19 febbraio 2014

SANREMO 2014: LE PAGELLE




Non ci siamo. L'esile ragazzina che risponde al nome di musica è sempre più moribonda. Pensavo sarebbero stati gli ospiti della terza età a prenderla a schiaffi, Beppe Grillo o i duetti azzardati. Mi sbagliavo, la palma d'oro va di diritto al sipario che non si apriva (sic...) e a due poveri lavoratori campani ridotti alla disperazione dalla crisi, che hanno minacciato di lanciarsi dalla balaustra. Flashback di baudiana memoria su cui non mi dilungo: ovviamente stampa e media parleranno solo di questo dedicando alla musica le briciole...
Fabio Fazio non è stupido e avrebbe voluto giocarsi subito il jolly. Lanciare la kermesse con Luciano Ligabue che omaggia Fabrizio De Andrè sarebbe stato un colpo da maestro, un gol in pallonetto spiazzando il portiere. Peccato che il coup de théatre dei due lavoratori gli abbia scompaginato piani e atmosfera. L'ha ripresa per i capelli, scendendo poi tra il pubblico a salutare un'emozionata Dori Ghezzi.
Il Liga (voto: 7) entra in scena con abiti sobri, nessun riguardo nei confronti della sua vanità, e attacca "Creuza de ma". L'orchestra riposa, e ad abbracciare la musica ci pensa Mauro Pagani, che lavorò a quel disco con il cantautore genovese. Ieri sarebbe stato il suo 74esimo compleanno, e il rocker di Correggio sceglie di omaggiarlo a modo suo, in punta di piedi e mani in tasca, rimanendo in penombra di fronte ad uno dei miti della canzone. Il genovese non è la sua lingua, ma riesce a rapire il pubblico con una versione di pelle e cuore, tratteggiata a matita, che a Faber sarebbe certo piaciuta.

            SANREMO 2014 - PROMOSSI E BOCCIATI DELLA PRIMA SERATA

Fabio Fazio lo abbraccia: "Sei stato magnifico, ci vediamo sabato". Non era affatto facile entrare in scena con una canzone così difficile da interpretare e in quel contesto, con le menti rivolte a quanto accaduto poco prima. Per questo tanto di cappello al coraggio.
Il Festival riparte con il presentatore (voto: 6-) che legge in diretta la lettera dei due lavoratori, mantenendo la parola data ma accumulando ritardo su ritardo. Una falsa partenza che certo non avrà fatto piacere agli ultimi artisti programmati (Giusy Ferreri, una delle favorite, costretta a esibirsi a mezzanotte e mezza, credo basti questo).
E' il momento di Luciana Littizzetto (voto: 6) che entra in scena tra due ali di ballerini e vestita da pavone. Non se ne sentiva la necessità...
Le stesse parole le dedicherei alla scenografia (voto: 5), un pastrocchio a metà strada tra "Il gioco dei 9" di Vianello e "Macao" della Parietti.

Finalmente è il momento della musica, e in scena arriva Arisa, che non lascia nulla al caso e provoca con il seno in bella mostra e una gonna elegante che però stona, evidenziando troppo la pancia. Le mie sono amenità, meglio parlare di canzoni:
"Lentamente (il primo che passa)" (voto: 5,5) mostra in modo limpido la mano di Cristina Donà, una delle autrici. L'arrangiamento è ben curato, con un'atmosfera soffusa dal retrogusto lirico. Il bel testo, tuttavia, non viene valorizzato a dovere dal tappeto musicale (e da un cantato contratto e poco sicuro), e la canzone non esplode come ci si aspetterebbe. Al primo ascolto manca il bersaglio.
E' di maggior impatto sin dalla strofa "Controvento" (voto: 6,5), e le scelte negli arrangiamenti la spingono bene. Arisa sembra più a suo agio su terreni più melodici, e sembra anche più a suo agio senza tacchi, visto che toglie le scarpe a metà canzone. Mosse studiate - quelle del look e delle scarpe - andando a ripetizione da Patty Pravo, Loredana Bertè e Anna Oxa.
La sua seconda proposta è certo meno elegante della prima, ma molto più sanremese ed orecchiabile. Scontata la scelta del televoto che appunto premia "Controvento" col 64%.
"Ma perchè non ti sei tenuta il tuo cognome? Si sarebbe potuto dire 'La miglior Pippa di sempre", scherza una finissima Littizzetto.

Frankie Hi NRG non ha molto da giocare sul look, ma non è male la maglietta psichedelica che ricorda vagamente Dark Side of the Moon. Si gioca subito "Un uomo è vivo" (voto: 6): il testo è colmo di arcobaleni letterari ("C'è un istante nel quale ogni uomo diventa sua madre"), ma è musicalmente debole. La base non ha il giusto flow, il giusto tiro, ed è un peccato: avesse trovato l'equilibrio tra musica e parole, saremmo stati nei dintorni della perfezione.
In seconda battuta propone "Pedala" (voto 7), e le cose si ribaltano. Il sound - reggaeggiante e melodico - vibra subito in modo accattivante. Anche il ritornello funziona e l'appeal immediato: arrivano echi del suo amico Daniele Silvestri e del miglior Roy Paci. Può essere un ottimo singolo per le radio, e anche in questo caso la scelta del televoto è scontata: in finale ci va "Pedala".

E' il momento di Laetitia Casta (voto: 5,5), che fa il suo ingresso in elegante abito bianco, abbinato a guanti da diva del cinema anni '50. Il siparietto tra i due rasenta i peggiori momenti di spettacolo visti in tv (con tanto di marchetta per il suo nuovo film), e se lei se la cava bene con Modugno, non si può dire altrettanto con Jannacci: ha azzeccato una parola su tre, facendolo ribaltare nella tomba. Intermezzo di cabaret caciarone e inutile. Per fortuna alla fine Fazio, insieme al figlio Paolo, gli hanno tributato l'enorme applauso che merita.

