8 aprile 2020

SPRINGSTEEN E U2, FAN DEL RE ELVIS



La serata era limpida ma fredda, tirava un freddo leggero ma pungente e io mi infilavo in auto per tornare a casa, dopo l’ennesima sconfitta stagionale a Fifa 2020 ad opera di Antonello. Avevo voglia di qualcosa che mi scuotesse e mi desse la carica e così misi su qualcosa di Elvis Presley. Quella sera avevo giocato e perso col Real Madrid e quasi senza accorgermene ho chiesto al computer di bordo, dopo essermi schiarito la voce ormai roca dopo tutte le imprecazioni da Playstation, di farmi ascoltare il brano “Spanish Eyes”. A quel punto, con mia grande sorpresa, mi sono apparse sul display tre opzioni: quella di Elvis Presley ovviamente; quella di Bruce Springsteen e quella degli U2, artisti che non mancano mai nelle mie playlist ma che, prima di quella sera, non avevo mai associato tra loro. La cosa mi ha piuttosto incuriosito e così ho deciso di indagare su questa strana coincidenza. E’ possibile che tutti e tre abbiano scritto una canzone con lo stesso titolo? E poi, cosa avranno mai di cosi particolare e magico gli occhi delle donne spagnole?

                                      SPANISH EYES di Antonio Chimenti

Col tempo ho poi scoperto che, insieme ai miei beniamini, anche Madonna, Backstreet Boys e Ricky Martin hanno scritto nella loro carriera brani chiamati sempre “Spanish eyes”, alla faccia della fantasia e dell’originalità.
Torniamo però ad Elvis, agli U2 e al Boss, andando con ordine: “Spanish eyes” – cantata da Elvis Presley nel 1974, nell’album "Good Times" – è la cover della versione di Al Martino che aggiunse il testo ad una composizione del musicista tedesco Bert Kaempfert “Moon over Naples”.
“Spanish eyes” di Bruce Springsteen compare invece nel 2010 nell’album “The Promise”, disco che contiene alcuni brani scritti dal Boss intorno al 1978, ai tempi di “Darkness on the Edge of Town”.
La “Spanish Eyes” degli U2, invece, è invece una b-side del capolavoro “The Joshua Tree”, pubblicato nel 1987. In realtà, però, nel mucchio non c’è nessuna cover, tutti i brani hanno in comune tra loro solamente il titolo. In tempi di quarantena, la questione mi ha stuzzicato non poco e così ho cominciato a indagare scovando particolari disseminati nelle loro biografie, nelle copertine, nei dischi e persino nei video in mio possesso. Non ci è voluto molto a far venire alla luce il forte legame tra il Boss e gli U2, che hanno sempre ammirato Il Re del Rock n’Roll.


                                                                    ELVIS e BRUCE SPRINGSTEEN
Il 6 Gennaio 1957, come racconta lui stesso nella sua autobiografia, Springsteen, allora un ragazzino di otto anni, fu letteralmente folgorato dall’esibizione di Elvis durante il “The Ed Sullivan Show”. All’epoca ai cameramen della CBS fu ordinato di riprendere l’esibizione in modo che non fossero mandati in onda i suoi classici movimenti provocatori delle anche e del bacino. Bruce rimase comunque colpito dallo spettacolo e soprattutto da come il Re usava la chitarra: “…la colpiva, ci si appoggiava, ballava con lei, ci gridava dentro, se la scopava, la accarezzava, la faceva oscillare sul bacino, e qualche volta la suonava persino!”. convinse la madre ad accompagnarlo a comprare una chitarra, questo a testimoniare la carica deflagrante che ebbe Elvis sul Boss ma anche su tutta una generazione americana.
Nel 1976 il Boss, già arrivato al successo – accadde durante il tour di “Born to Run” – insieme al suo fidato Little Steven, scavalcò i cancelli di Graceland per poi essere bloccato dalla security e vedere svanire il sogno di incontrare il suo mito. Non a caso, se fate attenzione alla copertina dell’album, si può notare una spilla attaccata sulla tracolla della chitarra; è infatti la spilla col volto di Elvis del fan club di New York.
Nel 1992, nell’album “Human Touch”, “album solista” suonato senza la E Street Band, compare il brano “57 Channels (And Nothing’ On)” nella cui strofa finale parla di Elvis che, secondo le leggenda, nel 1974 in una suite dell’International Hotel di Las Vegas, sparò al televisore. Durante la sua carriera comunque, ha sempre continuato a rendere omaggio a Presley esaltando il suo eterno legame e la sua infinita devozione, ed inserendo nella scaletta dei suoi live numerosissime cover come “Can’t Help Falling Love”, “Burning Love”, “Jailhouse Rock”, “Follow That Dream” e tantissime altre.


