Avrò avuto dieci o undici anni ma non ci giurerei. Avevamo cambiato casa da poco e uno dei miei migliori amici era Luigi, un mio compagno delle elementari.
Non abitava vicino a noi ma quando potevo, andavo a trovarlo. Aveva una casa spaziosa, una mamma solare e una sorella piccolina troppo tenera.
Ricordo una volta, stavamo giocando e lei ci gironzolava attorno, curiosa. Luigi le disse "Vai a fare la pipì che sennò te la fai addosso." e lei "Ma non devo farla!", "Muoviti che mi arrabbio!" e lei "Non darmi ordini, se ti dico che non devo farla, non devo farla no?" e così avanti per venti minuti.
Alla fine, lei si fece la pipì addosso imbrattando il vestitino nuovo coi fiorellini. Luigi si incazzò mentre io non riuscii a trattenere le risate. E alla fine anche lui scoppiò a ridere. Da una parte la sgridava, dall'altra rideva con me.
Bei ricordi quelli. Giocavamo a pallone oppure col suo biliardo in miniatura. Quanto lo invidiavo per quel piccolo rettangolo verde colmo di palline di tutti i colori. Sognavo di diventare grande e di averne uno enorme, con le luci sopra, il juke-box affianco e intorno un mucchio di amici.
LE COVER MUSICALI PIU' RIUSCITE E LE PUGNALATE AL CUORE
Talvolta eravamo per strada e arrivava il nonno di Luigi, con la sua piccola carrozza. No, non a motore, che avete capito. Aveva un cavallo marrone, dai modi eleganti: era imponente. Dal basso del mio metro e na lenticchia ne avevo paura e mi avvicinavo a stento. Ogni tanto nitriva e io ritiravo indietro la mano, per paura che mi mordesse.
Il nonno di Luigi era una persona allegra, buonissima, non so se sia ancora vivo ma ricordo quella sua borracccia piena di acqua e limone, che ci lasciava bere per dissetarci. Si toglieva la coppola e si asciugava il sudore, prima di salutarci e tornare a casa.
Luigi aveva il suo stesso sorriso buono. Come me del resto. Infatti non ricordo di averci mai litigato.
Ogni tanto correvamo alla merceria e compravano i Polaretti, o meglio, una sottomarca. Spesso non li ghiacciavamo neppure, li bevevamo così. E facevano veramente schifo.
Perchè vi sto raccontando i fatti miei? Intanto non è una novità, fosse la prima volta... Comunque, era un pomeriggio, io e Luigi giocavamo non so a cosa e la radio illuminò la stanza con la voce di Freddie Mercury, era "The great Pretender" e smisi di giocare. Non c'era più la tela verde del biliardo e la biglia nera numero 8, oppure l'acqua e limone o i Polaretti sciapiti: c'era solo la voce ammaliante di Freddie. E bastava a cancellare tutto il resto.
"Oh si, io sono il grande commediante..."
Fare la cover di un pezzo molto conosciuto e già popolare è un gioco pericoloso, è come prendere tra le mani uno scorpione. Da un momento all'altro rischia di pungerti.
Freddie però non era uno qualunque, lui poteva cantare quello che voleva e gli avrebbe donato grazia eterna. Da scorpione Freddie diventava coccinella e non pungeva, no: con la sua voce accarezzava, per poi volare via.
La canzone già bellissima nella versione originale trovò nell'interpretazione di Freddie la luce definitiva: un cambio repentino di tonalità e la canzone divenne miele per i posteri.
Non so come nacque l'idea di riprendere in mano il classico dei Platters. Quando Freddie la pubblicò, erano passati trentadue anni dall'originale eppure sembrava una canzone scritta apposta per lui, per la sua armonia, dissacrata nell'ironico video in cui lui, il batterista dei Queen Roger Taylor (presente nei cori) e l'amico cantante Peter Straker appaiono vestiti da drag queen.
In un video che riprende a più riprese i vecchi clip del gruppo britannico (in una sorta di collage autocitazionista),un Freddie inedito senza baffi, teatrale ed elegantissimo, intrappola gli occhi dello spettatore da par suo ma l'aurea dell'insieme vira sempre sullo scherzoso. Nulla lasciava pensare a cosa sarebbe successo di lì a poco.
"Oh si, io sono il grande commediante alla deriva nel mio mondo.
Recito la mia parte ma in realtà mi vergogno: tu mi hai lasciato sognare tutto da solo."
Circa tre mesi dopo venne dichiarato sieropositivo e la sua deriva fu purtroppo rapidissima. Il grande commediante continua a cantare in noi, giorno per giorno, un bellissimo sogno, che facciamo con lui ogni volta che lo ascoltiamo. Sempre e per sempre.
Freddie Mercury - Caricatura di A. Chimenti |
"Quando ho sentito per la prima volta Nevermind sono rimasto scioccato. E sono stato felice che Kurt Cobain abbia fatto una splendida cover di "The man who sold the world". Mi spiace solo di non averlo mai incontrato."
Diffido sempre degli album postumi. In genere sono patetici tentativi delle case discografiche di battere cassa alla pietà e alla tristezza dei fan. Rare sono state le eccezioni. Mi viene subito in mente l'Unplugged a MTV dei Nirvana.
Uscito quasi un anno dopo la morte di Kurt Cobain, credo rappresenti il testamento ideale per lo spirito di Cobain. Non sono mai stati uno dei miei gruppi preferiti e non mi sperticherò nell'inventare iperboli per mascherarlo, mai.