Antonella Ruggiero attacca con "Quando balliamo" (voto: 6-), e il caciarone svanisce in un amen. E' un episodio di grande eleganza, dal sapore retrò, e quasi stona su quel palco.
"Da lontano" (voto: 6,5) ha maggior presa, e sfrutta bene le pieghe dell'arrangiamento per rimanere su sentieri d'elettronica raffinatezza.
Passa, manco a dirlo, "Da lontano" con il 68%  ma con quella voce si sarebbe potuto osare di più. Le due canzoni, infatti, non convincono appieno, mostrandosi un filo barocche e facendo rimpiangere i suoi migliori momenti da solista, quelli in duetto con Subsonica e Timoria di "Registrazioni moderne".

Riponevo grosse attese sulla coppia Raphael Gualazzi con The Bloody Beetroots, forse troppe. Il primo pezzo in gara è "Tanto ci sei" (voto: 5,5), una ballata dai colori blues con un coro gospel che ci sta bene, e sporcata di modernità dal genietto dell'elettronica. La canzone è godibile ma non memorabile, e in testa risuonano i grandi classici del passato. Mezzo voto in meno perchè l'apporto di Bloody Beetroots è davvero risibile.
Di "Liberi o no" (voto: 6 al tentativo) - che va in finale dopo il televoto - avevo sentito parlare benissimo dai giornalisti dopo i preascolti. Il mio primo pensiero è stato quello di sentire Pino Daniele che canta su una base scartata da Battiato. Con quel falsetto a oltranza è stata come ortica. Delusione se ce n'è una, anche se mischiare due mondi così distanti è arduo. L'ho riascoltata stamane in radio e funziona, ha il giusto look musicale per finire in alta rotazione, ma non mi convince affatto.

Sul palco arriva la prima salma resuscitata da Fazio, Raffaella Carrà (voto: 6), e la noia dilaga. Non basta una Littizzetto in versione "Pronto, Raffaella?" a risollevare le sorti, e neppure l'indubbia energia della frizzante settantenne: uno dei momenti più inutili che io ricordi. Musica, grazie!
E' la volta di Cristiano De Andrè e sarebbe stato figo se avesse dedicato una canzone al padre di Ligabue. A parte le battute sciocche, "Invisibili" (voto: 6) è una storia sentita, tormentata, che cammina sul ciglio del biografico, tra amicizia e droga. Il cantato ricorda da vicino quello dell'illustre genitore e pesca a piene mani nel dialetto genovese: al primo ascolto non sfonda.
Meglio, molto meglio "Il cielo è vuoto" (voto: 7-): l'interpretazione - stavolta più Vecchioni che Faber - è di alto livello, persa in un crescendo trascinante. Riascoltata stamane, continua a vibrarmi bene addosso. Passa in finale con merito, lasciando deluso lo stesso cantautore, che riponeva maggiori speranze in "Invisibili". Il pubblico premia quella canzone e tu dici in diretta che preferivi l'altra? Un mago di strategia e comunicazione...

I Perturbazione sono una scommessa di Fazio. Non ero molto convinto della scelta, ma ascoltando i pezzi in gara i dubbi sono diminuiti. "L'unica" (voto: 6,5) è un onestissimo pop, in bilico tra l'ironia di Max Gazzè e l'immediatezza di Cesare Cremonini. In radio potrebbe andare bene, anche se di innovativo non c'è nulla.
Meno a fuoco "L'Italia dal bar" (voto: 5,5), che invece di pungere, balla su stucchevoli stereotipi di cui avremmo fatto a meno. Peccato perchè la melodia - anch'essa già sentita, sia chiaro, ma piacevole - meritava maggior sprint sul piano letterario. Evidentemente non hanno ben inteso la lezione de "La terra dei cachi". Passa "L'unica" e va bene così.

Nel bailamme d'inutilità, ci ha pensato Cat Stevens (che ha omaggiato i Beatles e carezzato con l'eterna "Father and son") a riportare il Festival sui binari musicali migliori.
A notte inoltrata arriva la povera Giusy Ferreri, relegata ai bordi della serata. Fossi stato al posto suo, avrei trattenuto a stento il nervoso.
Molto elegante, lascia qualche perplessità il suo taglio di capelli, e la febbre dei giorni scorsi non giova, ahimè, all'interpretazione. Si rifarà nei prossimi giorni. "L'amore possiede il bene" (voto: 6) gira bene, su una base alla Zucchero di "Chocabeck" e "Vedo nero". Fatta e finita per le radio, è stata eliminata dal televoto, che ha premiato "Ti porto a cena con me" (voto: 7). Parte solo voce e piano, dipanandosi in un crescendo avvolgente. La mano di Roberto Casalino (autore di "L'essenziale" di Marco Mengoni e di "Per sempre" di Nina Zilli) si sente nitida e la melodia è talmente seducente da rimanerti incollata come un bel ricordo. Il Festival ha trovato una delle sue favorite.


Ascolti in calo per la prima serata. Com'era prevedibile, la minestra riscaldata Fazio-Littizzetto e il cast in gara non creano grosse curiosità. Il ritmo da bradipi ci ha messo sopra il carico da undici.
Qualcuno un giorno mi spiegherà perchè non è stato invitato anche Roger Waters, la mente dei Pink Floyd. Ieri era ad Anzio per commemorare il padre (morto in guerra proprio ad Anzio nel '44) e per ricevere la cittadinanza italiana. Ah no, vero, era più importante far cantare Laetitia Casta e Raffaella Carrà...

Nessun commento: