20 aprile 2015

LA LUCE CHE SQUARCIA IL NOSTRO VUOTO BANALE




Io e la mia fidanzata ne abbiamo passate tante, ma tante: dall'iniziale distanza a problematiche continue di lavoro, dall'invasione di blatte in due case differenti ad automobili in fumo. Eppure ogni momento insieme cancella tutto il resto. Pochi mesi fa l'ennesima: lei si è dovuta trasferire a Napoli per lavoro e ho capito, si, ho capito che Dio o chi per lui mi sta dicendo: "Con questo amore ti ho fatto un regalo, ma devi meritartelo ogni giorno." E un regalo così bello farò di tutto per tenermelo stretto, soprattutto se il sentimento è profondo come il nostro e si hanno in comune tanti interessi, la musica ad esempio. Sabato siamo andati insieme al concerto dei Negrita, uno dei nostri gruppi preferiti, e ad un certo punto, era talmente felice, talmente carica di vibrazioni e adrenalina che si è dovuta fermare. Ha avuto un momento di smarrimento, quasi di paura, e le avrei voluto dire "Stai tranquilla, non è niente, è solo vita che entra dentro..."

                        NEGRITA - 18 APRILE MILANO di Antonello Vanzelli

Siamo arrivati ad Assago intorno alle 19.30, piuttosto infreddoliti a causa di una tempesta che ha colpito il capoluogo lombardo. Quando però siamo entrati nel Mediolanum Forum, una sensazione di calore e cose buone ci ha pervasi, quasi ci arrivasse già il profumo di una grande serata. In poco tempo i vuoti nella platea si colmano e il colpo d'occhio diventa impressionante.  Le luci si spengono - in un'esplosione di voci urlanti di gioia - e puntuali, Pau, Drigo e Mac infiammano i presenti, piazzando due dei nuovi singoli, l'incisiva "Mondo Politico" e il blues rock di "Poser". Un inizio niente male e il pubblico dimostra di aver già assimilato i nuovi pezzi. A seguire, il gruppo aretino pesca ancora da "9" con "Baby I'm in Love", coinvolgente e dal gran tiro, certo una delle canzoni più riuscite del nuovo disco. Sul finale Pau improvvisa un balletto sulle note di un grande assolo di Drigo: niente male.
"Milano, ma quanti stracazzo siete?" urla Pau per i primi saluti ed è il momento di tornare ai migliori colori del passato, "In ogni atomo" e "Cambio", un uno-due che manda in visibilio i diecimila del Forum. Drigo sciorina un altro grande solo di elettrica alla fine della passerella, dinanzi ad un unico corpo indiavolato in festa.


Dopo il primo stacco del piede dall'accelleratore con la delicata "Se sei l'amore" (accompagnato da un gigante "Love" che appare sui maxischermi alle loro spalle), si torna a pescare tra i tanti grandi singoli della loro carriera. Parte "La Tua Canzone" ed è pandemonio, con tutti i fan che saltano e doppiano la voce del frontman toscano. Parte una intro che profuma di Led Zeppelin e tutti capiscono che è il momento della splendida "Brucerò per te".
Pau prende il microfono e racconta che a volte, dai vecchi nastri, fuoriesce qualche spunto davvero buono, come quello che ha fatto nascere "1989", in cui ricordano i loro vent'anni a suon di new wave: episodio godibile. E' il momento di Drigo con "Splendido", con un finale molto grintoso, ma non abbastanza da far pensare che si sarebbe potuto scegliere di meglio tra quelle cantate dal chitarrista ("Il giorno delle verita"?). Si volta pagina, prendendo a piene mani dal fortunato "HELLDorado", con le graffianti "Radio Conga" e "Il Libro in una Mano, La Bomba nell'altra", intervallate da "Bambole", tratta dal sempre troppo snobbato "Radio Zombie".


Le atmosfere si fanno più soffuse con "Ritmo Umano" (tratto ancora da "9"): il riff è molto piacevole, anche se forse avrei cesellato meglio il ritornello. Soffuse e latine, con "Un Giorno di Ordinaria Magia", prima che Milano esploda con "Magnolia": migliaia di voci all'unisono per un unico brivido. Arriva subito il bis con l'altrettanto celeberrima "Rotolando verso Sud": l'inizio è privo di empatia, sembrano stranamente avere il freno a mano tirato per quello che dovrebbe essere uno dei loro cavalli di battaglia; poi però liberano gli ormeggi e il finale è esaltante.
Proprio come "A Modo Mio", una botta d'energia pazzesca, prima di "Ho Imparato a Sognare" che chiude la prima parte del concerto regalandoci carezze. Pochi minuti e tornano in pista con "Il Gioco", il singolo di lancio del nuovo lavoro, che lascia strada a "Che Rumore Fa La Felicità" e "Mama Maè", doppietta da campioni, una rovesciata nell'angolo e un destro al volo all'incrocio. Rock che vola libero, incendiando ogni angolo del Palasport, prima di congedarsi con le atmosfere sudamericane di "Gioia Infinita".


Accompagnati da Cris Dalla Pellegrina (batteria), Guglielmo Ridolfo Gagliano (tastiere) e Giacomo Rossetti (basso), Pau, Drigo e Mac - di cui avevamo parlato nelle 30 canzoni rock italiane degli Anni '90 - sembrano sempre più dei giganti tra i lillipuziani. In studio, nell'ultimo decennio, non sempre hanno bissato qualitativamente le grandi cose del passato, ma dal vivo continuano a regalare emozioni come coriandoli, piazzando show entusiasmanti e privi di sbavatura alcuna. Qualche dubbio sulla scaletta (canzoni come "Hollywood" e "Hemingway" le inserirei a prescindere, fermo restando che un solo pezzo tratto da "L'uomo Sogna di Volare" grida vendetta), ma sono piccole nuvole nel cielo limpido di una grande serata. E tornano alla mente le parole di Pau: "Possiamo tornare anche domani sera?", ma non serve rispondere: ogni loro live è un regalo, un urlo di gioia infinita che ti entra in ogni atomo, una luce che squarcia il nostro vuoto banale. E ti allontani sapendo che rumore fa la felicità...

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