8 luglio 2014

RITORNO SULL'ISOLA DEI TESORI




Quella sera di primavera la piazza di Potenza era stracolma. Aspettavo il concerto di Enrico Ruggeri da tempo, da quando mi ero perso nella sua doppia antologia qualche anno prima. Era poi arrivata "L'isola dei tesori" a condurmi definitivamente all'innamoramento: un album tostissimo, pieno di aurore boreali rock come poche volte avevo ascoltato in Italia. E quello era proprio il tour de "L'isola dei tesori", quindi non vedevo l'ora. "Per amore dei tuoi occhi blu", "Sonnambulismo", "Anna e il freddo che ha"... Fu un concerto esaltante, graffiante come non mai. Alla fine, una cara amica - più metallara dei metallari - venne da me entusiasta, e disse:
"Antonè, grande! Non lo immaginavo così rock! E quante belle canzoni che ha fatto, alcune non sapevo fossero sue..."
Alzai gli occhi al cielo, dissimulando. Spesso si parla di un artista sulla base di tre canzoni, tre, ascoltate per radio. Chi prova a scendere sino al fondo del Mare Ruggeri, sa bene quanti tesori andrà a ripescare. Agli altri restano le alghe, le bottiglie di plastica e la mucillagine. Erano quattordici anni che non tornavo sull'isola dei tesori a vederlo live, troppi.

                       ENRICO RUGGERI - 5 LUGLIO 2014 - CARUGATE (MI)

Negli anni ho passato il virus-Ruggeri a chi mi sta intorno, compresi i fratelli Chimenti, degni compagni di live: alle 20.15 eravamo già alle transenne, complice la poca affluenza altrui e la tanta felicità/attesa nostra. In molti gremivano i negozi dell'adiacente centro commerciale Carosello, per il primo giorno di saldi; altri affollavano lo stand-ristorante poco distante, ingozzandosi di panini con la salamella, pasta e fagioli e wurstel.
Pian piano però la gente si avvicina, riempiendosi di ragazze di 40 anni, e alle 22 in punto, Luigi Schiavone sale sul palco, insieme a Fabrizio Palermo, ad aprire la strada al "Capitano", mentre il pubblico sfoga la sua voglia di musica applaudendo e chiamando a gran voce il proprio beniamino.
Il preambolo elettronico è "La nave", l'intro di "Frankenstein"(recensito qui) e si parte, con quella "Diverso dagli Altri" che è il frangente emozionale del mostro, ma è anche il manifesto programmatico della carriera del nostro, sempre perso ad anticipare e mai cavalcare l'onda (ma quella è un'altra canzone e un'altra storia).
Nell'aria c'è voglia di rock e il cantautore milanese lancia "Il Capitano", che scuote per bene la parte di pubblico più imbalsamata. Ottimo tiro su disco, ottimo tiro anche dal vivo: grande canzone!
La gente vuole annegare nel mare magnum del suo passato, e sapientemente si mischia classici e presente, il rosso e il nero (con l'incognita apparente di uno zero), il cuore i muscoli e il cervello.


E così la platea canta con lui "La Notte delle Fate" (su cui il Rouge sbaglia la prima strofa, l'unica sbavatura della serata) e la delicata "I Dubbi dell'amore", sino a "La Folle Ambizione", tratta sempre dall'ultimo concept album.
E' splendido poi vederlo ripescare "Gimondi e il Cannibale", dedicata alle imprese di unn grande del nostro ciclismo, così come "La preghiera del matto", forse il pezzo più struggente - insieme a "Turnover" e "Uccidimi" - di quel capolavoro che è "Gli occhi del musicista".
Poi, per un attimo, l'artista milanese si fa serio, accennando alla scomparsa della sua amatissima zia, a cui dedica "La vie en Rouge". E' solo un lampo, commosso, prima di tornare al rock, quello di "Bianca Balena" e io mi sciolgo come neve al sole. Non me l'aspettavo in scaletta, e Schiavone - imperturbabile come sempre - piazza uno dei suoi grandiosi assoli.
Ruggeri gigioneggia sul palco, sembra esserci nato sopra, per la maestria e la sicurezza con cui intrattiene il pubblico accorso, e la band - che piazza un grandioso omaggio ai The Knack e alla loro immortale "My Sharona" - lo spalleggia alla grande. Rouge spiega che ha apprezzato una canzone creata da Picorama - suo figlio - e ha deciso di lavorarci su, di cesellarla a modo suo, creandone una nuova. E' nata così "Insegnami (L'amore)", dal ritornello al bacio e con un ottimo giro del fido chitarrista.
On stage, però, il più scatenato è il simpatico Fabrizio Palermo, che si divide tra basso, cori e tastiere. E su uno dei pezzi più cantati della serata - "Poco più di niente" - è a lui che Ruggeri lascia il microfono sul ritornello: la sua voce si mischia con quella dei fan, che la cantano - la cantiamo - dall'inizio alla fine. Stessa cosa succederà con "Rock Show", uno dei singoli più apprezzati del suo corso recente.


Si torna al presente con "In un paese normale" (di cui uscirà a breve il nuovo video girato insieme agli amici Ale e Franz), prima di tuffarsi ancora nel calore dei suoi grandi classici. Partono le prime note de "Quello che le donne non dicono" ed è tempo per gli accendini (o meglio, per gli smartphone). Scorrono diapositive a fuoco di una luminosa carriera, e così piovono applausi per "Prima del Temporale" e per "Il Portiere di Notte", sin quando le immagini diventano quelle - sempre meravigliose - della spiaggia deserta de "Il Mare d'inverno".
Siamo sul ciglio delle due ore, ma c'è ancora tanto da dire e da suonare. E l'artista milanese piazza altri grandi successi, quella "Primavera a Sarajevo" che incantò le platee sanremesi di inizio millennio, l'intensa "Ti avrò", la sempreverde "Polvere" (incalzante come non mai), sino ad uno dei picchi dell'esibizione: Ruggeri vuole sentire il calore del suo pubblico e le mani al cielo, e solo allora "Peter Pan" spicca il volo.
La band si congeda momentaneamente, un piccolo break, prima di tornare a cavalcare "L'onda", l'ultimo singolo, che tanto ha fatto parlare di sè. Non poteva certo mancare uno sei suoi cavalli di battaglia, la decibeliana "Contessa", dall'intro lunghissima e coinvolgente e in versione molto grintosa.Il sipario si chiude con l'attesa "Mistero", che regala al pubblico l'ennesima scarica di adrenalina, l'ultima di un Rock Show (lungo ben due ore e venti) da applausi a scena aperta. Riassaporo gli ultimi istanti di elettrica gioia, incamminandomi verso l'uscita, prima che i fuochi d'artificio spennellino la notte di colori.
Erano quattordici anni che non tornavo sull'isola dei tesori a vederlo live, davvero troppi. Scusami Rouge.

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