Oggi su Mexicotears inizia una nuova storia. Dopo 336 articoli e tanta grande musica, volevo colorare il blog con tinte diverse, quelle fosche dei grandi misteri della storia. E vorrei partire con un fatto di cronaca mai del tutto chiarito e dai contorni inquietanti. E' l'agosto del 1989, Parma si sta svuotando per le ferie e anche la famiglia Carretta è in partenza. Giuseppe, il capofamiglia, ha 52 anni e un buon lavoro; ama sua moglie Marta, con cui ha avuto Ferdinando e Nicola, di 27 e 23 anni. Il camper è pronto, hanno infatti deciso di girovagare per il vecchio continente per tre settimane. Ferdinando però non ha voglia di seguirli, preferisce rimanere a casa, e Marta gli ha lasciato il frigorifero pieno. Così i Carretta sbrigano le ultime pratiche e il giorno prima di partire, salutano parenti e vicini. E' il 5 di agosto quando il camper sparisce all'orizzante, e da quella mattina nessuno li vedrà più. Che fine hanno fatto i Carretta?
MISTERI ITALIANI di A. Vanzelli
La prima vera domanda sarebbe: i Carretta sono scomparsi, ma Ferdinando? Non era rimasto da solo a casa? Si, ma è scomparso anche lui. E' sempre stato un ragazzo problematico, fatica a diventare uomo e a relazionarsi, e il padre Giuseppe non riesce a capirlo. Non ci riesce perché lui è un uomo normale in una cittadina normale. Non ha strane abitudini, non ha l'amante, ha un lavoro rispettabile e una vita come tante. Del resto è difficile capire un figlio che spesso si mette a defecare o urinare su un foglio di giornale steso in terra nel salotto.
Il caso monta solo quando tre settimane dopo Giuseppe non fa ritorno al lavoro. I colleghi capiscono subito che la faccenda puzza e, nei giorni seguenti, la sorella della signora Marta denuncia la loro scomparsa. Eppure a casa è tutto in ordine, quando sfondano la porta non c'è nulla che non vada. Ma allora dove sono finiti? Sembra la storia di Richey Edwards, chitarrista dei Manic Street Preachers scomparso il 1 febbraio del '95 e mai più ritrovato. Ma se il musicista britannico probabilmente la fece finita lanciandosi da un ponte, la storia della famiglia emiliana è diversa e ingarbugliata.
Qualcuno pensa a questioni di soldi. Il signor Giuseppe gestisce la cassa dell'azienda in cui lavora, e ha le chiavi della cassaforte, ma i soldi sono tutti lì, così come l'oro della sua cassetta di sicurezza. No, il denaro non è la chiave. Passano i mesi e qualcosa si muove, è il 19 novembre quando il camper viene ritrovato. E' a Milano, dalle parti del carcere di San Vittore, ma anche lì tutto è in ordine. C'è persino la copia della Gazzetta di Parma del 9 di agosto. Tutto lascerebbe presagire un allontanamento volontario. Ma allora perché il Carretta non ha trafugato i milioni della cassa? E perché prima di partire ha versato l'ultima rata di un fondo d'investimento? No, qualcosa non quadra. Poi però si apre una pista, dall'altra parte del mondo. E se i Carretta fossero in Sudamerica come riportano alcuni giornali?
Fabrizio Gatti del Corriere della Sera afferma di averli rintracciati in Venezuela, e che dietro ci sarebbe qualcosa di losco. Poi però le acque diventano più sporche, torbide, e di concreto tra le mani non rimane nulla. A seguire il caso c'è Antonio Di Pietro, proprio lui. quando il polverone Mani Pulite era dietro l'angolo. E' frustrato, ma intuisce che il punto debole di tutta la vicenda è solo uno: Ferdinando. Non doveva partire, lo sapevano tutti. In più viene a galla un indizio davvero spaventoso: l'uomo avrebbe comprato una pistola due mesi prima, a Reggio Emilia. Come se non bastasse, lui si che ha prelevato dei soldi: prima 5 milioni dal conto del padre, poi un altro milione da quello del fratello. E ci si mette poco a capire che quelle firme sono false, le ha fatte lo stesso Ferdinando. Ha prelevato l'8 di agosto e il giornale trovato nel camper è del giorno dopo. Cosa è successo in quei fatidici quattro giorni d'estate?
