23 giugno 2015

LEGGENDE METROPOLITANE




Viviamo in un perenne Grande Fratello. Si è perso il gusto del mistero, ogni cosa è subito fotografata/ripresa e socialnetworkizzata. Nonostante sia lontano il fascino di qualche decennio fa (quando bastava un'istantanea sfuocata dello Yeti o del Mostro di Loch Ness) resistono piccole leggende metropolitane, pane fresco per chi subisce il canto di sirene di questi argomenti. Leggenda vuole che Hello Kitty sia disegnata così perchè la sua creatrice ebbe una bimba nata senza la bocca. E' ahimè vero, la piccola si chiamava Kitty e morì prematuramente; suo papà scrisse "Ciao Kitty" su un foglietto disegnando una gattina e da lì... Il mare è da sempre foriero di storie ai confini del cinematografico. Non c'è bisogno di arrivare al famigerato Triangolo delle Bermuda: nel 1962 nel canale di Sicilia la Hedia sparì nel nulla con 19 italiani a bordo. Non si è mai saputo che fine abbia fatto, nè cosa trasportasse. L'allora presidente del Consiglio Fanfani disse: "Per venti persone non si può fare una guerra". Uno dei tanti misteri irrisolti del nostro dopoguerra, meglio parlare di altro no?

                        SCAZZI, ANELLI E GIORNI ALL'INFERNO di A. Vanzelli

Passiamo quindi alla musica. Una delle leggende più curiose riguarda Gianluca Grignani e la sua presunta morte. Non mi riferisco alle bufale che escono sul web un giorno si e l'altro pure, ma di un periodo in cui tutti pensarono sul serio che fosse morto. Bisogna risalire ai fasti di "La mia storia tra le dita", che esplose prima da noi e poi in Sudamerica. Era in tour in Cile, ma dopo una burrascosa ospitata in tv, il Joker decise di scappare via, senza avvisare nessuno: "All'insaputa di tutti, ho mollato di punto in bianco il tour, per fuggire in un posto qualunque con Marcela (la sua fidanzata dell'epoca, ndr). Mentre giravamo per la Pampa, ha cominciato a circolare la voce che io fossi morto. Sia in Italia che in Sudamerica si era diffusa la convinzione generale che il cantante Gianluca Grignani fosse passato a miglior vita in circostanze misteriose. Il bello è che io non ne sapevo nulla, e che non ne avrei avuto neanche il sentore per un mese buono."

Non c'erano i cellulari, non c'era internet: altri tempi. Scappò via dagli impegni e dai lacci della casa discografica - "La fabbrica di plastica" appunto (a cui avevamo dedicato una lunga recensione) - per godersi una vita on the road fatta di sesso droga e rock 'n roll, come probabilmente avrebbe fatto qualunque ragazzo della sua età.
"Sbarcato in Italia, ho scoperto di essere morto. E' divertente che, a distanza di anni, io possa scherzare su queste cose... Dopo averci riso sopra per un po', ho pensato fosse il caso di smentire questa voce un po' scomoda. Da lì la famosa foto apparsa su parecchi giornali con il cartello "Sono vivo e mi faccio solo di Nutella". (...) In Italia la notizia ha fatto subito il giro e sono tornato nel mondo dei vivi. In Sudamerica pare che, ancora oggi, qualche dubbio sia invece rimasto." Tratto da "La mia storia tra le dita" - Rizzoli 2010

Sarà rimasto qualche dubbio ma "La mia storia tra le dita" è diventata un evergreen oltre che da noi anche in Sudamerica, segno che le canzoni, quella buone, travalicano ogni leggenda.


Abbiamo parlato di morti immaginari ("Paul is dead?" sulla presunta morte di Paul McCartney poi sostituito da un sosia) e di dipartite non prive di dubbi come quella di Brian Jones degli Stones (di cui avevamo parlato qui); abbiamo narrato di mirabolanti giochini erotici e di cantanti coprofagi... La storia del rock però brulica di curiosità che ballano sul ciglio della fantasia. Ad esempio, il grande Bruce Dickinson, frontman degli Iron Maiden, da giovane avrebbe spaccato un lampadario con un acuto. Del resto c'è un motivo se gli avevano affibbiato il nomignolo "Air Raid Siren" (sirena degli attacchi aerei). Leggenda vuole anche che durante un concerto particolarmente sfigato in cui saltò l'impianto di amplificazione, Dickinson continuò l'esibizione riuscendo a farsi sentire da tutta la platea. E' successo davvero? Non lo so, ma con quella voce...

