8 giugno 2015

LE CANZONI CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE




Maria Grazia era di Avetrana, paese che non ha bisogno di presentazioni. Lei ed io abbiamo avuto una storia molto dolce tanti anni fa, ne conservo polaroid di gioia. Quando sorrideva il mio mondo si fermava, eppure il suo sguardo era velato da un alone di tristezza. L'intimità con lei era difficoltosa e col tempo riuscì ad aprirsi, spiegandomi il perché: era stata molestata da un suo zio appena ragazzina. Non lo sapeva nessuno, nemmeno i suoi genitori: se suo padre l'avesse scoperto, l'avrebbe ucciso di botte. Tra me e lei non funzionò, giravo per il mondo per lavoro e lei aveva bisogno di una persona vicino. Ci risentimmo l'ultima volta nel 2010, quando ero in Norvegia: mi disse di aver trovato quello giusto e le augurai tanta felicità. Non so se sia Avetrana ad essere un posto malato o sia solo una triste combinazione, ma mi piace immaginarla felice, con due marmocchietti che le corrono intorno con i suoi stessi occhi cielo, che spero finalmente si siano liberati di quell'alone di tristezza.

            CANZONI CONTRO GLI ABUSI SULLE DONNE di Antonello Vanzelli

Qualche tempo fa ho parlato delle canzoni contro la mafia (qui), mi sembrava doveroso trattare un argomento altrettanto spinoso: il femminicidio e gli abusi sulle donne. E' riaffiorata Maria Grazia ed è riaffiorata anche una canzone di quando ero piccino. Avevo solo 9 anni quando nel 1988 Luca Barbarossa presentò a Sanremo "L'amore rubato". Non potevo comprendere il senso di quelle parole, che però anni dopo ficcarono le unghie nella carne. Una musicalità soffusa, tenue, ad accompagnare un testo che muove la telecamera dalla vittima al violentatore, grondando dolore:
"Adesso muoviti fammi godere, se non ti piace puoi anche gridare
tanto nessuno potrà sentire, tanto nessuno ti potrà salvare."
Piacque in particolar modo a Franca Rame che gli inviò un telegramma per complimentarsi. La Rame ci era passata, sentiva quella canzone addosso: nel 1973 fu sequestrata da militanti di estrema destra (mandati da feccia facente parte delle forze dell'ordine) e violentata a turno. Una pagina triste, una canzone bellissima.


Leggenda metropolitana narra che la deliziosa "Gioco di Bimba" de Le Orme tratti di abusi sessuali su una ragazzina. L'atmosfera fiabesca della partitura musicale si contrapponeva ad un testo che poteva far pensare ad una storia di violenza (come ancora riportato da Wikipedia). No, e ci ha pensato lo stesso autore Antonio Pagliuca a chiarire l'equivoco: parlava della sua fidanzatina adolescenziale e del suo primo grande amore, nulla di scabroso insomma. Non come "Carmen Colon" di Lucio Dalla (1975). Il testo gli fu scritto da Roberto Roversi, che si era ispirato alle sanguinarie gesta dell'Alphabet Killer. All'inizio dei Settanta, aveva ucciso tre bambine, tutte con nome e cognome con la stessa iniziale: Wanda Walkowicz, Michelle Maenza e appunto Carmen Colon. Per lungo tempo le bimbe con questa caratteristica vennero tenute in casa, ma dell'assassino si persero le tracce: era morto? Lo avevano arrestato? Nel 2013 un uomo è stato condannato per alcuni di questi omicidi, ma su certe storie rimane sempre un punto interrogativo e una scia di tristezza. Carmen Colon aveva solo dieci anni...


Roversi - appassionato di cronaca nera - tratteggiò tutto in maniera dettagliata, al punto tale che l'Interpool volle sentirlo. Pare che certi particolari fossero a conoscenza solo degli inquirenti, ma lui mostrò i ritagli di giornale a cui si era ispirato e chiarì tutto. E sempre un articolo di giornale fece scattare la scintilla a Steven Tyler degli Aerosmith quando scrisse "Janie's Got a Gun" (1989). Era la storia di Janie che, dopo aver subito abusi dal suo stesso padre, prende la pistola e si fa giustizia. Gli spigoli del testo vennero limati su richiesta della casa discografica, non il video - girato da David Fincher -, talmente crudo che MTV decise di non passare. Fece molto per il femminismo "Woman is the Nigger of the World" di John Lennon con la Plastic Ono Band. L'ex Beatles la pubblicò nel 1975, paragonando la donna ad uno schiavo nero e con quel "Nigger" si attirò non pochi strali polemici, ma scosse le coscienze. Lennon - che per anni aveva gozzovigliato a base di groupies bendiposte - riuscì a sfruttare il megafono della sua notorietà, dopo esser stato imbeccato su certi temi dalla sua compagna. Almeno una cosa buona Yoko Ono l'ha fatta...


Maria Grazia e uno zio, come quello cantato da Carmen Consoli in "Mio Zio", con cui vinse il Premio Amnesty Italia 2010. Tante sono le storie di incesti familiari, di affetto deviato, di famiglie incatramate da ipocrisie: "un teatrino dell'orrore" lo definì la stessa cantantessa. Una canzone importante, mostruosa nel suo realismo, quello di una bambina a cui la sua famiglia non crede quando indica il mostro. Fantasia o fatti di cronaca nera... Alcune canzoni però grondano vere lacrime, quelle di chi le ha scritte. Come "Hands Clean" di Alanis Morrissette, che quando aveva solo 14 anni subì delle pressioni per intraprendere una relazione col suo produttore, allora 29enne. In un'intervista lo definì uno "stupro legalizzato". A soli 14 anni, davvero molto triste. Accadde di peggio a Tori Amos. Era l'alba dei Novanta quando dopo un concerto un fan le chiese un passaggio. Lei inconsapevolmente accettò con piacere. Dopo pochi chilometri lui tirò fuori una pistola e le ordinò di spogliarsi... Non serve narrare il resto. La cantautrice statunitense raccontò quella drammatica esperienza in "Me and a Gun", cantata a cappella, senza musica, per far capire che la vita sarà anche una scatola di cioccolatini, ma ad alcuni toccano quelli marci.

4 commenti:

Leonardo Salvaggio ha detto...

Mi aspettavo di trovare in questo articolo anche "Mary" dei Gemelli DiVersi. Non ti è venuta in mente?

Antonello Vanzelli ha detto...

Certo che mi è venuta in mente. Per dire, i Club Dogo nell'ultimo disco hanno fatto una "Mary 2.0", una mezza scopiazzatura. Ma è solo una delle tante, ho intenzione di fare un altro articolo sull'argomento ;-)

-Alma- ha detto...

A me invece è venuta in mente "Little Susie" di Michael Jackson, storia vera di una bambina che dopo tante disgrazie che l'hanno resa orfana su affidata al nonno che abusò di lei per due lunghi anni, fino a quando un giorno, ubriaco, uscì lasciandola sola in casa dove trovò la morte per mano di qualcuno che entrò per svaligiarla. E la triste voce di Michael Jackson canta delle richieste di aiuto della bambina che mai furono ascoltate.

Sai destreggiarti con grande delicatezza anche in articoli toccanti come questo, Vanz, i miei più sinceri complimenti :)

Antonello Vanzelli ha detto...

Ciao Alma, non conoscevo "Little Susie", altra storia straziante, ma del resto Michael Jackson aveva una delicatezza d'animo fuori dal comune...