24 luglio 2015

DUE DA RICORDARE




Stavano arrivando i quindici anni, erano lì, a portata di mano. Ero un ragazzino a modo, solare e tranquillo. Quella sera, a fine cena, era passato Vito, un vicino di casa, a salutare. Il telegiornale volgeva al termine quando diedero la notizia della morte di Alessandro Bono per Aids. E proprio Vito - che non aveva mai brillato per apertura mentale - commentò con un caustico: "Madonna che cose, lo avevano pure fatto andare a Sanremo..." e io scossi il capo, come se fosse una colpa portare addosso un male tanto terribile. Mi alzai da tavola e andai via...

                    IN RICORDO DI FEIEZ E ALESSANDRO BONO di A. Vanzelli

Erano anni di eroina, di paura, di pubblicità in cui il sieropositivo veniva ghettizzato in un contorno rosa da cui tenersi alla larga. Io invece ricordo solo un ragazzo pieno di vita che giusto qualche mese prima era arrivato con solarità sul palco dell'Ariston. Aveva cantato "Oppure No", orecchiabile ma un pelo sgangherata, ma di quello sgangherato simpatico, infatti mi prese bene sin da subito. Per quello la notizia mi turbò non poco e se ripenso a quel suo "Mi piace vivere" alla fine del ritornello... Non certo un novizio, era già al terzo Sanremo - dopo "Nel Mio Profondo Fondo" e la piacevolissima "Con Un Amico Vicino" in coppia con Andrea Mingardi - e aveva scritto per Ornella Vanoni e Loretta Goggi. Aveva anche collaborato con Mario Lavezzi e Mogol, che in quel ragazzo avevano intravisto del gran potenziale. Perse la sua lotta nel maggio del 1994, due anni e mezzo dopo Freddie Mercury, a cui lo accomunò lo stesso male. Storie e destini diversi, ma la stessa voglia di cantare e rimanere nel cuore delle persone. Bono non ce l'ha fatta, se n'è andato troppo presto, non aveva nemmeno 30 anni ma è bello mantenere in vita il ricordo delle sue canzoni e del suo sorriso...


Nei piccoli paesi come il mio, su al sud, è consuetudine affibbiare soprannomi e nomignoli. Ci sono Dindirindin, Iù Iù, Pisc'casune, Enzo Menna e via di questo passo. E certo, anche io avevo il mio bel soprannome, ero lu caffettiere, lasciatomi in eredità da mio nonno, conosciuto così da tutti gli abitanti. E come se fossimo in un paese del sud, quell'allegro complessino che risponde al nome degli Elio e le Storie Tese si è sempre divertito con i soprannomi. Stefano Belisari non ha mai rivelato la genesi del suo nome, Elio appunto, ma ci sono anche Faso, Rocco Tanica, Cesareo, Millefinestre e Jantoman, e questi sono solo i più conosciuti. Paolo Panigada invece era conosciuto da tutti come Feiez, ma - oltre ai vari Mu Fogliasch, Filz, Foyage e via dicendo - c'era un altro nome, divenuto molto famoso:
"Una sera io, Elio e Feiez stavamo camminando per le vie di Crema, quando un ragazzo saluta Feiez in una maniera inaspettata: "Ciao Panino!", ed Elio: "Come ti ha chiamato?", e Feiez: "No, niente... E' un nomignolo di quando ero piccolo, sai, Panigada... Panino." E noi: "Ah. Ok. Che facciamo adesso, Panino?". "No, dai, Panino no!" Forza Panino!" Faso - "Vite Bruciacchiate" (Bompiani - 2006)


Feiez era una delle anime - musicali ma soprattutto umane - degli Elii. Sono sempre stati un gruppo di amici, ed è bello ricordarlo proprio con le parole di chi gli ha voluto bene:
  • Sapeva fare qualsiasi cosa: tecnico del suono, fonico, sassofonista, chitarrista, cantante. Un vero one man band. Con lui ho perso un fratello. Ricordo il giornalista che mi chiedeva di commentare la notizia fuori dall’obitorio. Feiez se n’era appena andato. Sono un non violento, ma è stata l’unica volta che ho pensato di picchiare qualcuno”. Elio - Il Fatto Quotidiano 
  • "Siamo uscite con Elio e con Paolo (Feiez) e siamo andati al Nabila, che era una discoteca. Noi e loro: ci sentivamo due principesse. Due regine. (...) Piano piano abbiamo imparato a conoscerli tutti ad uno ad uno. I ragazzi, Christian, Mangoni. Anche Feiez. Quando se n'è andato è stato devastante. Perchè di fronte a una persona che va via da giovane, si rimane comunque annichiliti. Davanti a una persona speciale lo si rimane anche di più." Francesca Baby Love - "Vite Bruciacchiate"
  • "Noi abbiamo la fortuna di fare musica, che si imprime su supporti che restano per sempre. Feiez non si cancellerà mai e quando ascolto le canzoni che ha suonato con noi è come se ci fosse anche nel presente". Cesareo - IlTirreno.it
  • "Di lui ricordo bene che era molto affettuoso e che aveva un rapporto bellissimo con la mamma. Tutti gli Elii hanno un rapporto bellissimo con le loro mamme e le loro nonne. (...) Ricordo una bellissima serata in cui gli Elii dovevano ricevere il Disco di Platino per un loro cd. Gli fu consegnato dalle mamme: loro bellissime e i ragazzi emozionati. Feiez si è messo a piangere. La mamma di Feiez ha gli stessi occhi di Paolo. Azzurri." Antonella Belforti - "Vite Bruciacchiate"
Basta guardare una sua foto per capire quanta bontà ci fosse dietro quel faccione e quegli occhi mare. Se n'è andato suonando, su un palco, l'unico occhio di riguardo che ha avuto la sorte prima di portarselo via. Ciao Panino.

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