19 dicembre 2013

IL RITORNO DEGLI AUTARCHICI





Era l'inizio degli anni zero. Con un'amica si discuteva di musica e lei affermava che gli anni '90 avevano sfornato poca musica interessante, o comunque, oltre ai nomi conosciuti, c'era ben poco. A suo avviso, tutto era finito negli anni '70 e '80: non c'erano più band come i Led Zeppelin, gli Who, gli Area, o cantautori come De Andrè e Gaetano. Io al contrario sostenevo che era presto, che bisognava lasciar sedimentare le cose: i grandi vengono sempre fuori alla distanza.
Oggi: 2013 moribondo e 2014 lì lì per nascere. Eccomi sotto il palco dell'Hiroshima Mon Amour, storico locale torinese, con la mia fida Canon. L'età media del pubblico travalica i 35anni: finalmente! Dopo l'ultimo concerto hipster a cui ero stato, mi ha rincuorato non essere il più anziano in sala.

              MASSIMO VOLUME - TORINO 13.12.2013 di Vito Possidente

Motivo? Siamo qui per ascoltare i Massimo Volume, uno dei gruppi partoriti da quei famigerati anni '90 e realtà a sè stante. Dopo la reunion per il Traffic 2008 ed a quasi vent'anni dal loro esordio con "Stanze", la band bolognese è tornata a farsi sentire sulla scena dell'indie rock italiano - ha ancora senso questa distinzione...? - con lo splendido "Cattive Abitudini" del 2010. Ora è di nuovo in giro per promuovere l'ultimo lavoro di studio, "Aspettando i Barbari", disco "volutamente autarchico" (cit.) infarcito di citazioni e richiami e dalle atmosfere scure, in cui per la prima volta trova spazio anche qualche spruzzata di elettronica.A detta dei fighetti indie che stilano le classifiche di fine anno, è tra i migliori dischi italiani del 2013. Io ammetto la mia ignoranza e spiattello subito che l'ho ascoltato poco, ma di sicuro è un lavoro molto valido, in cui riluce distintamente la poetica di Emidio Mimì Clementi. E si, è lui il Mimì citato da Manuel Agnelli degli Afterhours nella splendida "Bye Bye Bombay".

L'apertura affidata ai "The death of Anna Karina" per me dura poco, essendo arrivato in ritardo grazie alla GTT, e dopo uno strano intermezzo reggae tra i due live, Clementi e soci si presentano sul palco in completo silenzio ed iniziano - "che ci piaccia o no" (cit.) - con "Dimaxion Song" e "Dio delle zecche", sempre dall'inquieto "Aspettando i Barbari", a cui dedicano tutta la prima parte del concerto.
Clementi non canta ma recita, declamando le sue poesie. E' un recitare composto, che si contrappone alle movenze ed alle sonorità taglienti delle chitarre di Stefano Pilia ed Egle Sommacal, e del basso da lui stesso suonato. Dietro alla batteria, invece, è Vittoria Burattini a dettare il ritmo, preciso e potente nell'incedere.
Sorprendentemente, il "recitare" mantiene stessa forza e mordente del disco anche dal vivo (provare l'effetto della meravigliosa "La cena" per credere), ed il pubblico (che sembra più quello di un reading) rimane assorto. Quasi non si lascia trasportare dal ritmo, ma resta ad ascoltare, facendosi cullare dal perfetto accompagnamento sonoro della musica.
La scaletta, come detto, pesca a piene mani dall'ultimo lavoro, motivo per cui di solito non vado mai alle date di promozione del disco, ma preferisco la seconda tornata di live. Non mancano ovviamente pezzi del passato. Risuonano ancora in me gli stupendi "Litio" e "Fausto", tratti da "Cattive Abitudini", e che dire di gemme ancor meno recenti come "Primo Dio", "Altri nomi" o "Fuoco Fatuo". E' con questi che tornano sul palco dopo la seconda pausa, il tutto in quasi 2 ore di concerto, che nonostante fosse in calendario in un jasoniano venerdì 13, non ha riservato nulla di orrorifico, meritava anzi di essere vissuto tutto fino in fondo.

Oggi: 2013 moribondo e 2014 lì lì per nascere, abbiamo definitivamente capito che i Novanta ci hanno lasciato un'ottima scena musicale, sfaccettata e profonda: dal grunge (che non contempla solo i Nirvana) alle contaminazioni tra i diversi generi, dall'evoluzione dell'elettronica (andata ben oltre i synth) al britpop e al pop-punk, dal brixstol sound ad una prolifica genia indipendente italiana. Tra le cose da conservare di quegli anni, sì, io ci metto i Massimo Volume. Chissà che ne direbbe la mia amica...

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