2 aprile 2013



 QUELLI CHE SHOCKARONO IL FESTIVAL




"Avevamo attraversato quattro nazioni in meno di 24ore e cominciato a bere dal pomeriggio, dopo due notti in bianco. In platea c'erano tutti questi vecchi in giacca e cravatta, con le loro donne in abito da sera. Non gliene fregava niente di noi.
Qualcosa ha fatto click nella mia testa..."
Brian Molko, Placebo - 2003.



Il Festival di Sanremo del 2001 non passò certo alla storia come memorabile.
Raffaella Carrà scelse, sotto l'effetto di non so quale sostanza psicotropa, dei compagni di viaggio degni di un film horror: Massimo Ceccherini, Enrico Papi e una Megan Gale buona solo per gli spot di una nota compagnia di usurai.
E anche la scelta dei cantanti non fu particolarmente felice. Ripescati dall'oltretomba Peppino di Capri, Gianni Bella e Michele Zarrillo, si ebbe uno sputo di lucidità chiamando i Bluvertigo e i Quintorigo, strepitosi, al solito.
Vinse Elisa di una spanna su Giorgia, o meglio vinse Zucchero, che aveva scritto entrambe le loro canzoni, mentre dai giovani proruppe la splendida "Raccontami" di un Francesco Renga appena allontanato dai Timoria.
Un altro barlume di ispirazione lo si ebbe anche nella scelta degli ospiti stranieri, tra cui Eminem, Moby e i Placebo.

Il gruppo di Brian Molko, Stefan Olsdal e Steve Hewitt aveva pubblicato l'anno prima l'apprezzabilissimo "Black market music, l'album di "Taste in men" e "Slave to the wage".
Uno dei singoli fu "Special K", ispirato alla ketamina, una potente droga anestetica: loro arrivarono a Sanremo per promuoverla.

Molko, tutto vestito di pelle e con un paio di occhiali da sole, inizia il suo show piuttosto calmo. Il primo segno di vita è un signorile dito medio in faccia alla telecamera, così, tanto per gradire.
Il cameramen si allontana, che non si sa mai.

Al termine dell'esibizione, inaspettatamente, il vocalist prende la chitarra e la sfascia contro degli amplificatori, avvicinandosi al pubblico con viso provocatorio.
Non fa nemmeno quattro passi che li manda a fanculo, lui solo sa perchè; poi torna indietro ai primi fischi che arrivano dalla platea.
Il suo viso spavaldo chiede "Cosa c'è? Qualche problema?" mentre dalle platee arrivano insulti: cretino, buffone sino allo "scemo, scemo" in coro da stadio.
Lui fa un inchino da star navigata e va via mentre Megan Gale, a suo agio come uno juventino nella curva interista, prova a ripartire biascicando un impeccabile "La L'guria è bilissima".

"La sola cosa che ricordo è la gente che ci gridava "Pezzi di merda" ma quell'episodio ha cambiato il vostro modo di guardarci: da una delle tante indie-band britanniche, siamo diventati il gruppo che ha distrutto il palco di Sanremo."

Brian, mah... Contento tu di essere ricordato per una cazzata del genere più che per la vostra musica...
So solo che potevi risparmiartela, visto che vi siete esibiti squallidamente in playback e quella chitarra che hai spaccato non la stavi nemmeno suonando davvero...

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