22 maggio 2013

UN'AURORA PIENA DI BRIVIDI





Ho passato due inverni in Germania. Infiniti. Freddo, neve, la vecchia Polo che mi abbandonava ogni due per tre, per colpa della batteria. E così ti ritrovavi alle 8 di mattina con le estremità assiderate a cercare qualcuno con i cavetti per rianimarla. E nei paesetti teutonici dell'ex Germania dell'Est dove a scuola avevano studiato il russo, veniva lievemente difficile farsi comprendere. Più volte mi capitò al lavoro di dover fare dei disegnini agli operai per farmi capire. Non parliamo del dover spiegare al McDonalds che nel panozzo non ci volevo la maionese o il formaggio, tempo sprecato.
Vi sto annoiando, qualcuno avrà saltato a piè pari queste inutili parole. Volevo solo dire che in quei mesi, in auto giravano solo i cd dei Nomadi e la voce calda come un abbraccio di Danilo Sacco.
C'era lui a sostenermi quando la mattina bastemmiavo aprendo il cofano.
C'era lui quando per poco non investivo tre cerbiatti che mi attraversarono la strada mentre andavo a 100all'ora su una statale, Dio solo sa come feci a schivarli. Probabile furono loro a schivare me... Due mi passarono davanti, uno da dietro, incredibile.
E c'era lui quando riattraversavo le Alpi e tornavo a casa. "Ti lascio una parola (Goodbye)" e tante altre.
In Germania ero da solo, nessun collega italiano, nessun amico. C'erano i Nomadi, c'era Danilo, come vecchi amici, e tanto bastava. Capite da soli che intervistarlo mi solletica l'animo di gioia, come un giardino di sensazioni che sboccia davanti ai tuoi occhi.

   INTERVISTA A DANILO SACCO di A. Vanzelli - A. Chimenti


Diciotto anni. Tanto è durato il tuo cammino coi Nomadi. Lungi da me l'idea di creare polemiche, vorrei solo sapere i tuoi ricordi più belli dei quasi vent'anni che hai passato nel gruppo.

Ricordi ce ne sono tanti e molti di essi sono belli, bellissimi. Devo però dire che il momento che mi è rimasto più nel cuore è stato nel 1995 quando per la prima volta incontrai Sua Santità il Dalai Lama. Scattò qualcosa dentro di me, che non ero all'epoca molto propenso ad una visione spirituale delle cose e men che mai interessato al Buddhismo. Ero una persona molto, per così dire, cartesiana, pragmatica.
I Nomadi e Fausto Pirito con il Dalai Lama
Quell'incontro fu una vera svolta. Provai cose molto strane, sensazioni vivide e forse, come disse un mio caro amico monaco, Massimo Stordi, semplicemente il Dalai Lama aveva innestato, nella mia troppo rigida mente scientifica, un seme di spiritualità che avevo certo perduto. Ciò che ho provato e sentito in quei momenti sono un mio segreto personale.

Gli inizi non sono stati facili. I fan se la prendevano con te che avevi preso il posto di Augusto Daolio, come se l'avessi ammazzato tu. Eppure il tuo avvicinamento a quel tuolo così ingombrante è sempre stato di grande umiltà... Quanto ti è pesata questa situazione? Ti era mai venuta l'idea di mollare nei primi anni?

Gli inizi non sono stati facili, per nulla. Ho sempre detto che l'accettare quell'immane compito mi era certo venuto dal cuore ma con la complicità dei miei verdi ventotto anni ancora da compiere. Da un lato ero elettrizzato all'idea di poter contribuire a risollevare, ovviamente secondo le mie modeste possibilità, la storia di un così grande gruppo dopo due lutti tremendi, quelli di Dante e di Augusto in seguito, dall'altro, purtuttavia ero fortemente dubbioso sul fatto che ci sarei riuscito.
Augusto e Danilo - Ritratto di A. Chimenti
Augusto non era solo un cantante, era un'icona. Una delle ultime icone pure, artista totale, pensatore e libero folle genio. Io ero e continuo ad essere solo un figlio della terra contadina e marinara, fra Piemonte, per parte di madre, e Liguria, per parte di padre.
Non volevo imitarlo, sarebbe stata una mancanza di rispetto nei suoi confronti e nei miei. Dovevo fare qualcosa di diverso... Ci provai e per anni raccolsi le monetine che in alcuni palchi d'Italia la gente mi tirava. Ma molta gente cominciò a sostenermi con amore e questo fece di me il ragazzo più testardo che in quel momento vi era in Italia. Vi fu qualcuno che disse che non sarei durato sei mesi. Sono durato diciotto anni.

