17 luglio 2013

QUELLI CHE HANNO VINTO FERMANDOSI AD UN METRO DAL TRAGUARDO




"In America era piuttosto difficile venire fuori, la gente non si immaginava un gruppo di questo livello perchè eravamo italiani. Eravamo spesso presentati così: "Ladies and gentlemen, from Italy, top-band in Italy, please welcome PFM". Va bene, saranno bravissimi, pensava il pubblico, ma saranno i "top" a suonare i mandolini o cose del genere. Noi invece attaccavamo con delle musiche "tight" come dicono là, eravamo bravissimi, mi piace dirlo perchè avevamo lavorato molto: e la gente reagiva, restava un attimo sconvolta.
Da opening act, solitamente riuscivamo a rubare lo show all'artista che ci seguiva. Quando questo succede vuol dire che stai entrando nella sfera di quelli grossi, come lo sparring partner che diventa campione dopo aver allenato il big per tanto tempo."
Franz Di Cioccio - Intervista a Riccardo Piferi (Lato Side Editori, 1981) 

                           LA FANTASTICA STORIA DELLA PFM - Pt. 1


Il 1° Maggio del 2001 a Potenza si esibì la Premiata Forneria Marconi: fu una boccata d'aria freschissima. Quando gli amici mi diedero la notizia - stanco di primi maggi sciapiti a base di pseudoartisti comunistoidi, giustamente poi presi in giro dagli Elii - esultai come se Del Piero avesse appena segnato in sforbiciata all'Inter.
Le auto cercavano posto anche nelle fogne quella sera, c'era tutta la Basilicata, da coast a coast. Noi arrivammo a piedi, l'atmosfera era tiepida ma ci pensarono Di Cioccio e soci a scuoterla.
Le sciabolate alla chitarra di Mussida e i bassi delle corde di Djivas mi avvolsero portandomi altrove, grazie al loro magico tappeto musicale. Più e più volte nell'aria risuonarono armonie a me molto familiari. In quel periodo ascoltavo Dream Theater - lo splendido "Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory" - e Stratovarius e misi tutto finalmente a fuoco: i nostri avevano precorso i tempi della musica mondiale, dei musicisti italiani.
La magia svanì quando un idiota del pubblico chiese a gran voce "Impressioni di Settembre", come se la PFM fosse solo quel pezzo. Franz Di Cioccio rispose con grande gentilezza, io non sarei stato tanto diplomatico.
La PFM ha fatto la storia: chi non ci arriva ascolti i mandolini e le caramelle preconfezionate di Amici, quella è la musica giusta per voi.

Alla fine degli anni '60 c'era un supergruppo fatto di bravura e vapore, un ghost-group che suonava poco alla luce del sole e molto nell'ombra dei grandi artisti di quell'epoca. Sto parlando dei Quelli, il gruppo con cui cominciò la carriera Teo Teocoli (e di cui ricordo l'innocua ma piacevole "Una bambolina che fa no no no") e che, oltre ad alcuni vinili in proprio, suonò su album storici per la musica italiana: Mina, Celentano, Battisti, l'Equipe 84, la "Buona Novella" di Fabrizio De Andrè e potrei andare avanti.
Furono anni di scuola e di maturazione per quei grandi artisti che poi avrebbero fondato la Premiata Forneria Marconi, anche detta PFM perchè all'estero il nome originale era impronunciabile.
Sto parlando di Franz Di Cioccio (batteria e voce), Franco Mussica (chitarra e voce) e Flavio Premoli (tastiere) a cui poi si sarebbe aggiunto il violino e il flauto di Mauro Pagani.

"Noi prestavamo la nostra opera perchè dovevamo mangiare, dovevamo andare avanti, ma questo servì a renderci padroni dello strumento , e credo che la PFM è diventata quello che è diventata anche per questi quattro/cinque anni passati in sala, e per le migliaia di concerti fatti nelle sale da ballo dalle nove alle quattro del mattino. Fu così, infatti, che il nostro primo album portò per la prima volta in classifica un gruppo: fu un grande successo, arrivammo al primo posto."
Franz Di Cioccio - Intervista a Riccardo Piferi

