2 dicembre 2013

SOGNI DI MUSICA E PAROLE



 

Italia, popolo di santi, poeti e navigatori. Questo tanto tempo fa. Non sto a dilungarmi sul perchè i santi siano diventati pedofili e i navigatori degli assassini di gente in crociera. I poeti no, ci sono ancora, anche se non li legge più nessuno. Tutti scrivono e nessuno legge, infatti siamo uno dei popoli più ignoranti d'Europa. I veri poeti degli ultimi decenni si sono reinventati, imbracciando una chitarra e mettendo il sale sulle piaghe della nostra società - penso ai De Andrè, ai De Gregori, ai Guccini.
Dietro ad una grande canzone, a volte, ci sono dei grandi parolieri che rendono speciale l'amplesso tra musica e parole, e qui la menzione è per Mogol o per Valerio Negrini, storico autore dei Pooh.
In Italia, tutti vogliono arrivare, tutti sognano la televisione e la top ten di Itunes, ma c'è bisogno di grandi canzoni, e lì arrivano autori come Roberto Casalino, uno che in pochi anni ha firmato alcune delle più importanti canzoni pop della scena tricolore. Il paragone con i nomi succitati è ancora azzardato ma, se manterrà la testa sulle spalle e l'umiltà che traspare da questa chiacchierata, continueremo a sentirne parlare per tanto tanto tempo.

                                                 INTERVISTA A ROBERTO CASALINO

Benvenuto su Mexicotears Roberto. Hai cominciato giovanissimo con la musica, quasi un predestinato. Subito con la chitarra in mano, hai scritto la prima canzone alla tenera età di 12 anni. La spinta iniziale è venuta da te o dai tuoi genitori? Che musica si ascoltava a casa?

In casa si ascoltava ogni genere di musica, italiana e straniera. Tutto è nato da me e con me: i miei genitori sono stati attenti osservatori e hanno assecondato la mia passione, permettendomi di coltivarla. Devo molto a loro, soprattutto perchè non mi hanno mai ostacolato nè elogiato: hanno lasciato che percorressi la mia strada, ovviamente senza trascurare la scuola e tutto ciò che fa parte della vita di un bambino/adolescente.

Sei cresciuto a Latina, città di Tiziano Ferro, ed è proprio con lui che inizia la tua ascesa. Com'è nata la collaborazione con lui con cui, ricordiamo, hai scritto i primi successi per Giusy Ferreri?

Io e Tiziano ci siamo conosciuti all'età di 14 anni su un campo di pallavolo, sport che entrambi praticavamo. Abbiamo subito parlato di musica e da lì è nata la nostra amicizia, e successivamente una collaborazione artistica. "Non ti scordar mai di me", portata al successo da Giusy Ferreri, l'ho scritta nel 2005 ed è rimasta nel cassetto sino al 2008.


Chi reputi i maestri della scrittura italiana, i punti fermi da studiare per chiunque voglia avvicinarsi al componimento musicale?

Non userei il termine "studiare", quanto "nutrirsi". Ognuno di noi ha un autore preferito o che comunque ti colpisce più degli altri. Posso dirti che mi sono nutrito di Luigi Tenco, la coppia Battisti-Mogol, De Gregori. Ma potrei elencartene tanti e tanti altri. Suggerirei inizialmente di ascoltare un pò di tutto: saranno il cuore e le emozioni a guidarti successivamente negli ascolti e nella scelta di un repertorio piuttosto che un altro. Non bisogna emulare, ma sviluppare un modo personale e quanto più unico di dire le cose, di scrivere, di raccontare. E' quello che fa la differenza.

Chi scrive soffre di deformazione professionale. Ti capita mai di ascoltare la radio e pensare "Uhm, io questo l'avrei scritto diversamente"? Quali invece sono secondo te le canzoni recenti che ti hanno colpito, quelle davvero baciate dalla perfezione musica-parole?

Beh, naturalmente capita di ascoltare una canzone e chiedersi perchè quel concetto sia stato espresso in quel modo. In merito alle canzoni che avrei voluto scrivere io, ce ne sono una lunga lista: anche se non sono recentissime, mi vengono in mente "Gli ostacoli del cuore" (scritta da Ligabue), "Come foglie" (scritta da Giuliano Sangiorgi), "La cura" di Battiato, "Amore di plastica" scritta da Mario Venuti e Carmen Consoli, "Mi sono innamorato di te" di Luigi Tenco e potrei andare avanti ancora a lungo.

Fuor di modestia, ti rendi subito conto quando una canzone è veramente buona? Hai scritto "L'essenziale" di Marco Mengoni: ecco, quando l'hai finita eri conscio del suo elevatissimo potenziale?

Diciamo che sono molto autocritico, a volte anche troppo. Per questo non porto mai avanti una canzone se per primo non mi sento convinto di come sta venendo fuori. Insomma, preferisco non sprecare belle idee (parole o melodie) se sono il primo a non sentire nulla mentre compongo. Mi lascio guidare dalle mie sensazioni e sono il primo giudice di me stesso, piuttosto severo. "L'essenziale" è nata di getto e ricordo che ho provato un senso di benessere appena scritta. Non amo caricare di aspettative una mia canzone. E' un pò come dovrebbe fare un buon genitore con suo figlio: lasciare che segua la sua strada, cercando solo di indirizzarlo al meglio.