C'è stato un momento o un periodo in cui hai cominciato a vedere che stavi riuscendo a cambiare le cose e la gente iniziava ad apprezzarti sul serio?

Per molto tempo ho pensato di chiudere ma ogni volta che potevo toccare con mano l'entusiasmo che ci accoglieva in ogni piazza italiana, il deleterio pensiero di abbandonare lasciava spazio ad una nuova visione di speranzoso futuro. Non volevo certo sostituire Augusto nel cuore di nessuno, ma mi sarebbe bastato costruire con pazienza uno spazio tutto mio, per piccolo che fosse....sarebbe stato un successo.
Su tutti, fu il mio mentore Massimo Bubola a spronarmi a non cedere. Ricordo ancora oggi le telefonate fiume che ci facevamo dopo i concerti. Io lo chiamavo e lui mi consigliava. Mi diceva "Sei un giusto" e "Non mollare!", mamma mia quanto gli ho rotto le scatole eheh! Mamma mia quanto merito gli va dato di avermi sostenuto per così tanti anni. Non me lo dimenticherò!
So solo che capii di aver imboccato la strada giusta nel cuore dei fans quando durante una serata qualcuno del pubblico gridò "Sei un grande!". Io risposi "Sono solo alto". Ci fu una grande risata. Il ghiaccio si era spezzato...

Nel tuo libro hai scritto "L'infarto è stato un dono di Dio". Curioso però che l'ultimo pezzo inedito cantato coi Nomadi sia stato "Cuore vivo", quasi un grido liberatorio dopo ciò che hai passato. In cosa ti hanno cambiato i problemi di salute? In cosa ti senti migliore e cosa ha donato alla tua musica?

I problemi di salute cambiano tutti. Quando ti trovi a doverti confrontare con la Grande Mietitrice sul serio, caspita, tutto cambia. Io sono solo stato molto fortunato. Avevo cinquanta possibilità su cento di sopravvivere e ce l'ho fatta.
Non mi sento migliore dopo l'infarto ma oggettivamente molto, molto più forte. Dopo l'infarto ci fu una persona che conosco benissimo che disse "Non ce la farà più a riprendersi, la sua carriera è finita." Dopo poche settimane, contro il parere di tutti i cardiologi che mi avevano curato meravigliosamente e mi trattavano quasi come un figlio, tornai sul palco e cominciai il rodaggio del mio nuovo motore. Funzionò.
La verità è che presi un rischio molto elevato, ed in ultima analisi inutile, solo per dimostrare a qualcuno che io non ero finito, che non ero un limone spremuto da buttare e che, anzi, la mia vita cominciava in quel preciso istante di pura consapevolezza.
Oggi non lo farei. Direi semplicemente "Ok, avete ragione". Ma lo dico perchè oggi ho scoperto, proprio grazie alla mia malattia, che la fama non è null'altro che lo specchio della propria solitudine. Io ho una compagna e una figlia a cui pensare...

Chi sono le persone che ti sono state maggiormente vicino nei momenti più difficili? E' vero che tanta gente che reputavi amica è sparita?

