gradita partecipazione di Dracula e della "sua combriccola", quasi a voler ribadire di quali atmosfere tenebrose si vuole circondare il disco.
Ad ispirarsi alla figura e alla musica di Iggy Pop, in quegli anni, è anche il giovane Ian Curtis, leader dei Joy Division. Nel maggio 1980 il cantante inglese decide di suicidarsi. Ammalatosi di epilessia e probabilmente soggetto a depressione, pare che l’artista, per farsi accompagnare nel suo ultimo gesto, abbia scelto proprio le note e le melodie dell’opera di Pop.
"Nightclubbing", la seconda traccia presente, fa inoltre parte del primo volume della colonna sonora di "Trainspotting", il noto lungometraggio del 1996 tratto dal romanzo di Irvine Welsh. Con riferimento al film, spesso si ricorda solo “Lust for Life”, invece è possibile trovare anche questo brano, presente, tra l’altro, anche in versione remixata nel secondo volume.
E il presente? E' piu vivo che mai, attendiamo infatti le prossime esibizioni live di Iggy con i Foo Fighters (programmate per maggio e giugno) e la partecipazione, in luglio, all' "ATP Iceland 2015". E chi lo ferma più! Chissà se anche Sid Vicious, alla fine, si è convinto...

2 commenti:

-Alma- ha detto...

Grazie mille per l'articolo, molto bello. Diffondiamo il verbo! Rock on! \m/

Anonimo ha detto...

Grazie a te Alma per averlo letto ed apprezzato! È sempre bello rivivere i momenti più salienti della storia della musica rock nelle sue varie sfaccettature!
Carmen