"Non c'è alcun mistero, c’è solo un figlio che ha massacrato i genitori ed è scappato", così si era espresso Di Pietro qualche tempo dopo. Già, ma di prove manco l'ombra e gli anni passano, nove per l'esattezza. Bisogna aspettare il novembre del '98 per avere chiarezza, e quello che accade ha i contorni dell'assurdo. Ferdinando viene intercettato a Londra, è vivo, vivissimo, e l'Interpol risale a lui per caso: una semplice banalissima multa per divieto di sosta. Fa il pony express e ha parcheggiato male, altrimenti non lo avrebbero mai rintracciato. Ma il meglio deve ancora venire.
Il Magistrato di Parma Francesco Saverio Brancaccio vola a Londra ma Ferdinando dice di non sapere nulla della propria famiglia, non ha più loro notizie da anni. Chi l'ha visto?, il programma di RaiTre che ha sempre seguito la vicenda, si fionda in Gran Bretagna per un servizio e proprio dinanzi alle telecamere di Pino Rinaldi (come vedete dal min. 3.10 del video) confessa tutto: li ha uccisi lui!
Ferdinando ammette che si è trattato di un momento di follia, e che non c'è stato un gesto scatenante: l'unico vero motivo risiede nelle sue turbe mentali. E qui si apre una nuova fase: la confessione di un testimone così disturbato può essere attendibile? Dove sono le prove del suo gesto? Già, perché la pistola l'ha gettata in un torrente e non si trova, così come i corpi: li ha seppelliti in una discarica enorme e nemmeno il georadar aiuta gli inquirenti. E allora i RIS di Parma cercano indizi nell'abitazione della strage. E' un compito improbo - sono passati quasi dieci anni -, ma alla fine riescono a trovare delle tracce di sangue sulla cordicella della doccia e, soprattutto, sotto il portasaponette del bagno. Null'altro, ma solo un qualcosa di davvero insolito può far arrivare del sangue in un punto così particolare, e questo può bastare a dare per vere le parole di Ferdinando. Il processo lo giudica "non imputabile per vizio totale di mente" e lo condanna a 5 anni di ospedale psichiatrico. E' paradossale come un pluriomicida ne esca con una pena così lieve. Potrei chiuderla qui, ma la storia non è ancora finita. Il 2008 è stato un grande anno per l'assassino: ha prima avuto la libertà vigilata e poi ha anche ottenuto i beni di famiglia e la casa in cui è accaduto tutto. Due anni fa è tornato in liberta, e con il conto in banca bello florido; ha venduto la vecchia casa e ora vive a Forlì come se niente fosse. Una tipica storia italiana, in cui sangue e assurdità si mischiano, ma del resto "Qui non è Hollywood" dicevano i Negrita, è molto peggio.
4 commenti:
Hai chiesto di dirti se questo articolo non piace.... ebbè... mi costringi a dirti che questo articolo è bellissimo!
Molto interessante, ottima sintesi della vicenda e scritto un uno stile che definirei "lucarelliano". Esperimento riuscitissimo, replicalo pure.
Tra l'altro ricordo benissimo quando nel 1989 "Chi l'ha visto?" condotto al tempo da Donatella Raffai si occupò del caso, quando ancora sembrava una semplice sparizione.
Oddio, ho ricordi vaghi di questa storia.
Appassionantissima, atroce e assurda, davvero.
Mettine altre (italiane, please) sempre di questo genere: ti seguo volentieri!
Moz-
Grazie Hammer, Camilleri direbbe "Ci hai inzertato". Ho sempre amato Carlo Lucarelli e il suo modo di raccontare. Pensa che ai tempi ho scaricato le puntate di "Blu Notte" dal sito della Rai e ogni tanto me le riguardo. Ah, ne approfitto per citare la fonte principale, "Tracce Criminali" appunto di Lucarelli e Massimo Picozzi.
Grazie anche a te MikiMoz, io come te ne avevo ricordi davvero molto vaghi, ma alla fine sono appassionato di questo genere di argomenti e ne leggo da almeno quindici anni. Probabile quindi che arriveranno altri articoli, si :-)
Bellissima l'idea di inserire questo nuovo tipo di articoli ed abbinarli con delle canzoni, ci sono anch'io a seguirti!
Mi piace un sacco il modo di raccontare di Lucarelli (non perdevo una puntata di Blu Notte) e se ti ispiri a lui non c'è dubbio che anche i prossimi scritti saranno ben riusciti. Bravo!
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