Tante sono le persone che mi sono state vicino durante la malattia. Tante che non pensavo neppure. Questo è il bello del gioco della vita. Persone che nemmeno pensi ti vogliano bene improvvisamente sono lì a tenderti la mano per aiutare il tuo corpo e la tua anima a rialzarti. Altre che reputavi un tuo sostegno, improvvisamente sparire. Ne ho visti sparire tanti. E li ho visti sparire perchè semplicemente non più utile ai loro scopi.
Ancora non riesco a capire quale abilità li abbia mossi per anni ed annia farsi credere ciò che non erano, ma ancor di più non mi capacito ancora oggi della mia totale stupidità a non accorgermi della falsità lapalissiana che spesso mi avvolgeva. Ed avvolge chi fa questo lavoro, spesso vogliono solo sentirsi circondati da persone che diano loro ragione qualunque cazzata essi facciano per nutrire un ego in verità ormai malato.
Volevo solo sentirmi al sicuro, importante, utile, e giuro su me stesso che avrei dato qualunque cosa per proteggere questi miei "amici" da qualunque dolore. Cosa che ho fatto. Potevo risparmiarmi la fatica.
Ho sfoltito di molto la mia rubrica. Di quasi cinquanta pagine me ne sono rimaste tre...
Di persone vere.

"Un altro me che non cammina in salita / ed ho il fiatone senza sapere / che l'amianto mi ha spaccato il cuore...": argomento che ti sta particolarmente a cuore quello dell'amianto. Da cosa nasce? Come ti stai muovendo per sensibilizzare l'opinione pubblica?

Sono nato e vissuto per il novantanove per cento della mia vita ad Agliano Terme, vicino Asti, a poche decine di chilometri da Casale Monferrato, che con l'amianto, purtroppo, ha un bel conto in sospeso.
Era inevitabile per me parlare di questo problema in una delle canzoni dell'album. Inevitabile perchè prima di tutto è un casino che conosco bene essendo del territorio, e poi perchè ritengo che la musica debba, oltre che far divertire, possibilmente anche far riflettere, senza purtuttavia ergersi a portatrice di profezie e verità.
E' solo un omaggio minuscolo che ho voluto fortemente fare a tutti coloro che giorno dopo giorno lottano, lavorano e sudano magari per quattro soldi, a rischio della propria salute e di licenziamento ogni minuto che passa. Ai veri eroi del nostro tempo, che non sono certo i musicisti, i politici, gli sportivi di fama ma tutti coloro che si svegliano presto al mattino e combattono per il proprio sacrosanto diritto ad un lavoro sicuro ed onesto.
Tanta strada c'è ancora da fare ed io voglio ringraziare gli amici della regione Toscana che, tramite Giuliano Freschi, mi hanno ascoltato e sostenuto nella campagna di sensibilizzazione contro i danni derivanti dalla lavorazione dell'asbesto. E continuando a farlo mi rendono orgoglioso di una lotta che non può avere fine sino a quando l'ultimo lavoratore di questo paese che è l'Italia non sarà tutelato al massimo e per sempre contro gli infortuni sul lavoro. Questa è una lotta che dobbiamo vincere per il bene di tutti noi.
Questa non è una lotta politica. Questa è una lotta sociale.

Sei, per usare parole tue, "un acquirente compulsivo di libri". Quali sono i tuoi volumi preferiti? Cosa hai letto di recente?

I libri mi fanno sentire bene. Quando posso ne acquisto in quantità industriali e, anche se non li leggerò mai tutti, so già che il sapere di possederli mi renderà più sereno.
La mia casa è come un'arca di libri... Piena zeppa! Ed ai libri bisogna portare rispetto. Ricordo un vecchio pensatore che amava i classici greci ed ogni volta che si accingeva a leggerne le pagine, si cambiava d'abito mettendo il suo migliore come forma di rispetto.
Trovo questa cosa geniale ed estremamente romantica. Proprio ciò di cui abbiamo bisogno oggi, in un'epoca di una rozzezza unica.
I miei libri sono i miei padroni ed i miei confidenti. Dire quali sono i miei preferiti richiederebbe tempo ed in ultima analisi, non credo neppure possa interessare un granchè, ma di primo acchitto posso senza dubbio buttare lì tre titoli straordinari: "Flatlandia" di Edwin Abbott, "Infinito" di Clifford Simak e poi "Cristalli sognanti" di Theodore Sturgeon. Roba seria eheh...

Se non erro, sei un grande estimatore di Peter Gabriel. Cosa ascolti nel tempo libero? E di italiano chi apprezzi?

