13 gennaio 2015

INTERVISTA A RICCARDO SINIGALLIA




Siamo tutti dischi che aspettano che qualcuno li ascolti e dica: che bella musica sei. Riccardo Sinigallia ha dovuto lottare, ha ingoiato bocconi amari e vissuto momenti difficili, ma ora è qui, è l'artista del momento. Intimo, delicato, arrabbiato, sincero... Il suo "Per Tutti" è stato uno dei dischi dell'anno, forse il migliore in assoluto. Siamo tutti dischi, ma Riccardo Sinigallia è un disco a parte, uno di quelli che ti fanno capire che si, la musica è intangibile, ma come ti tocca lei, nessuno.

                  UN DISCO A PARTE di Antonello Vanzelli e Antonio Chimenti

Era da tempo che speravo di intervistarlo, da quando mi innamorai di "Bellamore", una di quelle canzoni che più passa il tempo più regalano luce. Il cerchio si è chiuso e lo ringraziamo per l'infinita gentilezza mostrata. Ecco le sue parole a Mexicotears. 

Ciao Riccardo, alla luce dei tanti anni di carriera e di produzione, se potessi dare un consiglio al Riccardo Sinigallia degli inizi cosa gli diresti?
Hai ragione tu e lo sai, quindi non perdere altro tempo. 

In un’intervista hai detto che gli album prodotti a Niccolò Fabi e Max Gazzè (tutti grandi successi di pubblico), li sentivi come dischi tuoi, ma che sicuramente c’era anche qualcosa di sbagliato. Cosa?
Principalmente proprio il fatto che li sentissi come miei dischi, da un lato mi faceva dare tanto, ma dall’altro creava imbarazzi e sofferenze a tutti.

Sento molto mio il passaggio di “Invece io” in cui canti “Io fatico a lasciare l’inverno soprattutto perché tu non sei qui vicino a me, che mi hai fatto sentire più adatto, a spogliarmi e a sorridere a tutti, tu che conosci bene la tua nudità e invece io...”, proprio per la mia difficoltà ad accettarmi e un certo tipo di pudore misto a vergogna. In un mondo di artisti che cantano per stereotipi, quanto è difficile essere così onesti, privi di filtri, nel cantare di certi profondi interiori?
E’ la cosa che più mi emoziona ed è il punto di partenza, sia nel testo che nella musica, perché io possa ritenere un artista degno di essere ascoltato. Questo non significa necessariamente che diventi scuro, patetico o autoreferenziale. Ma per me in questo sport è necessario denudarsi prima di cominciare la partita.

Quando ho ascoltato “Prima di andare via” è stato come tornare allo stesso bar e ritrovarci un caro amico. Il testo però racconta di quanto sia difficile vivere di musica oggi in Italia... E’ vero che senza Sanremo forse avresti mollato e cambiato mestiere? Saresti riuscito a scrivere musica solo per il tuo piacere personale? 
Non credo che sarei riuscito ad abbandonare la musica totalmente, ma avrei sicuramente cominciato a cambiare le strategie per la sopravvivenza della mia famiglia, non è che ora questa problematica sia definitivamente risolta, ma ho un po' di tempo in più per trovarle (sorride, ndr).


Piccola curiosità: perché la citazione dei Sex Pistols in copertina? Mi sembrano lontani dai tuoi panorami musicali…
Le distanze di genere per me sono sempre relative, inoltre sono cresciuto con un’attitudine punk rock che credo si senta anche nell’approccio che ho con la composizione.

Una delle canzoni che fanno più male è “Io e Franchino”. “Chi mai potrà perdonarci dovrà cominciare da sé. “ Hai qualche conto da saldare al tuo passato, qualcosa che ti devi far perdonare? E chi è Franchino?
Franchino è la persona con cui sono cresciuto dai 18 ai 30 anni, un’amicizia importante con cui ho condiviso tutta la ricerca umana e artistica negli anni fondamentali. Il tipo di impegno che la musica ci ha chiesto per il modo romantico in cui la abbiamo sempre vissuta ci ha avvicinato come raramente succede. Nessun senso di colpa, questo è il senso di quel pezzo.

