I ricordi della mia infanzia hanno tinte tutte loro, i pastelli sbiaditi delle foto degli album impolverati e che nessuno apre più. Ogni tanto vado a riguardarle, mi fa stare bene. Io a tre anni, in piedi sulla cucina col pistolino di fuori e il più bel sorriso di sempre. La foto sul canotto a mare. Quel psichedelico pallone giallo con palle verdi e blu, mai visto un altro così. E poi il primo grembiule blu a scuola e la motoretta da poliziotto.
Conservo pochissime foto delle colonie estive passate in Toscana, ed è un peccato: furono giorni incredibili. La prima volta che ci andai avevo appena compiuto sei anni; quei venti giorni volarono senza nemmeno capire cosa stesse succedendo. L'anno dopo ero già più arzillo, col mio (orribile) codino di cui ero tanto orgoglioso. Le ragazze? Erano intralci, null'altro. Io volevo solo giocare a pallone, a pallavolo, e stare a contatto con gli animali e la natura.
Non comprendevo il tempo sprecato da alcuni amici in mezzo alle donnine di tredici anni, e tutte quelle dinamiche ormonali, ero troppo piccolo. Una sera, uno dei più scafati ci prese da parte e cominciò a raccontarci della vita e del sesso. "Il sesso?", pensai, "Sono maschio, cos'altro dovrei sapere?": ero senza speranza.
Ascoltavo con noia, cosa potevano avere di interessante le ragazze? Lui ci chiese se ci eravamo mai... ehm, toccati, e io chiesi: "Cosa mi devo toccare?": senza speranza, al quadrato e col fiocchetto in testa.
Iniziò ad andare nello specifico, spiegandoci come raggiungere il piacere aiutandosi da soli, in attesa di trovare la compagnia femminile per ovviare alla solitudine. Non capii nulla. E mentre loro si ficcavano tra le lenzuola delle belle del campo, io - illuminato - giocavo a pallone. Ho capito tutto ad anni di distanza. Sono però contento così, a sette anni meglio godersi quella cretina ma sana innocenza. Su una cosa aveva dannatamente ragione, il mondo gira e girerà sempre intorno a quella cosa. Cosa? L'asse terrestre no? Maliziosi...
QUANDO MUSICA ED EROTISMO S'INTRECCIANO
Come già raccontato (qui e qui), i cantanti hanno spesso parlato dell'asse terr... ehm, di passione e di argomenti caldi. Se ripenso a quel momento di "intima" spiegazione ai tempi della colonia, mi viene subito in mente Pierangelo Bertoli che, nella meravigliosa "A muso duro", cantava:
"...e le masturbazioni celebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto,
le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto."
Era il 1979 e lui salì alla ribalta con questa canzone libera, sfrontata, sincera sino al midollo. Fu un grande successo, e francamente meritatissimo.
La fama è un neonato da gestire. C'è chi asseconda le platee per paura di deluderle, altri che cantano la stessa canzone per anni. E poi c'è chi entra nella storia cantando di un lussurioso tète à tète già nel 1975:
"Ha talento da grande lui nel fare l'amore,
sa pigliare il mio cuore e poi e poi e poi e poi...
Ha il volto sconvolto, io gli dico ti amo,
ricomincia da capo, è violento il respiro.
Io non so se restare o rifarlo morire,
l'importante è finire..."
L'avrete sicuramente riconosciuto: è "L'importante è finire", uno dei maggiori successi di Mina. Ecco perchè è sulla cresta da quarant'anni, se n'è sempre fregata di tutto e tutti, cantando senza problemi un testo maliziosissimo di Cristiano Malgioglio. Leggenda metropolitana vorrebbe che il titolo originale fosse "L'importante è venire", e conoscendo Maglioglio la cosa non mi stupirebbe. Un titolo del genere, anche se così fosse, non sarebbe mai passato, poco ma sicuro, e sarebbe anche risultato di dubbio gusto.
Ai tempi scattò l'ovvia censura della Rai, che bloccò i passaggi televisivi e radiofonici della canzone, salvo poi fare marcia indietro tempo dopo quando la canzone divenne una hit.
Più recente è invece "Succhiando l'uva", scritta da quel mattacchione di Zucchero. La Tigre di Cremona non era convinta:
"Zucchero, il tuo testo è bellissimo, ma non è adatto ad una signora di sessant'anni."
"Mina, tu sei la donna più sexy del mondo. Quando apri la bocca sei tremendamente sexy."
Queste furono le parole che usò per convincerla, come racconta nella sua biografia. E lei cantò, sensuale da Dio, maliziosissime immagini rustiche:
"M'immagino ancora con te, fare l'amore nelle vigne,
alla vita che bevo con te, succhiando l'uva m'inchino."
Anche qui malizia a gò-gò, anche perchè non ho mai sentito nessuno inchinarsi per succhiare l'uva...
Eroticamente soffusa è invece "Amami" di Jovanotti:
"Ora ti assaporo, ora ti esploro.
Fiume d'Amazzonia, vena piena d'oro.
Ora le mie braccia stringono il tuo petto....
...Mastico il tuo fiato, suono il tuo costato,
cerco un pò di ombra, poi mi sdraio sul tuo prato."