Forse ci sono andato vicino tanti anni fa quando su un catalogo Nannucci ero indeciso tra un album dei R.E.M. e uno dei Nirvana. Alla fine scelsi il gruppo di Michael Stipe e non me ne sono mai pentito. Se la scelta fosse stata diversa, forse oggi non scriverei queste parole, o forse direi le stesse cose, visto che il grunge non mi ha mai colpito nel profondo, vai a capire perchè.
Ad ogni modo sto cianciando, come sempre. Tutto per dire che invece quel live a MTV è un lago di delicatezza che ti bagna i piedi e poi risale fino alla parte più intima di ognuno di noi.
La grazia tarlata di Cobain, disvelata ancor più dalla mancanza delle chitarre e degli arrangiamenti incazzati, scivolò verso la perfezione e la sua voce si adagiò su alcune canzoni altrui come farfalla su un fiore appena sbocciato, una farfalla dalle ali annerite da un male invisibile. Eppure quella farfalla riuscì a disegnare nel cielo i perfetti arabeschi di "The man who sold the world", prima di volare via.
Kurt, Krist e Dave riportarono alla luce questo pezzo di David Bowie non certo famosissimo. L'originale ha un che di spettrale. Forse risentiva del fatto che quando Bowie l'aveva pubblicata aveva appena perso il padre.
Tra lilium e candele nere, Cobain ci aggiunse la sua malinconia carica di disperazione e un arrangiamento che si dipanò nell'aria come una nuvola soffice di cose buone.
Quando il Duca Bianco la esegue in concerto, qualcuno, più di qualcuno pensa stia facendo una cover dei Nirvana. Ribaltamento prospettico di una cover perfetta. L'ennesima triste beffa di Kurt.
Ora viene fuori il Vanz cattivo. La storia delle cover non è certo tutta rose e lilium, quelli candidi di Kurt.
Purtroppo ci sono anche tulipani marci, rifacimenti che davvero non avremmo mai voluto sentire.
Marco Masini è un personaggio che mi piace, non lo dico per piaggeria. E' uno che è stato osteggiato dal mondo musicale e per poco non ha fatto la fine di Mia Martini, messa in un angolo a causa della medievale credenza che portasse sfiga (cioè, rendiamoci conto porca miseria...) e lasciata da sola. Non si accorsero neppure che era morta, trovandola giorni dopo solo perchè doveva fare un concerto. Non fosse stato per quello, sarebbe marcita, come un tulipano appunto.
Ecco, anche Masini aveva la nomea di portajella. E io certe cose non le tollero.
Può piacere o non piacere ma canzoni come "Ci vorrebbe il mare" vanno al di là di tutto. Fatto questo doveroso preambolo, mi duole dovergli dare un sonoro manrovescio per una sua cover di una decina di anni fa.
Nel 1998, nei negozi di dischi arrivò il controverso (per usare un eufemismo...) "Scimmie", che segnava una svolta rock per il cantautore toscano, svolta che venne perseguita anche con "Uscita di sicurezza" del 2001. Nel frattempo c'era stato un Sanremo e un disco più morbido ma nulla, Masini voleva musiche più rockeggianti. Anche per questo decise di fare la cover di un classico senza tempo ovvero "Nothing else matters" dei Metallica. La chiamò "E chi se ne frega".
Mi perdonerà il simpatico Marco ma certi capisaldi bisogna lasciarli dove sono, sono opere d'arte che non vanno toccate, è una regola non scritta che sanno anche le "scimmie". Se cominci a giocare con la storia della musica, rischi di farti male. Se ci prova Freddie Mercury è un conto, ma di Freddie ne nasce uno ogni morte di Andreotti.
Masini ha si la voce giusta e le parole si adagiano bene alla musica, fedeli al cantato originale di James Hetfield, ma secondo me sbaglia completamente testo, cercando di strafare:
"L'iguana dei passi tuoi, il tuo inguine di viva orchidea,
dove annegano gli occhi miei e il tempo si ambigua."
Si ambigua il mio udito a sentire versi del genere.
"Aldilà della mia passione per i Metallica, questo era un brano che eseguivo spesso all'inizio della mia carriera. Inutile dire poi che i Metallica sono uno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica, e sicuramente Nothing Else matters è una delle loro più belle canzoni.
Attraverso il management della mia casa discografica, ho fatto arrivare direttamente ai Metallica il provino. Loro mi conoscevano già, dieci anni di attività in Italia saranno pure serviti a qualcosa, e comunque hanno apprezzato la canzone, così mi hanno dato il benestare. Non ho incontrato il gruppo di persona ma i loro commenti positivi mi hanno gratificato lo stesso."
Marco Masini - Intervista a P. Pisa (Kataweb)
Prendo le parole di Masini con le pinze perchè dubito fortemente che i Metallica ascoltino lui nel loro tempo libero. Anche James Taylor fece finta di conoscere gli Elio e le Storie tese in un post-concerto: era stato avvertito dal suo management... Detto questo, dubito anche che Hetfield e soci si siano presi la briga di farsi tradurre le parole. Anche loro si sarebbero "ambiguati".
Risentiamoci l'originale va, che è meglio!
Visto che il Vanz cattivo è ancora in me, vi faccio un regalo, uno di quelli orribili che però sono buoni da riciclare. Si, in questo caso potete riciclarlo e girarlo a qualcuno che vi sta sulle palle. Perchè questa cover è talmente kitsch che poi ti rimane in testa e bestemmi.
Lo so che una parte di voi è curiosa e la vuole ascoltare... Peggio per voi, io vi avevo avvertito!
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