C’è un qualcosa della tua musica di cui non si è mai accorto nessuno?
Molte cose, ma nessuno forse non direi.. Direi la maggior parte, fortunatamente ci sono ancora degli ascoltatori attenti e con sviluppati strumenti di analisi, e alcuni - pochissimi - illuminati che la mia musica ha avuto la fortuna di aver incontrato e probabilmente incuriosito. In generale, per quello che vedo in giro, ritengo di essere fortunato e di avere un pubblico piccolo ma di grande livello.

Nell’attuale panorama italiano, una canzone come “Per Tutti” è un ingranaggio che spacca tutto dall’interno. Un flusso di coscienza cattivo... Con chi sei arrabbiato? Senti di aver più dato o ricevuto dal mondo discografico?
Non credo sia solo relativo al mondo discografico, è un problema molto complesso e più ampio, politico direi.. E si, sono molto arrabbiato, ma anche molto stanco.


La tua musica la sento molto emozionale, come se invece di star sul palco e lontano, volessi stare al fianco di ogni tuo ascoltatore. E’ cosa rara. La musica da ascoltatore la vivi in modo emozionale o a volte ha il sopravvento la tua esperienza di musicista e produttore? C’è qualche artista che ti ha colpito ultimamente?
Impossibile scindere l’ascoltatore dal musicista, ma per fortuna credo di avere un approccio abbastanza scevro da pregiudizi tecnici. Sicuramente non riesco ad essere affascinato dai trucchi che riconosco. Ma se la scrittura e l’esposizione sono sinceri ed interessanti per me, il gioco è fatto.
Bombino ed Edda, sono solo 2 nomi ma mi hanno coinvolto totalmente negli ultimi tempi.

Se posso permettermi, mi sembra che questo album mostri i giusti equilibri, quasi si fosse chiuso il cerchio con i primi due album. Quanto è stato difficile calibrare gli ingredienti a dovere per incidere un disco “Per tutti”?
Credo solo che sia più equilibrato per l’Italia, perché i due precedenti probabilmente erano troppo staccati dal contesto provinciale in cui operiamo. Poi Sanremo, la televisione e i riconoscimenti fanno sembrare le canzoni più riuscite e tutto è più facile.

“Non è più come prima” è disincanto e amarezza. Cosa ha detto tuo padre quando l’ha ascoltata?
Non ne abbiamo parlato.

Cosa ti fa incazzare? E cosa rimette tutto a posto riportando il sorriso? 
Mi fanno incazzare i pregiudizi, la mancanza di un’autentica opinione personale, la scelta indirizzata.
Quando c’è la sincerità (non la verità), la naturalezza di un gesto o di una parola tutto torna bellissimo.

Ricordo bene gli Elettrojoyce di Filippo Gatti e i suoi tappeti rock, molto distanti dalle tue atmosfere, a cavallo tra Battisti e i Kraftwerk. Tra voi c’è un’amicizia di lunga data. Cosa vi ha accomunato?
Presupposti, ricerca, passione e qualche cazzata (sorride nuovamente. ndr).


Riccardo Sinigallia è uno che ha avuto meno di quanto meritasse, lo dico io. E Filippo Gatti a braccetto con te. Visto che ci siamo, chi altri secondo te ha avuto meno di quanto meritasse?
Tanti, troppi. Più ne nomino e più è doloroso lasciarne fuori qualcuno. Diciamo che se per assurdo invertissimo totalmente le cose e mettessimo in vetrina i musicisti che non hanno avuto riconoscimenti con quelli che ne hanno avuti negli ultimi venticinque anni secondo me il livello della musica italiana sarebbe molto più alto. C’è stato molto impegno da parte dell’industria discografica nell’investire sul poco talento poetico e sul fattore estetico (facendolo passare per carisma o capacità di qualche tipo) . Il risultato lo conosciamo. Preferisco anche io un calciatore ad un artista mediocre. 

Sei un uomo felice?
Si, ma anche una donna depressa.

2 commenti:

Blackswan ha detto...

Uno dei pochi grandi cantautori di questo paese: ogni suo disco è una gemma.

Antonello Vanzelli ha detto...

Concordo con te caro Nick, è di un'altra categoria.