1 aprile 2015

RITORNI IN GRANDE STILE




Io e lo shopping ci amiamo come Noel Gallagher e suo fratello Liam. Quando io e la mia fidanzata siamo in giro, sigliamo un armistizio: lei continua serena a godersi le gioie - tutte femminili - dello shopping all'ombra della Madunina e io vado a spiaggiare al bar della Feltrinelli. Un bombolone alla crema, un'acqua tonica e un paio di biografie musicali: non mi serve nient'altro. Ho cosi avuto modo di scoprire - prima di comprarla - l'intensa biografia di Paola Turci "Mi amerò lo stesso". Del suo incidente d'auto del 1993 avevo già raccontato qui, ma sentirlo dalle sue parole, dai suoi vibranti ricordi è stata un'altra cosa. E' un racconto privo di maschere, che va a toccare corde molto intime, sia in chi scrive che in chi legge. Come quando confida che per dormire deve esserci il buio più assoluto, perché dopo l'incidente non riesce più a chiudere completamente l'occhio destro. Mi piace pensare che con la copertina del suo nuovo disco - il suo volto a nudo, senza più un velo tra i suoi occhi ed il mondo - si sia definitivamente chiuso il conto col passato...

                            PICCOLO SPAZIO NOVITA' di Antonello Vanzelli

Ha scelto una foto di Ilaria Magliocchetti Lombi, un primo piano diretto, senza fronzoli, per presentare la sua nuova fatica discografica: tre inediti e dodici grandi brani del suo passato riarrangiati per l'occasione grazie alla supervisione di Federico Dragogna dei Ministri (dietro alla consolle anche per il meraviglioso "Costellazioni" de Le Luci della Centrale Elettrica). A fare da apripista al disco "Io sono", scritta da Francesco Bianconi dei Baustelle e Pippo Kaballà.

"È una canzone che mi ha fatto compagnia sin dai giorni in cui questo album è stato concepito, nell’autunno del 2014; ha avuto la capacità di mettermi davanti ad uno specchio mostrandomi con 'dolcezza e inquietudine' chi fossi, rispecchiando con semplicità e purezza chi sono. Per questo motivo 'Io sono' è diventato anche il titolo del disco". Paola Turci

Negli ultimi anni l'artista romana ha scelto un percorso diverso, più ricercato e raffinato. E questo nuovo episodio ci regala nuova luce: ritmo sostenuto con un vado retrogusto Anni '80 nella strofa; il testo è certo meno corrosivo de "La Mangiatrice di uomini" (singolo di pochi anni or sono e anch'essa a firma Bianconi), ma non meno incisivo. Musicalmente è come colla a presa istantanea, si lascia ascoltare con piacere, ricordando certi episodi del suo amico Max Gazzè. Un gran bel ritorno, di una che si, ha imparato a amarsi lo stesso.


Quando si parla di Enrico Ruggeri mi è difficile riuscire ad essere obiettivo, lo ritengo uno dei più fulgidi esempi del nostro cantautorato. Mi è spiaciuto non vederlo in gara a Sanremo, si è tirato indietro perchè era in ritardo con la chiusura del suo nuovo disco. Probabilmente avrebbe presentato la raffinata "Tre Signori", in cui omaggia da par suo Giorgio Gaber, Enzo Jannacci e Giorgio Faletti. Testo meraviglioso, musica non del tutto incisiva se posso dirlo. Al contrario della nuova "Centri Commerciali": inizio tastieristico, un effetto elettronico molto eighties a colorare l'aria sino a quando non entra Luigi Schiavone con la tua sei corde e immediatamente la mente torna alle migliori ballate rock della sua carriera. Vite bloccate in tangenziale, adolescenze in loop nei centri commerciali e un futuro intrappolato da catene invisibili ma ben salde: un'altra grande prova letteraria del Rouge, che dopo lo strepitoso "Frankenstein" (che avevamo recensito qui), dimostra ancora una volta di avere tanto da dire e da dare alla musica italiana.



Matthew Bellamy, il leader dei Muse, è uno che con la musica sa giocare, sa scomporla e ricostruirla a suo piacimento. Con la tavolozza del pentagramma dinanzi, spennella le sue influenze rock mischiandole con i colori più disparati, dalla classica al progressive passando per pop e dubstep. Ne trovo pochi in giro con la sua maestria, lo dimostra il primo singolo di "Drones", il nuovo disco in uscita il 9 giugno: sto parlando di "Dead inside", dato in pasto ai fan pochi giorni fa con queste parole:
"Qui inizia la storia dell'album: il protagonista perde la speranza e diventa 'Dead inside', quindi vulnerabile alle forza oscure introdotte in 'Psycho', le quali scaturiscono nelle altre canzoni dell'album, prima di riuscire a sconfiggerle ribellandosi ad esse e dominandole nel corso della storia".

Maestria dicevamo, venata da un pizzico di sana malizia. "Dead Inside" segue infatti le orme di singoli come "Madness" e "Undisclosed Desire", tanto accattivanti - e ammiccanti alle grandi platee - quanto piacevoli. Base che martella ossessiva spingendo sull'elettronica e Bellamy che zigzaga da par suo, sciorinando falsetto, prima di un finale in crescendo di grande impatto.
Qualcuno ha storto la bocca, facendo paragoni ingenerosi oltre che fuoriluogo ("mi ricorda molto Britney Spears, con bassi un pochino più distorti. Ritornello finale U2", cit.): si dice il peccato ma non il peccatore. A me "Dead Inside" non dispiace affatto, tutt'altro, e ascoltando anche l'adrenalinica e grintosa "Psycho", altro estratto del disco, mi viene l'acquolina in bocca. L'appuntamento è al 9 giugno col disco e per il 18 luglio con il Rock in Roma, comincia il countdown.

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