26 aprile 2013



THE SMASHED SIDE OF PUNK


"Ahhhh, è tempo di rilassarsi, e tu sai che significa:
un bicchiere di vino, la tua poltrona preferita e,
naturalmente, questo compact disc che gira nel tuo stereo.
Dai, fallo pure, conceditelo,
è la cosa giusta, butta via le scarpe e tira su i piedi.
Appoggia la schiena e goditi le canzoni.
Dopotutto la musica placa persino le bestie più selvagge."

                      SMASH - OFFSPRING di Angelo Lo Bianco

Quella che avete appena letto è l'introduzione perfetta per chi ama distendersi dinanzi ad un caminetto acceso e godere della piacevolezza serale dopo le fatiche di una giornata... Stappare una bottiglia di vino d'annata, riempire i calici e far librare nell'aria un cd di Frank Sinatra o di Nina Simone... Niente di tutto questo! E' solo l'incipit di un album potente che picchia duro, di squisitissimo punk-rock tutto da pogare.
Sto parlando di Smash, l'album più completo e tecnicamente più riuscito degli Offspring.
Uno straordinario successo commerciale: con le sue 12milioni di copie risulta l'album di un'etichetta indipendente più venduto di tutti i tempi.

Ero in terza liceo quando ascoltai per la prima volta gli Offspring. Da pochi mesi era stato pubblicato "Americana": il singolo "Pretty Fly" era in rotazione spinta su tutte le radio e il video in cima alle classifiche dei più visti su MTV. Era il periodo in cui mi allenavo in modo forsennato in piscina: ore ed ore a macinare vasche con la capoccia sotto il pelo dell'acqua, senza poter scambiare una parola con nessuno. Anche durante le brevi pause fra un allenamento e l'altro, non si potevano sprecare quei pochi attimi di riposo a parlare con i compagni, bisognava solo riprendere fiato. Ed era negli spogliatoi o in concomitanza con le gare che ci si divertiva veramente: si faceva casino, partiva lo sfottò corale alle ragazze e si iniziava a fantasticare sulle taglie di reggiseno.

Fu proprio durante questi momenti di spensieratezza che un caro amico mi fece ascoltare Americana e me lo passò assieme a Smash. La moda del momento mi spinse ad ascoltare prima Americana ma il colpo di fulmine scoppiò per il secondo. Non persi tempo e lo copiai sia su cd da ascoltare a tutto volume in casa (e i vicini ancora bestemmiano...) e su cassetta, con cui distrussi il vecchio walkman.
Lo ascoltavo in serie, un loop continuo. Mi infondeva una carica pazzesca ed era l'ideale prima degli allenamenti o di una gara ma anche prima che iniziassero le giornate di scuola, quelle in cui sarei voluto rimanere sotto le coperte e invece mi toccava affrontare compiti in classe e interrogazioni spaccaballe di latino.
Quasi superfluo dire che era proprio in quei momenti di maggiore sforzo, quando la testa scivolava sotto l'acqua e il cloro e non potevo parlare con nessuno, che per combattere la fatica canticchiavo nella mia mente le canzoni di Smash.

L'album è un frullato pazzo di energia e di forza, che ti dice: "Se resti lì fermo, ti faccio muovere io a calci nel culo! Dai, muoviti: salta e canta a squarciagola!"
Il primo pezzo è "Nitro": nitroglicerina allo stato puro, molto veloce e con la batteria morsa dalla tarantola. Il pezzo scivola via in poco più di due minuti finchè le prime note di basso non introducono "Bad Habit", il quarto singolo estratto dall'album.
Il testo di questa canzone è a dir poco fuori di testa. Il senso è più o meno questo: "Quando sono alla guida della mia auto non rompermi le palle, resta nella tua corsia perchè basta una minima cazzata e mi saltano i nervi. Poi sarà la pistola nel cruscotto a parlare al posto mio". E' un chiaro testo di denuncia verso quel senso di anarchia che appartiene a molti automobilisti e a quel selvaggio mondo della strada dove ognuno si sente padrone della propria corsia.
Il terso singolo pubblicato è "Gotta get away", moderato rispetto ai precedenti ma molto ritmato e melodico.
Seguono "Genocide" e "Something to believe", entrambe veloci ed esplosive come dinamite dalla miccia già accesa: c'è poco da dire e molto da pogare.

Qualche parola in più va spesa per i due pezzi di maggior successo: "Come out and play (Keep 'Em separated)" e "Self Esteem", rispettivamente primo e secondo singolo estratti.
Il riff di "Come out and play" ha una chiara matrice orientale e nel video compaiono anche degli incantatori di serpenti. Il testo è impegnato e si sofferma sulla questione dei licei americani, quei campus in cui spesso accadono episodi di cronaca e dove la violenza è tutt'altro che latente. Ragazzini deviati che maneggiano armi come fossero caramelle e scaricano la loro rabbia sui coetanei. Basta solo uno sguardo e parte il colpo: non importano gli anni che hai, sei comunque un uomo morto. Ed è così che due giovani vite diventano pezzi di vetro a perdere, uno all'obitorio, l'altro ai margini della società. Allora forse è meglio tenerli separati e lasciare che vadano solo fuori a giocare.