Con un suono a dir poco innovativo per l'Italia (e non granchè capito dall'industria discografica), l'esordio fu infatti talmente intenso da fare quasi male. Il loro primo 45giri fu "Impressioni di Settembre" nel 1971, musica di Mussida e Pagani su un testo dell'onnipresente Mogol.
Il gruppo fu lungimirante. Dopo tanta gavetta aveva capito che la loro forza risiedeva nei live e fu così che il disco fu registrato, per non perdere quel feeling speciale che sarebbe svanito registrando il tutto meccanicamente.
Uno dei punti di forza fu l'uso del minimoog. Un passo indietro... Quando tanti anni fa un caro amico mi prestò il primo album della PFM, nei crediti lessi "moog" e non avevo assolutamente idea di che cosa si trattasse.
Il moog è un sintetizzatore e loro furono i primi ad usarlo, quando in Italia ancora non ce l'aveva nessuno. A dire il vero neppure loro: se lo fecero prestare dall'unico importatore italiano e così cambiò la storia.
Nel primo 33 giri, uscito poco dopo, risaltava lo spiccato livello compositivo di Mussida. L'album conteneva smeraldi purissimi come "E' festa", "La carrozza di Hans" (il lato B di "Impressioni di Settembre") e "Grazie davvero" che ricorderebbe "Brain Damage" dei Pink Floyd. Dico "ricorderebbe" perchè i nostri l'hanno pubblicata un anno prima...

Sempre nel 1972, uscì "Per un amico", il secondo album, che però in Italia non ebbe lo stesso impatto commerciale. La causa? Di Cioccio e soci avevano già in mente l'estero, stavano guardando oltre, lo stivale li andava ormai stretto. Presunzione? No, assolutamente, semplice fiducia nei propri mezzi.
Sin dalla gavetta, il gruppo aveva ragionato in quei termini, su larga scala, prendendo il miglior manager per coltivare quel sogno ovvero Franco Mamone. Infatti, tramite lui, "Per un amico" arrivò nelle mani di Emerson, Lake e Palmer - a cui piacque moltissimo - e poi a Pete Sinfield, il poeta dei King Crimson. Quest'ultimo si offrì di scrivere i testi in inglese dell'album per esportarlo e farlo sentire a più persone possibili. Nacque così "Photos of Ghost" che stuprò le radio d'oltremanica grazie a "Celebration", versione inglese di "E' festa", e al suo magico assolo di moog, sempre lui.
Il gruppo esplose, entrando in classifica prima in Inghilterra e poi - incredibilmente per degli italiani - anche in quella statunitense. Si esibirono nei migliori festival europei e l'interesse attorno a loro divenne un fiume sempre più impetuoso.
In più il tasso tecnico continuò a crescere. Fuoriuscì il bassista Giorgio Piazza ed entrò Patrick Djivas, che arrivava dagli Area di Demetrio Stratos: tanta, tantissima roba. Sembrava di avere un supergruppo davanti, una nazionale composta dai migliori calciatori al mondo.

Col terzo album - "L'isola di Niente" - ovvero "The world became the world" nella versione inglese - la band sbarcò in America e lo fece alla grande: la torunèe fu fortunatissima, e portò i nostri a scalare ulteriori posizioni sino quasi a toccare la vetta. I fan e gli addetti ai lavori rimasero spiazzati dal loro mix perfetto di tecnica e calore tipicamente mediterraneo, cosa sconosciuta ai gruppi britannici e americani e che veniva fuori soprattutto nella dimensioni live. E' per questo che esplose prepotente l'idea di fare un disco live: sto parlando di "Cook", in Italia "Live in USA". 

"Non era tanto concepito come album dal vivo ma come registrazione dal vivo, non doveva essere un album ma una prova di quello che eravamo capaci di fare." Patrick Djivas

"Ci fecero seguire da uno studio mobile e la cosa si realizzò. Per dirti la misura del nostro successo dal vivo: persino un giornale come Rolling Stone, che aveva martellato piuttosto duramente il nostro disco The world became the world, dopo il concerto che avevamo fatto al Madison Square Garden insieme ai Poco, aveva titolato "Meno Poco, Più PFM", dedicando tre quarti di articolo a noi e un quarto ai Poco, tessendo nei nostri confronti degli elogi micidiali. Questo ed altre cose del genere ci hanno venir fuori l'idea di prendere e registrare questo materiale dal vivo, perchè eravamo in una stupenda forma fisica."
Franz Di Cioccio

E' lì però che il fiato comincia a mancare. Il traguardo è vicino ma come Dorando Pietri, le gambe cedono: la PFM barcolla e l'arrivo si annebbia sempre più.
Sarebbero bastate alcune centinaia di metri per vincere quel maledetto oro, per arrivare in vetta e diventare uno dei gruppi più importanti al mondo ma la nostalgia offuscò quel sogno. Non ha però offuscato nulla nei miei giudizi, chi ama la musica sa che la PFM è lo stesso in vetta. Per tutti gli altri basta "Impressioni di settembre" ad andare a casa felici della propria ignoranza.
                                                                                                                                                  ...CONTINUA QUI

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