3 ottobre 2014
LE COPERTINE ITALIANE PIU' BRUTTE
Se c'è una cosa che mi trasmette serenità è vagabondare in un negozio di dischi. Guardare le copertine, risconoscere gli album storici e cercarne sempre nuovi dettagli, incuriorirsi di fronte alle nuove, immaginandone i paesaggi musicali. E ogni volta è come girare per un museo, con le tele appese alle pareti e la storia della musica ad abbracciarti.
Peccato però che a grandi album talvolta corrispondano copertine non all'altezza, e se qualche tempo fa avevamo parlato delle cover più trash, stavolta, molto più semplicemente, parliamo di quelle brutte o banali che hanno costellato il panorama tricolore. Perché a volte capita che un album rimanga sullo scaffale per una copertina che proprio non ci piace.
QUANDO LA COPERTINA STONA di Antonello Vanzelli
"Non è per sempre" è il primo album degli Afterhours che ho comprato. Ci sono legatissimo, continua a piacermi molto - pur non essendo il loro lavoro che preferisco - ma quell'istantanea e quel culo, no, meglio passare oltre. Non che quella di "Germi" sia meglio...
I Tiromancino non sono tra i miei preferiti, ma hanno senza dubbio musicato pagine indelebili del pop italiano. Adoro la copertina di "La descrizione di un attimo", con quell'intuizione geniale del segnale stradale. Peccato però che "L'essenziale" sia davvero essenziale: inutile e buttata via senza pensarci troppo.
Anche ai grandi capita di sbagliare. E si, dico grandi perché le copertine degli 883 sono splendide: citazioniste (la copertina del numero 1 di Dylan Dog su "La Donna il Sogno il Grande Incubo" e la rovesciata de "La Dura Legge del Gol" che riprende le figurine Panini) e nerd: un fumettaro come me non poteva che adorarle. La copertina scelta da Max Pezzali per "Uno in +", tuttavia, la vedo come un incidente di percorso, un pastrocchio kitsch che è meglio dimenticare.
Se c'è un grande disco che non si merita la copertina che ha è "Il Dado" di Daniele Silvestri, che amo alla follia e a cui ho dedicato una sentita recensione qualche tempo fa. Non mi piace molto neppure la nuovissima "Il padrone della festa", ma anche in questo caso l'album è meraviglioso e alla fine è ciò che conta.
A Francesco Renga sono molto legato sin dai tempi dei Timoria, ormai lo saprete. La scelta di piazzare il suo faccione sulla cover e sul retro di "Tracce" - lavoro che ho sempre apprezzato, ne ho parlato qui - fu voluta e lui stesso in un'intervista radiofonica ai tempi la definì "un po' inquietante". Ecco, non avrei saputo trovare parole migliori.
Mina era ed è ancora una donna molto affascinante, ma anche molto intelligente. Ha spesso giocato col look e con la grafica, per realizzare opere provocatorie. Se andiamo però indietro nel tempo, che senso ha scegliere uno scatto così imbarazzante per la copertina del vinile? Come risposta basta il titolo della canzone...
"Sciò" uscì nel 1984 e fu il primo live di Pino Daniele. Il cantautore e chitarrista napoletano, non del tutto convinto delle registrazioni, era inizialmente contrario alla sua pubblicazione. Con questa sgradevole copertina ci misero sopra il carico da undici.
"Suonare Suonare", "Maestro della voce", "Si può fare"... Che album spettacolare "Suonare Suonare" della PFM, anno 1980. Una copertina così però me la sarei aspettata su un album di Casadei...
Considerando poi che con la cover di "Chocolate Kings" fecero indispettire gli americani (mai scherzare con la bandiera americana), diciamo che non avevano molto feelings nello scegliere le loro copertine.
"La Donna Cannone" di Francesco De Gregori non ha bisogno di presentazioni, uno dei must della musica leggera italiana. Il disegno della donna che si libra nello spazio è opera dello stesso cantautore romano, ma, nonostante da un lato sia suggestiva, non mi è mai conquistato. Mi prenderò insulti, ma la trovo mediocre.
Da "Catartica" a "Nella tua Luce", i Marlene Kuntz - a parte un paio di eccezioni, penso a "Uno" e a "Ho ucciso Paranoia" - non hanno mai particolarmente brillato per le loro cover. Cambia poco, contano le canzoni e "Nella tua Luce" resta uno dei migliori lavori ascoltati in Italia negli ultimi anni.