"Self esteem" inizia con un "lallalalalalaaaaalalalalalaaaaaa" e subito batteria e basso cominciano a scandire il ritmo. Il ritornello quasi stonato è urlato al massimo e la voce di Dexter Holland vibra di energia. Si parla di una ragazza che entra ed esce continuamente dalla sua (?) vita e per quanto lui si sforzi di cacciarla via non ci riesce: alla fine riconosce di essere soltanto uno scemo con poca autostima.
Ho sempre amato questo video: loro chiusi in una stanza che suonano, le treccine di Holland che impazzano da una parte all'altra, un breve cameo con macchine e moto anni '30, uova spiaccicate in faccia (la nostra) ed un improbabile aviatore dalla risata isterica.

A proposito di treccine... Billy Joe Armstrong, leader dei Green Day, dichiarò: "Le treccine di Dexter Holland sono la cosa più punk che abbia mai visto!"
Presa per il culo o verità? Alla domanda se fra Offspring e Green Day ci fossero problemi, Dexter nel '94 affermò: "Non personalmente. Conosciamo i ragazzi e ci piacciono le loro canzoni. A Berkley fanno parte del Gilman Project, un programma sociale per ragazzi a rischio; anche noi lo abbiamo sfruttato e grazie ad esso abbiamo suonato ad un mega concerto alla fine degli anni '80. Però troviamo un pò seccante il fatto che Billie Joe, Très and Mike si svendano e svendano il punk rock. Noi siamo orgogliosi di avere successo con una piccola casa discografica e soprattutto di andare in giro e non essere riconosciuti".
Forse si portavano sulle palle a vicenda... Lascio ai lettori giudicare queste parole sulla base di ciò che è stato del prosieguo delle loro carriere...

"It'll be a long time" e "Killboy powerhead" sono schegge velocissime, poco più di due minuti, ma molto forti e intense. La batteria pesta di brutto e, sebbene talvolta rallentino, tutto il resto non è noia (come avrebbe detto il buon Califano) ma adrenalina.
"What happened to you?" è a tutti gli effetti un pezzo con chiare influenze ska, da canticchiare e saltellare. E' un discreto pezzo intermedio, buon apripista per la nuova scarica di rock di "So alone", letteralmente urlata nel ritornello, e "Not the one", con dei riff più lenti rispetto alla precedente. A mio parere la minore dell'intero lavoro.
Il sipario cala con "Smash", il pezzo che da il nome all'album. Anche in questo caso schitarrate a go-gò e batteria impazzita ma più melodica e con un valido riff nel coro.
A leggere la copertina del cd sembra che duri oltre dieci minuti, in realtà impegna l'ascolto per circa tre. Al termine della canzone, una voce - la stessa dell'intro - si augura che l'album sia stato di nostro gradimento. E' qui che parte un assolo di batteria a cui si aggancia la chitarra del simpatico occhialuto Noodles, che con una versione strumentale di "Genocide" chiudono quasi definitivamente la traccia. Ma è solo dopo alcuni minuti di pausa che si può godere anche di una versione strumentale di "Come out and play", anche in questo caso con chiari richiami alle musicalità arabe.

Chi conosce solo Americana, e sono molti, può pensare: "Cavolo, ma allora gli Offspring sono veramente tosti"! Ma chi ha ascoltato e metabolizzato nel cuore Smash allora pensa: "Porco Giuda, Smash è un capolavoro mentre Americana è una gran paraculata!"
Pezzi come "Why don't you get a job" (ruffiano riarrangiamento di "Obladì-Obladà" dei Beatles) o "She's got issues", assolutamente orecchiabili e melodici, sono di chiara impostazione commerciale: la lunga mano di una major come la Columbia si vede, o meglio, si sente lontano un miglio.
Al contrario "Smash" è una mina di potenza e di energia. E' riconoscibile una chiara incisività nell'affrontare tematiche sociali ancora oggi attualissime ma è anche evidente quella spensieratezza tipica di quattro ragazzi californiani, il cui unico obiettivo è divertirsi, fare casino e bere tanta tanta birra.
A proposito di alcool, sembrerà strano e quasi in controtendenza con la maggior parte delle band ma Holland ha dichiarato che quando sono in tour non sono mai drunk, non renderebbero al 100%. Assolutamente apprezzabile, specie per il pubblico.
E le droghe? Idem. Solo Noodles ha provato una volta la cocaina, con effetti devastanti. Da allora ne sta assolutamente lontano: vuol dare il buon esempio a sua figlia. Anche questo è rock 'n roll!

Credo che insieme a "Dookie" dei Green Day, Smash sia un sicuro punto di riferimento per la scena punk-rock anni '90 e, anche se lì eravamo in territorio grunge,  non ha nulla da invidiare a "Nevermind" dei Nirvana". Purtroppo gli album che seguiranno Americana non si mostreranno all'altezza e molte canzoni risulteranno palesi auto-plagi. Questo però non mi importa: dopo quasi 15anni lo riascolto, mi piace da morire e continua a trasmettermi la stessa carica di un tempo.
Qualcuno potrebbe obiettare: "Ma quell'intro termina con la frase 'Dopotutto la musica placa persino le bestie più selvagge.'"... Mi dispiace ma non è questo il caso!


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