3 luglio 2013

LE LEGGENDE METROPOLITANE DELLA MUSICA




Quando ero piccolo, l'America era veramente lontana. Se abitavi in un piccolo paese, la tua vita era tutta lì: il bar e la sala giochi col flipper e il biliardo, la cassiera del supermercato dai seni che ti fanno elevare un Alleluia al cielo e le partite a pallone per strada. E se il pallone finiva oltre il muro di recinzione di una qualsiasi casa, allora si che l'America era ancora più lontana e più che Alleluia al cielo partivano santi e Madonne.
Era un'epoca differente, di polaroid e di macchinette fotografiche moderne come Ratzinger. Era più facile fare delle cazzate e sperare di farla franca. Era più semplice fare cornuto il marito o la fidanzata, anche se le comari di paese - c'è da dirlo - spesso sono peggio di Tgcom e Dagospia.
La tv aveva pochi dannatissimi pulsanti da schiacciare e internet non era neppure stata inventata. Ora si che l'America è vicina, ora puoi parlare con l'altra parte dell'Oceano o vedere New York in webcam, delizia per stolti...
Gli anni '80 avevano ancora quel retrogusto di avventura, di cose da cercare e di tesori alla Goonies da scovare. Quegli anni avevano delle tonalità più calde ma anche più oscure per altri versi. C'era ancora il senso del mistero.
C'era l'Amazzonia ancora da esplorare e il mito del mostro di Loch Ness, c'erano abissi in cui scendere per ripescare navi, ori e gioielli. E poi i coccodrilli nelle fogne di New York (e forse ci sono ancora...) e teschi di diamante spuntati chissà dove, c'erano i misteri dei templari e Yeti/Piedoni da inseguire...
Leggevo l'almanacco del Mistero - un albo a fumetti Bonelli di Martin Mystere ricco di mirabolanti facezie - e sognavo di diventare come Indiana Jones, io che abitavo a Monteiasi, dove l'unica cosa da scoprire era chi si fotteva l'uva dalla vigna di mio nonno.
L'aura era diversa. Ora no, c'è sempre un telefonino a riprendere il meteorite che cade, o una digitale puntata sul mostro marino arenato. Allora c'era ancora il senso del mistero, oggi c'è solo una più realistica tristezza che ha fatto appassire la voglia di sognare. Prima gli occhi di bimbo resistevano anche sui visi degli adulti, ora si è vecchi a trent'anni.

                                 LA GRANDE BEFFA DI JIM MORRISON

I misteri, come dicevo, mi hanno sempre affascinato. Da piccolo disegnavo meravigliose mappe del tesoro, sperando si concretizzassero i miei sogni e apparisse SuperSloth a darmi una mano nelle ricerche. Ora non è mica cambiato nulla. Appena posso alzo gli occhi al cielo perchè spero di vedere una navicella, e magari di essere sorpassato da Fox Mulder e Dana Scully.
Anche il mondo musicale è affollato di misteri, piccoli e grandi che siano. Talvolta sono semplici leggende metropolitane ma tanto basta per solleticare il mio animo suggestionabile di bimbo che crede ancora alle favole.

Era il 3 luglio 1971, data scolpita nella pietra della memoria di tanti appassionati e su una tomba di Parigi, tomba che ormai è diventata meta di pellegrinaggio. Lì risiede James Douglas Morrison, più semplicemente Jim Morrison, il re lucertola: sole ed eclissi del rock, eccessi e poesia, sentimenti e profumi d'aldilà.
O almeno risiederebbe, secondo la versione ufficiale.

"Le cose si misero veramente male. Non avevamo più materiale e Jim era completamente fatto di alcol. Era diventato davvero difficile scrivere con lui."
Robby Krieger - Chitarrista dei Doors (a Rolling Stone)

Morrison lascia gli Stati Uniti nel marzo del 1971, stanco degli eccessi e degli scandali che lui stesso ha contribuito ad alimentare. Vuole ricominciare altrove; ama Rimbaud e Baudelaire, che altro posto avrebbe potuto scegliere se non la Francia?
Ci va con Pamela Courson, Pam, la sua compagna. All'inizio è un nuovo vivere ma poi le cose precipitano e Jim ricade nel vortice dell'alcool, che aveva disordinato i suoi ultimi anni coi Doors.
Andare a Parigi non serve però a niente.
Secondo le parole della Courson, Morrison la sera del 2 Luglio non si sentiva molto bene. Decise perciò di fare un bagno caldo mentre lei andò a dormire.
Si risvegliò verso le 5 di mattina e non vedendolo al suo fianco, si alzò per cercarlo. Jim era ancora nella vasca. Immaginò stesse dormendo e provò a svegliarlo. Nulla. Pensò allora ad uno scherzo, uno dei tanti, e iniziò a parlare con lui. Non trenta secondi, no, per lunghi minuti. Ora, cara Pam, eri molto bella e ci hai lasciato presto purtroppo, pochi anni dopo il tuo amato Jim, ma: o eri fatta di acidi buoni buoni oppure, oltre che bella, eri pure cretina. Propenderei per la seconda...
Alla fine la bella addormentata si accorse che Jim aveva del sangue rappreso sotto il naso e chiamò i soccorsi. Altro che scherzo, non c'era più nulla da fare.


