21 novembre 2016

MENO MALE CHE CI SEI



In un mondo giusto, Omar Pedrini venderebbe 100mila copie di ogni disco e riempirebbe i palazzetti. Nonostante però l'Italia non sia e non sarà mai un mondo giusto, Pedrini c'è, indefesso, se ne frega e tira dritto per la sua strada di rock e di sentimenti veri, quelli che fanno la differenza. Siamo arrivati ad Inverart, la manifestazione organizzata ad Inveruno (a pochi chilometri da Milano) un'oretta prima del concerto, e l'ex leader dei Timoria era lì tranquillo a chiacchierare al bar,. Assieme agli amici ci siamo avvicinati - con l'emozione che vibrava sottopelle - per chiedere una foto e lui ha mostrato tutta la bontà e la genuinità di questo mondo. Dopo la foto, gli ho porto la mano per salutarlo e lui: "No, abbracciamoci, è più bello!". Ecco chi è Omar Pedrini.

                           OMAR PEDRINI - LIVE A INVERUNO di A. Vanzelli

Io, Antonio, Mario e Sara arriviamo verso le 21, godendoci l'apertura ad opera di Lilian More (bella la sua versione di "Good Riddance (Time of your life)" dei Green Day) e il rock degli Spleen (gruppo prodotto proprio da Pedrini). L'atmosfera nella tendostruttura di Inveruno è di quelle da sagra di paese, molto lontana dallo stereotipo del rock, eppure non manca nulla e ricorda da vicino il clima meraviglioso dei concerti dei Nomadi. Non è un caso che il rocker bresciano parta con "Quando un uomo (La ballata di Rosi e Augusto)", dedicata all'indimenticata voce dei Nomadi e tratta dall'ultimo e fortunato "Che ci vado a fare a Londra?".

Sono passati due anni dall'ultima volta che lo avevo visto dal vivo, era l'inizio di questo neverending tour e stasera la band è più oliata, con un muro del suono massiccio, nulla da invidiare a quello dei bei tempi. E Pedrini è carico come una molla, al punto da ripescare anche perle nascoste come "Piove", tratta dall'immortale "Viaggio senza Vento". Manca qualche pezzo a me molto caro, come "Un Volo Splendido" e "Mandami un Messaggio", ma i cadeau non tardano ad arrivare: penso a "Via Padana Superiore", a "Verso Oriente" (un'esplosione di brividi) o all'immancabile "Senza Vento", cantata a squarciagola da tutto il pubblico.
Tornando all'attualità, Pedrini rispolvera la delicata "Nina (Meno male che ci sei)" e la strepitosa "Gaia e la balena", vero gioiello dell'ultimo disco e che certo avrebbe meritato maggiori attenzioni da parte delle emittenti radiofoniche.


Il rocker mischia sapientemente pezzi tratti dal suo ultimo disco e perle del passato. La serata infatti continua con la raffinatezza di "Lavoro Inutile", premiata come miglior testo al Sanremo 2004, e col rock in salsa british di "Che ci vado a fare a Londra?", che regala brio e applausi convinti, prima di "Shock", che in versione più grintosa - e ripulita da contaminazioni dance - guadagna parecchi carati. Pedrini, da comandante navigato, dosa bene i suoi colori, spennellando la tavolozza con alcune cover al bacio: prima tocca a "Shine on you crazy diamond", classicone senza tempo dei Pink Floyd e poi a "Hey Hey My My" di Neil Young, appuntamento immancabile in ogni suo live (e che verrà bissato nel finale con "Rockin in the free world" insieme agli Spleen).
C'è anche spazio per un siparietto simpatico, con l'artista bresciano che prende dal pubblico uno scatenato bambino con in mano una chitarrina e se lo mette sulle spalle, per il giusto battesimo rock: "Ne abbiamo traviato un altro", dice ridendo. E' uno dei tanti momenti alti del live, che va a chiudere il sipario con "Sole Spento", che infiamma i presenti, e la sempreverde "Sangue impazzito", cantata dai giovani e dai meno giovani, a testimonianza di come il suo rock abbia travalicato le generazioni, generazioni che il vento lo hanno trovato nelle canzoni dei Timoria prima, e di Omar Pedrini dopo. E continuano a trovarlo grazie a serate da ricordare come questa.

4 commenti:

Leonardo Salvaggio ha detto...

Pedrini è un musicista che non ho mai approfondito nonostante me ne parlino bene molte persone di cui mi fido. Coglierò l'occasione di questo tuo articolo per riscoprirlo.

Antonello Vanzelli ha detto...

Omar Pedrini smuove emozioni diverse. Certo, ci devi essere cresciuto per capirlo, scoprirlo oggi non so se ti toccherebbe le stesse corde. Se posso consigliarti qualche canzone da cui partire, direi "Figlio del vento", "Lieve", "Jenny", "Gaia e la Balena" e "Henry degli Insetti", per quanto riguarda la sua carriera solista.
Riguardo i Timoria, beh direi che dovresti ripescare "Viaggio senza Vento" e "2020 Speedball", album fondamentali del rock italiaco :-)

La stanza del Gianba ha detto...

@hammer: se riesci a trovarlo, anche il primo album solista di Omar, Beatnik-il ragazzo tatuato di Birkenhead- ha cose molto interessanti.
@Vanz: ho apprezzato molto l'articolo e mi trovi d'accordo anche su quanto detto sulle "canzoni brutte"
����

Leonardo Salvaggio ha detto...

Ragazzi, grazie dei consigli.

Conosco gli album dei Timoria, quindi come mi suggerite partirò dai suoi lavori da solista che mi avete indicato.