La frase migliore della canzone però è un'altra: "Tu fai ciò che voglio mentre faccio ciò che vuoi." E' un'immagine che mi piace molto.
Eccitata è "Danza sul mio petto" di Biagio Antonacci:
"E ti lasci andare danzando con piccoli passi,
cammini piano sul mio fragile petto. E' un sali e scendi con me,
non farlo è un peccato e danza così,
danza sempre più forte sul mio petto.
I tuoi piedi nudi da qui mi fanno impazzire,
le tue gambe poco più su, l'infinito piacere."
Lui stesso la definì "abbastanza spinta ma non volgare" e si, non oltrepassa mai quel confine.
Uno dei cantautori italiani che riesce con disinvoltura a camminare sul filo è Daniele Silvestri. Rimane eternamente in equilibrio, ora impegnato ora scanzonato, passando da "Aria" e "Precario è il mondo" a "Salirò" e "La Paranza", e mischiando di continuo i suoi colori emozionali sulla tavolozza. Una canzone poco conosciuta è "Il flamenco della doccia", che non può che strappare un sorriso. Parla di una coppia in cui lei è ancora bloccata, ha paura, preferisce aspettare. In poche parole? Daniele sta scoppiando:
"Quindi non per obbligarti, nè per ricattarti,
ma se non vuoi farti monaca di Monza non lasciarmi senza,
perchè questa ignobile astinenza credo che mi ucciderà.
Insomma dammela, ti prego dammela,
non puoi tenertela, non puoi negarmela.
Non è la favola di Cenerentola,
nemmeno al principe gli c'è voluta questa eternità."
A chi non è capitato di avere una donna così, una che dice "Amore, non mi sento ancora pronta per un passo del genere..." e tu ti maceri, ti contorci le budella. Che fare in quei momenti? Eh, una doccia appunto, bella fredda possibilmente.
Gli anni a cavallo tra gli anni '70 e '80 furono tutti di una trasgressiva cantante veneta. Sto parlando di Donatella Rettore. Dopo aver molto seminato, con canzoni dai temi impegnati, decide di cambiare look e taglio musicale. Ed è subito boom, con la frizzante "Splendido splendente", ormai diventata un classico del pop nostrano. A seguire arriva un altro colpaccio, "Kobra", che fu avvolto da polemiche roventi. Il testo è infatti un continuo doppio senso:
"Il kobra non è un serpente ma un pensiero frequente che diventa indecente quando vedo te..."
per poi continuare spudorata
"Il kobra si snoda, si gira m'inchioda. Mi chiude la bocca, mi stringe, mi tocca."
e chiude con:
"Il kobra non è un pitone ma un gustoso boccone che diventa canzone dove passi tu..."
Un divertissement canoro che cavalcò i cori sdegnati dei tanti bigotti italici, quelli che vanno in chiesa con il naso sporco di farina e che non vedono l'ora che finisca la funzione per vedere il loro trans brasiliano preferito.
A Rettore il gioco evidentemente piacque perchè, di lì a poco, uscì anche "Benvenuto", altra canzone scandalo. Stavolta, però, il lato sfrontato e irriverente si era dileguato e le luci si erano abbassate, in un'atmosfera a tinte osè ma sfumate:
"Benvenuto così, come ho sempre sperato. Benvenuto dentro e innamorato.
Benvenuto per sempre, sulla pancia ed assetato. Benvenuto in gola e nel palato."
Nuovi doppi sensi e nuova censura da parte della Rai. Inutile, al solito. Resta la suadente passione di Rettore nel cantarla, che turba e solletica ancora oggi.
Avete mai riflettuto bene sulle parole di "Relax" dei Frankie Goes to Hollywood? No? Non ci siamo eh...
"Relax, non farlo quando vuoi venire, sto venendo, sto venendo."
Altro che scanzonato relax, è un inno al sesso prolungato, che al tempo venne anche bandito dalla BBC, prima di esplodere come tormentone.
Altro giro altra corsa. Rewind sulla zeppeliana "Whole lotta love"?
"Ti darò ogni centimetro del mio amore... Scuotiti per me ragazza, sarò il guardiano della tua entrata posteriore."
Il rock non è musica da signorine, non c'è da scandalizzarsi, per me un passaggio del genere non è nemmeno volgare. Il rock è sesso, è la musica che ti vibra addosso come un orgasmo. Non è un caso se i Led Zeppelin abbiano mandano in estasi generazioni di ragazzine.
"Quando avevo dieci anni avrei voluto perdere la verginità con Robert Plant. La sua voce mi mandava su di giri; mettevo "Black dog", lasciavo cadere indietro la testa e mi eccitavo fino ad essere completamente bagnata."
Tori Amos (fonte: Rockstar) fece outing raccontando dei suoi primi bollori. Alla fine i suoi orgasmi solitari hanno trovato sfogo all'inizio degli anni Novanta quando ha duettato - in "Down by the seaside" - con il suo sogno erotico giovanile. Chissà se è rimasto tutto confinato alla musica...
1 commento:
Ottimo!!! Attendiamo puntate successive!
Henricus
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