6 luglio 2014

ADDIO SIGNOR TENENTE




La radio diceva che ci vuole un fisico bestiale, di stare attenti al lupo e di estati italiane mondiali, quando Mirko, compagno delle scuole medie, mi passò la cassettina di "Disperato ma non serio", il primo disco di Giorgio Faletti. Non sono andato a riprenderla e ad ascoltarla, perchè quel disco - ricco di humour nonsense e di pennellate letterarie geniali - continua a farmi compagnia da oltre vent'anni.
E continuano a farmi compagnia le battute di Vito Catozzo a Drive In.
E continuano a farmi stare bene i suoi romanzi.
E continuano a farmi stare bene i film - pochi per la faccia da cinema che aveva - che ha interpretato.
Non era uno come gli altri per me, proprio perché aveva fatto parte della mia vita in tanti piccoli grandi momenti. Proprio per questo la ferita è più profonda. Non ci sarà più l'attesa verso un suo libro, non ci saranno altre canzoni da amare. Ci sarà però un grande passato a cercar di stemperare le lacrime.

                                          GIORGIO FALETTI (25.11.1950 - 04.07.2014)

Avevo tredici anni. Era la comunione di non so quale mio cugino e finita la cerimonia, andammo al ristorante. C'era un parco giochi enorme e ci divertimmo molto. Peccato perché persi il portafoglio, avevo dentro 50mila lire (regalo di nonno) e mi girarono, ma ricordo quel pomeriggio come portatore sano di felicità. Quel giorno con i cugini, cantavamo "Ulula", tratta proprio da "Disperato ma non serio".
Stamattina sono andato in posta a ritirare una raccomandata e ho ritirato fuori in mano il mio vecchio Ipod, per avere un po' di musica a farmi compagnia. Erano mesi che non lo usavo. E' apparsa l'ultima canzone che stavo ascoltando quando l'ho spento, era "Ulula"...
Non pretendo mi crediate, ma non sono solito sparar chiacchiere su uno dei miei beniamini, non se questo mi ha appena salutato. Lo avevo incontrato solo una volta, al Salone del Libro 2013, ed era stata una delle serate più piacevoli della mia vita. I suoi aneddoti sull'infanzia, le sue mille storie, avevano stregato la platea e l'auditorium si era riempito di risate e di quell'aura magica che vibra solo raramente.
Ho mille ricordi legati a Giorgio Faletti, piccole opali lucenti.
Il Sanremo quasi vinto con "Signor Tenente".
Una mattina da nonna e lui che uscì a "I Fatti Vostri" di Fabrizio Frizzi. Cantò "L'assassino", bellissima.
Il progetto in Germania, ad annoiarmi alla postazione di saldatura. Dovevo controllare due parametri in croce, lungo turni di 12 ore. Ci pensò "Io Uccido" a incrinare la noia.
E la collaborazione con Branduardi, che mi regalò "Il giocatore di biliardo", altra canzone che amo.
"Tic tac e il gioco si porta via
rotolando la vita mia."
e la vita di questo poliedrico artista è finita in buca, il 4 di Luglio, giorno in cui si dovrebbe nascere, non morire. "The show must go on", scrisse invece per Milva, e anche stavolta lo spettacolo continuerà.
Non è vero che sono sempre i migliori ad andarsene, se ne vanno anche gli inutili. Però a volte i migliori se ne vanno troppo presto. Addio Signor Tenente.

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