Cocaina? Alcol? Omicidio? Suicidio? La versione ufficiale parla di attacco di cuore. Nella stanza non furono trovate tracce di colluttazione, nè traumi sul corpo dell'artista. Per questo non fu mai effettuata l'autopsia.
Frettolosa l'indagine sulla sua morte, ancor più frettoloso il funerale, a cui parteciparono solo Pam e il manager Billy Siddons.
Lo stesso Siddons annuncia la sua morte solo sei giorni dopo. Perchè?
Lui dice di averlo fatto per evitare inutili clamori attorno al lutto. Discutibile, viste le tempistiche.
Ciò che non torna è che negli stessi giorni esce un'agenzia della United Press International che dischiara che Morrison non è morto ma solo stanco e perciò si è fatto ricoverare in un noto ospedale parigino. Negli stessi giorni, apparve nelle edicole transalpine un magazine musicale che titolava: "Jim Morrison non è morto".
La musica è finita ma dove si nasconde la verità?

"Ricevetti una telefonata che diceva che Jim era morto. Non ci volevo credere, perchè eravamo abituati a sentire roba come quella di continuo."
Robby Krieger

Si, Morrison si era sempre divertito a giocare con la morte che quando questa lo raggiunse nessuno ci credette più. Ne era affascinato. Agli inizi aveva persino parlato di inscenare la sua finta morte per farsi pubblicità. Più in là, invece, aspirava a sparire dalla scena, eclissarsi per ritornare alla purezza, all'essenza, proprio come il suo amato Rimbaud, dato per morto da Verlaine e rispuntato molti anni dopo.

"Ehi non penserete davvero che Jim sia qui? Io non ho mai visto il corpo!
Questa tomba è troppo piccola per Jim, cari miei."
Ray Manzarek nel decimo anniversario della morte di Jim Morrison.

I punti oscuri sulla sua morte, le rivelazioni alla stampa sei giorni dopo il fatto, le notizie contrastanti uscite in Francia. Manzarek gettò benzina sul fuoco del mistero Morrison e negli anni - a volte sulla base di mezze parole e supposizioni - sono fiorite ipotesi di ogni tipo.
Qualcuno ha parlato di un'overdose di eroina. Peccato che non gli garbasse proprio, lui viaggiava ad alcolici in quel periodo.
Non mancano i fautori della usuratissima congiura internazionale, volta a sopprimere il fenomeno hippie-sinistra. Gli stessi fautori collegano questa morte a quelle di Janis Joplin, di Hendrix e cosi via: tale ipotesi si commenta da sola.
Voci sussurrate parlano invece di un omicidio. L'ipotesi fu ventilata per primo da Richard Golub, manager nel mondo dello spettacolo. Aveva saputo dall'affittuaria dell'appartamento in cui vivevano Jim e Pam, che era stato rinvenuto un coltello e una maglietta sporca di sangue, oltre che le prove di minacce ricevute dallo stesso Jim. Vorrei però capire per quale motivo la polizia avrebbe dovuto insabbiare tutto...
Altri ancora parlano di fuga, avvalorata dal fatto che avesse prelevato molti soldi dalla cassa comune dei Doors.
Le ipotesi viaggiano libere e impazzite come parole di poesie nel vento.
Io non so se sia davvero morto o stia sorseggiando tequila su una spiaggia delle Hawaii rileggendosi "I fiori del male", so solo che ha scherzato col futuro, una grande burla che ha alimentato, e continua a farlo - il suo mito.
Gli antichi Egizi dicevano:
"Ogni volta che si dice il nome di un morto, quello continua a vivere."
E' una frase che ripeteva anche Ray Manzarek. Se n'è andato pochi mesi fa anche lui. Stavolta nessun mistero, nessuna speranza. Forse neppure lui sapeva la verità, quella se l'è portata nella tomba Pamela. O forse anche lei è alle Hawaii, a parlare da sola mentre Jim dorme su un'amaca.

Ecco, così finirebbe l'articolo del perfetto giornalista musicale, della giovane marmotta di un blog rock. No, io non voglio chiuderla nella stessa banalissima maniera trita e ritrita. I misteri mi hanno sempre affascinato, certo, ma quando ero bambino. Jim Morrison è morto, indiscutibilmente morto, Ray Manzarek è morto, pace all'anima sua, e anche io non mi sento molto bene.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravissimo,Bellissimo articolo

Jim Morrison il più grande si sempre

Antonello Vanzelli ha detto...

Ti ringrazio molto!
Ho però scoperto un nuovo filone riguardo questa leggenda e probabilmente ne uscirà una succosa seconda parte :-)