16 settembre 2013

IL ROCK, IL RAP E UN MATRIMONIO NATO MALE



Era un agosto di tanti anni fa, una di quelle estati marchiate a fuoco sul cuore e non un numero qualsiasi come ora. I cani sonnecchiavano all'ombra mentre i salici chiamavano a gran voce un alito di vento, da troppo desaparecido. Era ora di pranzo e io e mio cugino, dopo una mattinata di lavoro nella masseria dei nonni, avevamo lo stomaco che suonava la Nona di Beethoven. Arrivò in tavola il minestrone fumante e nonno Minguccio, prima di iniziare a mangiare, disse:
"Ragazzi, il matrimonio è come questa minestra. All'inizio è bollente, poi si fa tiepida, poi tanto fredda e immangiabile che ti resta sullo stomaco".
Noi ci ridacchiammo su mentre la nonna rimase in silenzio, voltandosi dall'altro lato verso la frittura di zucchine.
Tre anni dopo, i miei nonni festeggiarono le nozze d'oro. Cinquant'anni insieme, mezzo secolo, un'eternità e insieme un che di fuoriluogo in tempi in cui non si combatte più per amore: se qualcosa è appena graffiato si butta e avanti un altro.
Appena dopo la cerimonia, mia nonna era fredda, lucida: mio nonno invece si commosse come un bimbo. Piangeva e io con lui. Una minestra a qualcuno può restare indigesta, o fa finta che lo sia, ma a volte si conserva saporita anche fredda di cinquant'anni.

                  L'ENNESIMA INUTILE CLASSIFICA DI ROLLING STONE

Quante volte abbiamo pensato "Quei due sono nati per stare insieme" e poi scoprivi che si riempivano di corna manco fosse Beautiful? Quante volte ci siamo emozionati al matrimonio di un amico per poi vederli finire come ne "La guerra dei Roses"?
Ecco, il rapporto tra il rock e il rap e l'Italia è al contrario un matrimonio nato già fuori equilibrio e senza fidanzamento, uno di quelli che sai già andrà male. Non sono generi nelle nostre radici, noi che veniamo da decenni di canzoni melodiche e cantautori.
Il rock nostrano, già svantaggiato dalla lingua, si è spesso ispirato ai modelli anglo-americani mentre la scena rap/hip-hop - a parte sparuti casi - sta portando i primi veri frutti solo ora, a trent'anni di distanza dal boom a stelle e strisce, il che la dice lunga.
Rolling Stone, dopo aver malamente cercato di classificare i migliori dischi italiani di sempre (ne abbiamo parlato qui), ha lanciato un sondaggio interessante quanto sterile cercando di capire quale fossero i migliori pezzi italici riguardanti questi due generi.
Guardiamo intanto le canzoni scelte dai giornalisti del magazine per la categoria rock:
  • Ligabue - Balliamo sul mondo
  • Eugenio Finardi - Musica Ribelle
  • Vasco Rossi - Siamo solo noi
  • Afterhours - Male di miele
  • PFM - Impressioni di Settembre
  • Gianna Nannini - America
  • Litfiba - El Diablo
  • Gianluca Grignani - La Fabbrica di Plastica
  • CCCP - Io sto bene
  • Edoardo Bennato - Il rock di Capitano Uncino
Un pò di considerazioni a perdere. As usual mancano i Timoria - paladini del rock tricolore anni '90 e con i dischi d'oro in bacheca a casa - ma la cosa non mi stupisce. Così come non mi stupiscono le assenze di Marlene Kuntz - che hanno appena pubblicato un album bellissimo - e Verdena: conoscendo i giornalisti di Rolling Stone è tutto tristemente nella norma.
Vada per Finardi ma chi ha scelto di mettere Bennato in questa classifica sbevazza Primitivo a colazione. Non ha senso inserire un cantautore popolare come lui. Non ci sarebbe stato meglio Enrico Ruggeri, il primo a suonare il punk in Italia e a vincere Sanremo con una canzone rock? Troppo poco cool come scelta? Vai con Fossati e la sua "La mia banda suona il rock", quella si una canzone con i controcosidetti, altro che il finto-rock di Capitan Uncino.
Mi chiedo poi perchè inserire "America" della Gianna nazionale. Intendiamoci, ha un gran bel testo, ma musicalmente ha il riff palesemente scopiazzato da "Since you've been gone" dei Rainbow. Fuoriluogo.
Vediamo ora le scelte per la categoria rap:
  • Jovanotti - Serenata rap
  • Sangue Misto - Cani sciolti
  • Frankie Hi-Nrg MC - Fight Da Faida
  • Fabri Fibra - Tranne te
  • Articolo 31 - Ohi Maria
  • Club Dogo feat. J. Ax - Brucia Ancora
  • Salmo - Death USB
  • Marracash - Chiedi alla polvere
  • Ensi - Terrone
  • Emis Killa - Vaffanculo
Qui viene fuori tutta la genialità di tale operazione. Ma come, metti Jovanotti (il primo a colorare il pop col rap) e non inserisci Caparezza, ormai maestro assoluto del rap nostrano? Perchè?
E non capisco come mai c'è la pur cazzuta "Fight da faida" di Francesco Di Gesù in arte Frankie Hi NRG (di cui vi consiglio la versione live sulle note di "Seven Nation Army" dei White Stripes) invece della più conosciuta e altrettanto corrosiva "Quelli che benpensano". Stesso discorso per Fabri Fibra: la sua poppettara "Tranne te" sfigura di fronte a molti altri pezzi migliori scritti negli anni precedenti.
Molto bene aver trovato un posticino per i Sangue Misto di Neffa, Deda e Dj Gruff. Stendo un velo pietoso sull'assenza di figure storiche del genere come Bassi Maestro, Inoki, Sud Sound System e Assalti Frontali, accantonati per far posto a nomi recenti più modaioli ma che ai suddetti possono solo attaccare le scarpe. Manca solo Moreno eh...

