18 aprile 2014

INDIANI IN CAPO AL MONDO





A volte vorrei avere il dono dell'ubiquità, e non per godermi una bionda e una mora allo stesso tempo (siete i soliti maliziosi...). Altro venerdì di concerti, ma nell'ex capitale del Regno d'Italia c'erano in programma gli Ex-Otago e Le Luci della Centrale Elettrica. L'indecisione mi ha consumato a lungo. Ho ascoltato bene i loro nuovi lavori prima di decidere, sono un fan di Vasco Brondi da sempre, ma alla fine ho optato per il quintetto ligure: il mio mood di questo periodo si sposa meglio con le atmosfere di "In capo al mondo", il loro quarto album.

              EX-OTAGO - OFFICINE CORSARE - 11.04.2014 di Vito Possidente

Arriviamo alle Officine Corsare per le 22. Un bicchiere di rosso - la birra d'ora in poi è vietata causa prova costume imminente - e due chiacchiere per ingannare l'attesa, visto che anche il gruppo è lì tra noi a bere un amaro aspettando di iniziare.
Un'oretta più tardi ci addentriamo nella sala adibita al concerto, superando le tende in plastica che tutte le volte mi ricordano "Il furore della Cina colpisce ancora", un film di Bruce Lee dove, in una fabbrica di ghiaccio che serviva a occultare droga e cadaveri nei blocchi congelati, vi erano appunto queste tende. Le mie strane associazioni mentali...
Entrando troviamo il palco addobbato da luci di Natale di color oro e loro intenti a sistemare le ultime cose, con in testa degli strani cappelli piumati.
Timidamente ci avviciniamo, in silenzio. Siamo in pochi quando, tutto d'un tratto si alzano urla di guerra simili a quelle dei nativi d'America. Sguardi sgomenti, il mio vicino sobbalza dallo spavento.
Si comincia. La parte iniziale è dedicata quasi interamente al nuovo lavoro, che viene dopo il grande successo di critica di "Mezze stagioni", lavori autoprodotti grazie al crowdfounding. Stupenda poi la maglietta che recita "Anche io produco gli Ex-Otago".
Come molti sapranno, la band è rimasta orfana di Alberto "Pernazza" Argentesi, che ha mollato per dedicarsi al suo nuovo progetto musicale, i "Magellano", e per fortuna anche di quelle orribili camicie floreali che portavano durante la scorsa tournèe: le hanno sostituite con delle semplici magliette bianche e con dei gilet un pò improbabili.
Nelle nuove canzoni si concede meno spazio all'elettronica, con atmosfere più legate ad atmosfere folk. Il live scivola via con piacere, e mentre la sala pian piano si riempie, noi ci avviciniamo al palco. Spuntano anche i vecchi successi: il frontman Maurizio Carucci ci porta tutti in "Costa Rica", ci parla de "L'età della spesa" e ci racconta di "Patrizia". Arriviamo così alla prima pausa, cullati da sonorità piacevoli e rilassate, e con una platea sempre più corposa.
Appena ritornati on stage, Maurizio ci invita a sederci tutti per terra, come fanno loro sul palco, per farci ascoltare "La ballata di Mentino", e più tardi ci chiede di ballare come Nicola ("Il Ballo di Nicola").
Non potevano mancare le vecchie hit come "Rhythm of the Night" (si, quella, cover di nientepopodimenoche Corona) o "Gli Ex-Otago e la Jaguar gialla" (che ho personalmente eletto ad inno generazionale di noi trentenni) e "Figli degli hamburger". No, non mi hanno fatto "Vita col riporto"...

All'inizio ho fatto riferimento al mio mood personale che ha fatto pendere la bilancia verso questo concerto. Gli Ex-Otago mi hanno sempre trasmesso vibrazioni rilassanti, viaggi in capo al mondo, domeniche al mare dal retrogusto Anni '60, la bellezza del mondo che si rispecchia nelle cose semplici, il tutto racchiuso in un velo di malinconia. Ecco, alla fine è quello di cui sento il bisogno in questo momento ed è quello che ho trovato nella Sala delle Officine: un bel live dai suoni squisitamente pop, che per un'ora e mezza ci ha portati altrove. Forse non "In capo al mondo", ma è bastato per sentirsi felici.


Nota a margine. Nel report del live dei The National, avevo parlato del fatto che non era elegante andare al concerto di una band con la maglietta di un'altro gruppo. Bene, l'ho rifatto e sono stato cazziato da un gruppo di ragazze e ragazzi perchè indossavo la maglietta degli Alice in Chains: mi hanno definito blasfemo. Non ho capito il perchè, l'avevo indossata solo per un accostamento cromatico e per la penuria di magliette pulite nel mio armadio. Prossima volta prometto che farò più attenzione (a fare una lavatrice...).

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