                                                                                   ELVIS e U2
Che anche gli U2 fossero fan di Elvis non c’era dubbio, molteplici sono i riferimenti riscontrabili nella loro carriera. Nel 1984, nel loro quarto album, “The Unforgettable Fire”, la nona traccia è “Elvis Presley and America”, canzone un po’ particolare e di difficile interpretazione. Sembra che Bono si sia ispirato inizialmente all’ Elvis obeso e sotto droghe che spesso si dimenticava i testi delle canzoni. In realtà è più probabile che sia stato solo un esercizio di improvvisazione vocale di Bono che comunque è piaciuto a Brian Eno e questo ha portato ad inserirlo nella tracklist. Nel 1988 pubblicano un film/documentario relativo al tour di “The Joshua Tree” in cui gli U2 visitano il mondo di Elvis. Nel DVD si descrive la loro visita piuttosto emozionate a Graceland, con Larry Mullen jr. che si fa fotografare come un bambino emozionato su una delle Harley in esposizione. C’è da aggiungere che il batterista degli U2 ha ddirittura chiamato il suo primogenito Aaron Elvis.
Sono rimasto molto colpito dalla scena in cui i ragazzi di Dublino registrano “Angel of Harlem” presso il Sun Studio a Memphis, lo stesso in cui Elvis ha cominciato la sua carriera artistica. E’ difficile rimanere concentrati sulla musica perché quelle scene e quelle pareti trasudano storia, tanto sono piene di particolari incredibili, basta guardare le foto appese alle pareti di tutti i grandi musicisti passati da li. Uno dei singoli usciti quell’anno, è “A Room At The Heartbreak Hotel”, B side proprio di “Angel of Harlem”, altro riferimento a Presley il cui volto è riportato sul centrino del 45 giri in vinile. Durante il Zoo Tv tour, il 27 Novembre del 1993, chiudono il concerto di Sydney con un’emozionante “Can’t Help Falling in Love”, interpretata magistralmente da Bono. Lo stesso brano compare in versione solista come colonna sonora del film del 1992 “Honeymoon in Vegas”, con Nicolas Cage e Sarah Jessica Parker.


                                                                        BRUCE SPRINGSTEEN e U2
Insomma, non vi è dubbio che Elvis Presley abbia influenzato e continui ancora ad influenzare tutti quelli che sono venuti dopo di lui. Ma qual è il rapporto tra il Boss e gli U2? Negli anni ‘80, quando Springsteen era già una grande rockstar e gli U2 una band all’inizio della loro carriera, Bruce rimase molto colpito dopo aver partecipato ad un loro live. Bono, nel 1999, ha presentato l’ammissione alla Rock and Roll Hall of Fame di Bruce e lui ha ricambiato il favore qualche anno dopo, nel 2005; memorabile è la versione eseguita in quella occasione di “I Still Haven’t Found What I’m Looking” con Springsteen e gli U2 sullo stesso palco.
Non è tutto. Nel 2015 al Madison Square Garden hanno risuonato insieme anche “Stand By Me”, brano suonato insieme già nell’87 a Philadelphia. E infine a Dublino, in occasione del The River Tour, Bono è stato ospite sul palco del Boss per interpretare “Because The Night”. Insomma, è evidente, che la musica non ha limiti e ho trovato molto divertente cercare i legami tra questi mostri sacri, partendo semplicemente da una casualità. Sicuramente avrò dimenticato qualche altro aneddoto e mi piacerebbe che voi fan ne aggiungeste altri. La cosa che più mi ha sorpreso è stato vedere come Springsteen e gli U2 si siano comportati da fan emozionati ed appassionati proprio come noi nei confronti dei nostri artisti preferiti. Chissà se ne hanno mai parlato tra loro, dell’amore verso il Re. Ciò che resta è Elvis se n’è andato via troppo presto ma è riuscito a seminare a dovere le grandi praterie del rock e da lassù starà suonando la chitarra guardandoci e sorridendo.


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