La cover del nuovo album del quarantaduenne Gianluca Grignani? A volte esagero... col photoshop.
Gli Articolo 31 che si abbuffano sulla copertina di "Messa di Vespiri"? Anche no, grazie.
Il Lucio Battisti più elettronico, quello sperimentale degli album con Pasquale Panella, non ha mai convinto le grandi platee. Non entro nel merito della qualità musicale, ma le copertine degli ultimi quattro dischi di inediti, beh, si commentano da sole...
"Radiofreccia" è un grande film, in ogni dettaglio, dalla colonna sonora alla copertina del cd. In generale, comunque, Luciano Ligabue ha sempre scelto bene le sue copertine, ma non tutte. "Lambrusco Coltelli & Pop corn" non si può definire la copertina ideale per un album rock di siffatta levatura. Ma con "A che ora è la fine del mondo?" è andata anche peggio, cover bruttina per un album discontinuo e poco a fuoco.
"...Squerez?" dei Lunapop era così fresco che esplose, vendendo uno sfracello, nonostante un titolo e una copertina discutibili.
Se facessi un articolo sulle cover più belle "L'era del Cinghiale Bianco" di Franco Battiato sarebbe ai primi posti. Quella di "Clic" è meno riuscita, per usare un eufemismo...
"Una storia semplice" dei Negramaro ha una copertina fin troppo semplice, per rimanere in tema. Quella de "La finestra" mi piace ancora meno. Trasmette tristezza e malinconia.
I vincitori assoluti di questa classifica, però, sono i miei amati Litfiba. Difficile decidere la copertina più brutta, sarebbe come scegliere se andare con Rosy Bindi o con Angela Merkel.
E dopo tante cover tra il grossolano e il banale, chiuderei con la copertina del prossimo disco di Fiorella Mannoia, una doppia antologia in uscita il 21 Ottobre. Elegante e di rara grazia, è davvero una meraviglia per gli occhi.
E voi, quale copertina proprio non riuscite a sopportare?
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7 commenti:
Sono stato d'accordo per quasi tutte, ma per quelle dei negramaro no. Le trovo azzeccatissime, sia per la copertina in sè e sia per il collegamente con l' album stesso.
Sono stato a lungo indeciso se inserirla o meno, sono sincero. A me trasmette malinconia, nei colori e nelle forme, ma rispetto la tua opinione. Del resto, si parla solo di copertine e ognuno al riguardo ha i suoi gusti :-)
Quella di Clic è perfettamente in linea con la musica che c'è dentro, senza contare che copertina interna e libretto fanno il resto
Le copertine "bianche" dell'ultimo Lucio Battisti, trovano ragion d'essere nell'essenzialità delle musiche e negli straordinari testi del grande Panella. Era tutto legato da un un sottile filo conduttore. Credo che un giudizio esclusivo sulle copertine sia limitativo. E poi...i disegno sono del grande Lucio....: si amano a prescindere! :-)
Non lo metto in dubbio, ma la componente musicale non l'ho minimamente tenuta in considerazione. Le mie valutazioni sono puramente estetiche e quella copertina per me è banale e brutta. Non a caso non se la ricorda nessuno, a differenza delle cover meravigliose fatte giusto pochi anni dopo :-)
Su alcune concordo, su altre no, ad esempio quelle di Battisti nella loro semplicità a me piacciono molto (come la musica che ci sta dentro...)
Non ho capito se Chocolate Kings con la bandiera americana la critichi oppure riporti solo i fatti... a me è sempre piaciuta molto...
Ligabue ne ha fatte peggio(sia di copertine che di album)
La donna cannone potrei anche essere d'accordo con te, però anche De Gregori ne ha fatte di più brutte.
Suonare suonare sono d'accordo. Disco stupendo copertina molto meno.
La rana dei Lunapop a me ha sempre colpito molto in positivo...
Clic di Battiato è molto essenziale, forse più di quelle di Battisti, è bruttina non lo nego, però del primo Battiato in quanto a copertine mi piace molto meno ZA, quello con il tetto.
Ci avrei messo anche la copertina di Sugo di Eugenio Finardi.....
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