Siete curiosi di sapere come sono andate le cose? Vediamo i risultati:


ed ecco quelli per il rap:


Che dire, la vittoria degli Articolo 31 a me appariva scontata sin dall'inizio. J. Ax e Dj Jad hanno scavato un solco nella cultura pop italiana e quella canzone è ancora oggi cantata con allegria. A seguire la melodia di Jovanotti e via via tutti gli altri. Insomma, poche sorprese.
Più frizzanti i risultati per il rock dove Gianluca Grignani, inaspettatamente, fa piazza pulita di tutti i più popolari avversari, stravincendo con un esagerato 43,4%. Stupisce anche il terzo posto di Finardi, che consegna un'amara medaglia di legno al Blasco. Io Finardi prima di Vasco lo vedo solo in ordine alfabetico ma tant'è... Ad ogni modo, io avrei messo sul podio PFM e Litfiba - ma sono gusti personali - e non mi fa piacere vedere Manuel Agnelli e soci così in basso. Ovviamente Bennato e Nannini a fondo classifica non mi stupiscono più di tanto.
Salta subito agli occhi come il pubblico si sia ribellato alla triste classifica redatta da RS qualche mese fa. Lì infatti Grignani e gli Articolo 31 erano stati bellamenti ignorati.
Sono sinceramente contento della vittoria di "La fabbrica di plastica". Negli anni '90, il cantautore milanese andò contro casa discografica e fan con un lavoro (già elogiato qui) che scartavetrò le anestetizzate platee nostrane e che continua a reggere benissimo il passare degli anni. Il tempo è sempre galantuomo con chi mostra la sua sana follia.
I Rollingstonesi al solito hanno provato a mettere le mani avanti adducendo la mobilitazione dei rispettivi fan club. Chiacchiere, tutte chiacchiere. Sarebbe bastato consentire ad ogni utente una sola possibilità di voto. Conosco invece persone che in una stessa sera hanno votato per cinquanta volte per lo stesso artista. Che senso ha un sondaggio concepito in questa maniera? Nessuno. A Rolling Stone non ci arrivano proprio.
Ci sono matrimoni che nascono male, fuori equilibrio. Ecco, quello tra le classifiche e Rolling Stone è il matrimonio tra Sara Tommasi e Renzo Bossi.
Ah, dimenticavo, io non ho votato. Mio nonno dice che certe minestre è meglio non assaggiarle proprio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Lasciate fuori vasco Rossi vi prego

Antonello Vanzelli ha detto...

Per dirla verdonianamente: in che senso?