12 ottobre 2013

I COWBOY NON MOLLANO MAI




C'è stato un momento in cui la carriera di Max Pezzali è arrivata ad un bivio. Sarebbe potuto andare ovunque - nord, sud, ovest, est - eppure a quel bivio ha indugiato troppo. Un paio di album non completamente a fuoco, alcuni singoli sbagliati (evento rarissimo nella sua carriera...) e persino una apparizione poco proficua a Sanremo, nonostante un pezzo dignitosissimo.
Il grande pugile, però, tira fuori sempre il suo destro migliore al round giusto. E cosi Max, pochi mesi fa, ha piazzato un gancio devastante, mettendo al tappeto i suoi affezionati detrattori e riprendendosi lo scettro. Si, perchè "L'universo tranne noi" ha spopolato, diventando uno dei tormentoni dell'estate e riportando le lancette del tempo a venti anni fa, agli "anni d'oro del grande Real" e dei mitici 883.
Alla presentazione del suo nuovo libro, "I cowboy non mollano mai", mi sono ritrovato circondato dall'umanità più disparata, dimostrazione lampante di quanto le sue canzoni siano transgenerazionali. C'era il quindicenne brufoloso che conosce due-tre canzoni recenti perchè le ha sentite alla radio o su youtube, vicino alla ventenne tutta in tiro, in abiti firmati e trucco vistoso. Di fianco a me: da un lato, una matura cinquantenne con la figlia liceale che stringeva tra le mani un vecchio greatest hits; a sinistra una giovane coppia con bimbo di pochi anni, "che porco Giuda potrei essere io qualche anno fa".
Nel bailamme, ragazzini vestiti da rapper, fidanzatini che limonavano beati e anche un sosia di Max: cappellino americano, occhi chiari e persino la stessa dentatura sgangherata di inizio carriera. Non ha lasciato proprio nulla al caso.

       STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO MAX - MILANO 09.10.2013

In una libreria colma all'inverosimile, il nostro arriva puntualissimo, anzi in anticipo: anche in questo si vede il personaggio Pezzali. Nel delirio generale di applausi e urletti fanatici, inizia a raccontare di sè, schernendosi, quasi non si rendesse ancora conto di cosa ha fatto.
"A volte le cose succedono un pò per caso. Tutto sommato il talento è una cosa un pò sovrastimata, sopravvalutata, perchè gente apparentemente senza talento come me e Mauro Repetto è comunque arrivata a fare qualcosa di straordinario, questo grazie al pubblico che ci ha permesso di farlo."
Non cambierà mai, resterà sempre umile, l'elogio della "medietà" come lui stesso ammette nell'intervista: "Il mediano di Ligabue riportato alla vita di tutti i giorni".
E' piacevole ascoltarlo raccontare di come siano usciti dalla maturità con uno strambo 41, solo lui e Mauro Repetto potevano arrivare a tanto. E' ancor più godibile ascoltare gli aneddoti degli inizi, con Repetto che trainava Max al grido di "Dignità Zero!" e gli scherzi carnevaleschi nella Pavia degli anni ottanta, piena di fighetti col golfino sulle spalle che, ricorda, sembravano tutti dei piccoli "Adriano Panatta".
La gente ride di gusto quando racconta della sua giovinezza a consegnare fiori per il negozio dei suoi genitori, che spesso esultavano al grido "Che bello, domani tre funerali!".
Sembra sciolto, spigliato, molto lontano dallo sfigato di tanti anni fa che andava in ansia sotto i riflettori, sudando e muovendosi compulsivamente. L'unica concezione al suo passato "inadeguato" è la gamba che ogni tanto balla nervosa, ma sono attimi. Anzi, ce n'è un'altra. Mentre il suo interlocutore - il bravo Luca De Gennaro - gli sta ponendo una domanda, Max prova per quattro-cinque volte ad aprire una bottiglietta di coca cola. Alla fine, molto alla fine, ci riesce, e dal pubblico parte l'applauso spontaneo, rotto dalle risate della gente e dello stesso cantante.