Per spiegare che il rock e il satanismo a volte abbiamo avuto strani legami basterebbe parlare un po' di Jimmy Page del Led Zeppelin e dei messaggi nascosti in "Stairway to Heaven", ma non è questo il momento. Qualcuno tempo fa ipotizzò che anche gli Eagles avessero qualcosa di diabolico alle spalle, e per la precisione nella foto sul retro di "Hotel California". Nel riquadro apparirebbe Anton LaVey, ovvero lo scrittore della "Bibba Satanica". Solo una coincidenza? Ed è solo una coincidenza che nell'album ci sia una canzone intitolata "A Good Day in Hell", buona giornata all'inferno? Il gruppo riguardo queste insinuazioni buttò tutto in scherzo, ridendoci su e parlando di semplici coincidenze. Peccato che poi arrivò Larry Stalter, il loro manager, a chiarire in un'intervista che da ridere c'era ben poco. Gli Eagles non erano adepti della Chiesa di Satana ma avevano ottimi rapporti con essa. E da lì sono pian piano venuti alla luce riferimenti diabolici sparsi un po' ovunque e particolari su cui riflettere. Chi l'avrebbe mai detto...

Immagine tratta da Centrosangiorgio.com

Cambiamo discorso e passiamo ad una storiella riguardante una delle schegge folli del punk. Sto parlando di Sid Vicious, di cui si dice che le ceneri siano state gettate all'aeroporto di Heathrow e continuino a circolare negli impianti di aerazione dello scalo londinese. Ci pensò Malcolm McLaren a spiegare com'erano andate sul serio le cose: "Sua madre le fece cadere a terra in un bar e vennero spazzate via da una cameriera". Preferivo l'altra versione.

Avevamo raccontato tempo fa in questo pezzo del tragico epilogo dei Lynyrd Skynyrd, una piccola leggenda circola anche su di loro e trae linfa dall'acredine che era nata tra la band e Neil Young, colpevole di aver criticato il Sud degli States in due suoi pezzi, "Alabama" e "Southern Man". Il gruppo di Jacksonville se la legò al dito e scrisse "Sweet Home Alabama" in cui rispose per le rime:
"Bene, ho sentito mister Young cantare di lei. Bene, ho sentito il vecchio Neil umiliarla.
Bene, spero che Neil Young si ricordi che un uomo del sud comunque non ha bisogno di lui."
Da qui nascè appunto la leggenda. Fin dalla sepoltura del cantante, sono circolate voci insistenti secondo le quali Ronnie Van Zant fu seppellito con una t-shirt di Neil Young addosso, quale segno di maledizione nei suoi confronti. Sarebbe stata una cosa di pessimo gusto e infatti non corrisponde al vero. Van Zant e Neil Young col tempo si sono chiariti, con attestati di stima reciproci. E a chiudere definitivamente la questione ci pensò lo stesso Young nella sua biografia: "La mia canzone Alabama si è largamente meritata la stoccata che mi diedero i Lynyrd Skynyrd con quel loro grande disco. Quando la sento oggi, non mi piace il testo. È accusatorio e sussiegoso, non pienamente ponderato e troppo facile da fraintendere".


E direi di chiudere con qualcosa di leggero, una storia di belle signorine e di anelli. Proprio un anello rimase sullo stomaco a David Bowie: avrebbe voluto regalarlo alla sua fidanzata, ma quando entrò nella sua stanza la trovò a letto con un altro. Senza perdere il suo aplomb nascose il gioiello e chiese: "Vi va una tazza di te?". Peggio andò a Barry Gibb dei Bee Gees: si dice girasse sempre con un anello d'oro in tasca, pronto all'evenienza. Quale? Ogni volta che trovava una donna affascinante, lo tirava fuori dicendo: "Perdonami, mi sono innamorato di te appena ti ho visto. Questo è per te, per dimostrarti che non voglio solo portarti a letto, io voglio sposarti!". Il gioco durò a lungo, sino a quando ad un concerto si presentarono in parecchie, tutte con l'anello al dito e Gibb invece di suonare, fu suonato per bene. Storie di anelli, ma solo una di queste due è vera, l'altra è solo leggenda appunto. Quale delle due? Provate a indovinare...

2 commenti:

-Alma- ha detto...

Beh, io il cambio di rotta di David Bowie me lo aspetterei da uno come lui. In fondo sono tante le storie che circolano sui suoi "giochini di letto" quindi non mi stupirei se dal partire con una proposta di matrimonio fosse finito ad offrire del tè alla sua signora e all'amante e non mi stupirei nemmeno se sapessi che alla fine si fosse unito a loro!
Però quella di Barry Gibb mi ha fatto proprio ridere, non saprei cosa scegliere :)

Che tristezza quella su Sid Vicious, sua madre è sempre stata un disastro, figuriamoci...

E che dire di Hello Kitty, mi ha spiazzato, se fosse vera sarebbe senza dubbio la più triste di tutte. Se si pensa poi a quante bimbe e ragazze hanno la famosa gattina stampata praticamente su tutto...

Le leggende metropolitane mi affascinano molto e non manco mai di leggerle quando mi capitano a tiro, soprattutto qui, grazie e complimenti :)

Antonello Vanzelli ha detto...

Scusami del ritardo della risposta Alma. Si, la storia di Hello Kitty sembra sia vera, verissima, e in effetti è molto triste.
Riguardo al finale non dico nulla, proprio perché sono entrambe verosimili e preferirei non togliere la sorpresa a chi legge :-)))