Peter Gabriel per me è pura Arte, pura Poesia, puro Sogno, pura Pazzia votata a scale folli di note votate verso la santità del futuro.
Ho pochi autori di riferimento a parte Peter Gabriel... Senza dubbio Tom Petty e come cantante il compianto Stuart Adamson. Adoro gli AC/DC e misconosciuti gruppi anni ottanta tipo Propaganda e Prefab Sprout.
Adoro Vivaldi e Beethoven e ritengo le ouvertures di Rossini qualcosa di divino.
Mi piacciano Terem Quartet, Salif Keita, Bjork, Brandos e la divina Kate Bush. Tutto ciò che può nutrire la mia errante anima di vecchia ciabatta del rock (ndr. ride).
Non ti farò nomi di italiani. Ne ascolto tantissimi e me ne piacciono parecchi ma se dimentico qualcuno, poi quel qualcuno si offende. Siamo italiani. Siamo così...


Nei tuoi live c'è spazio per alcune delle tante splendide canzoni che hai cantato con i Nomadi? Oppure preferisci lasciare spazio alle cover delle canzoni che ami di più?

Credimi, mi piacerebbe molto, nei miei live, cantare canzoni che ho eseguito per anni con loro, anche perchè sono grandi successi scritti anche da Doc Andrea Mei che ho l'onore di avere con me nella mia umile squadra.
Purtroppo so già che questa cosa sarebbe strumentalizzata in tempo zero e, dato che ho una certa età, preferisco lasciare ad altri il compito peraltro arduo di masturbarsi il cervello, favorendo in me stesso il tempo di farlo per il gusto (Pierangelo Bertoli docet...). Preferisco dunque lasciar spazio a grandi autori, grandi canzoni che durante il nostro live cerco, cerchiamo, di rendere al meglio, con la massima umiltà possibile.
Resta da dire che, avendo la grande fortuna di poter lavorare con musicisti del calibro di Valerio Giambelli, Andrea Mei, Antonio "Rigo" Righetti e Tommy Graziani ed a volte, con immenso piacere accogliere tra le nostre fila di pirati della musica, Mel Previte, possiamo davvero suonare di tutto. Da Tom Petty a George Brassens...Mecojoni...

Il tuo batterista è il figlio dell'indimenticato Ivan Graziani e dal vivo fai anche sue cover. Insomma, un amore dichiarato per il cantautore teramano. Che ricordo hai di lui? Hai avuto modo di conoscerlo?

Chi non conosce Ivan Graziani? Come puoi non amarlo? Ho avuto la fortuna di conoscerlo durante un festival di gruppi emergenti a Fano. Suonavo con la Comitiva Brambilla e fummo selezionati per suonare appunto con altri gruppi. Ospite, Ivan Graziani. Spettacolare.
Neanche ricordo l'anno... Ma ricordo che era con noi. Non se ne stava in un angolo a guisa di star. Stava con noi, in mezzo ai giovani che, nervosi, attendevano la chiamata per esibirsi.
Ricordo che provava la sua Gibson con una tecnica spaventosa e pensai che non avrei mai immaginato fosse così bravo con una sei corde. Chi lo ha sentito veramente suonare sa che cosa voglio dire.
Ricordo che, dopo un poco che provava, con noi giovani virgulti che pendevamo dalle sue corde, esplose in una risata e disse "Scusate, non c'è nessuno di voi che ha un poco di collirio? Ho gli occhi irritati". Inutile dire che fra noi si scatenò la ricerca al collirio che puntualmente arrivò. Lui sorrise. Di un sorriso pulito.
Io purtroppo non so che persona fosse. Ma credo di sapere che persona è suo figlio Tommy.
Ed è un onore lavorare con Tommy. Ha un sorriso pulito.

Prima di salutarmi Danilo parla con affetto dell'apertura del fan club ufficiale in Sicilia, dei prossimi impegni, dei concerti e del prossimo cd che è pronto per metà e dovrebbe vedere la luce tra la fine di quest'anno solare e l'inizio del prossimo. Parla e sorride. E quando mi saluta, ha un sorriso pulito.


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