"Siete matti ma avete qualcosa!"
Questo disse Claudio Cecchetto quando sentì per la prima volta la cassettina degli 883 due decenni fa. Quando nemmeno Pezzali e Repetto avrebbero puntato una cento lire bucata su loro stessi, Cecchetto aveva già capito tutto.
"Se non ci fosse stato lui in quel momento lì, non saremmo mai riusciti a fare nulla. Bisognava essere pazzi a vedere in noi del talento. Io non avrei mai ricevuto in un ufficio gente come me e Mauro."

A più riprese traspare la gratitudine di Pezzali nei confronti di Cecchetto ed è indubbio il merito dell'eclettico produttore, che ha creduto in una coppia squisitamente balorda ma che nascondeva le sue armi migliori proprio nella sfigatissima semplicità di ventenni senza futuro.


"Il nostro primo video? L'idea di base fu: 'Più fighe mettiamo, meno guardano noi due!'".
E giù risate del pubblico ma alla fine andò proprio così.
"Questa era la chiave di "Sei un mito". Di solito far vedere l'artista potrebbe aiutare a far vendere di più o a farlo conoscere. Nel nostro caso poteva essere un handicap. Il primo album era andato bene senza che nessuno ci avesse mai visto, e forse proprio perchè nessuno ci aveva mai visto! Questo era il dubbio amletico che attanagliava tutti. Quindi, primo video, mettiamoci più ragazze possibili così l'attenzione viene un pò deviata!"
Quel video fu un successo clamoroso. Magari aiutarono anche le procaci bellezze inserite ma quella canzone era talmente forte che sarebbe arrivata anche con Rosy Bindi e la figlia di Fantozzi. Curioso che per la copertina di questa autobiografia abbiano scelto proprio un fotogramma di questo video...

Il tempo scivola via ostinato e crudele, tra un simpatico aneddoto su Chuck D dei Public Enemy - che in un dietro le quinte negò una foto al giovane fan Pezzali - e la più grossa figura di melma della sua storia:
"Eravamo a Vota la Voce con Fiorello. Presentava Red Ronnie ed avevano creato dei tavolini; sembrava un bar e rimasi con quelli che conoscevo. Fiorello mi fa: 'Guarda, ti devo presentare una persona, che figata! Vieni, vieni!' 
Ci spostiamo verso questo signore, capelli lunghi, la barba, e lui: 'Guarda chi ti presento...'
E io "Piacere, ti ricordi, c'eravamo conosciuti l'anno scorso ad una cena, c'era anche Freak Antoni...". Mi guarda e mi fa: "Ciao!"
Io ritorno al tavolo e penso "Cazzo se s'è rincoglionito!". Ho detto a Fiore: 'Che cosa strana...', 
'Cosa?', mi chiede lui.
'No, praticamente, non solo non mi ha riconosciuto..."
'Ma come riconosciuto?'
'Ma l'avevo conosciuto l'anno scorso!', 'Ma chi?' incalza Fiore.
'Ma come chi, Nico Di Palo dei New Trolls.' Beh, era Barry Gibb dei Bee Gees."

Ecco uno dei segreti del suo successo, essere rimasto sempre lo stesso simpatico nerd di una volta, quello che sa raccontare le sue brutte figure ridendosi addosso senza problemi, quello che ha venduto 7 milioni di dischi e continua ad avere l'atteggiamento di chi deve ancora arrivare in vetta.
"I Cowboy non mollano mai" è il diario di un ragazzo normale, uno di quelli che da piccolo chiudevi col lucchettino, per nascondere i piccoli segreti di ogni giorno. Max Pezzali non ha segreti, non ne ha mai avuti per il suo pubblico, ed è sempre lì - stesso posto, stesso bar - a farci compagnia e a cantarci le sue storie, le nostre storie.


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