Oltre alla vita di tutti i giorni, in cosa trovi l'ispirazione per i tuoi testi? Cinema? Libri? Viaggi? Quando vuoi staccare dalla musica, in cosa ti rifugi?

Sono uno che si guarda molto dentro soprattutto e non ho paura di mettere a nudo le mie emozioni. Ovviamente leggo tanti libri, vado al cinema e viaggio: è necessario assimilare sempre nuovi elementi, che analizzo poi dal mio punto di vista. Purtroppo - e per fortuna - non stacco mai dalla musica, perchè ho sempre con me la mia testa (sorride, ndr.). In realtà l'ideale sarebbe poterla chiudere in una scatola ogni tanto ed essere davvero libero.
Ad ogni modo, mi piace passare il mio tempo con i buoni amici e con la mia famiglia: gli affetti veri vengono prima di tutto e sono un ancòra di salvezza nei momenti critici. 

Hai scritto per gli artisti più disparati, da Nina Zilli ad Emma, da Iva Zanicchi alla Amoroso e Syria. Come nascono queste collaborazioni? Tendi sempre a incontrare i cantanti per scriversi assieme oppure i tuoi lavori finiscono all'artista che ritieni più consono in base alla sensibilità della canzone?

Non c'è un percorso stabilito: scrivo canzoni innanzitutto per me stesso, senza pensare a chi sarà l'interprete. E mi piace scriverle con i miei tempi, senza dare un appuntamento alla creatività. Ma ci sono casi in cui le canzoni nascono insieme all'artista che poi le canterà; altre volte si lavora a distanza grazie alla rete; altre ancora (il più delle volte) sono gli editori a far ascoltare i tuoi brani agli artisti, i quali poi li provinano oppure ti chiedono di intervenire per modificare qualcosa nel testo o nella musica. Il risultato finale è sempre frutto di un lavoro di squadra.

Quando collabori con un artista, condividi ogni step della scrittura o ti presenti con qualcosa di già pronto? E' mai capitato di non trovarti bene umanamente e di lasciar cadere la cosa?

Dipende dall'artista: spesso si parte da qualcosa di già pronto, che magari calza a pennello. Se l'artista è anche autore, allora si prova anche a scrivere qualcosa di nuovo partendo da zero. L'aspetto umano è importante: ad oggi mi sono trovato bene con chiunque abbia collaborato, ma se in futuro dovesse capitare di sentirmi a disagio, sono certo che non porterei a termine la collaborazione.

Domanda cattiva: c'è stata un'interpretazione che non ti ha convinto? Magari un arrangiamento che non ha reso giustizia ad una tua canzone? Non voglio nomi, solo sapere se è successo...

Ogni canzone può avere un vestito. Quando presento i provini dei miei brani, di solito li vesto secondo una mia visione. A volte l'arrangiatore si attiene alla mia idea perchè la ritiene funzionale, altre volte la stravolge in base alla propria sensibilità e a quella di chi poi canterà la canzone. Anche in questo finora posso ritenermi fortunato e soddisfatto del risultato finale di ciascun brano.

Sogni nel cassetto: chi sarebbe il primo con cui vorresti collaborare?

Sarò banale, ma sono tanti gli artisti con cui vorrei ancora collaborare: Carmen Consoli, Elisa (con la quale ho già scritto brani per Francesca Michielin), Laura Pausini, Mina e tanti altri. Mi piacerebbe molto scrivere un giorno con Pacifico, un cantautore che stimo moltissimo.

Le tue canzoni erano ignorate dieci anni fa e, dopo i primi successi, sono state guardate con altri occhi e maggiore attenzione dagli addetti ai lavori. Ti infastidisce questa ipocrisia di fondo? Pensi che la discografia sia in crisi solo per l'avvento della tecnologia o ci sono anche delle gravi pecche dei discografici?

In realtà non mi sento infastidito: credo anche che alcune canzoni del passato fossero ancora acerbe. Ho faticato molto per trovare un mio "marchio di fabbrica", il modo migliore per me di dire le cose. Essere molto autocritico mi aiuta e desidero migliorarmi sempre di più.
La crisi discografica è dovuta ad una serie di fattori: la tecnologia, se usata a favore, può essere un ottimo mezzo di divulgazione di un progetto musicale. La verità è che sempre più persone scaricano illegalmente: si sta perdendo sempre più la buona abitudine di acquistare un cd o un vinile. E' per vero che il nostro Paese sta attraversando da anni una crisi notevole e si tende, purtroppo, a risparmiare sui beni non ritenuti primari.

Hai scritto per molti cantanti della scuderia di "Amici" e per quella di "X-Factor". Da una parte arrivano alla ribalta artisti senza alcuna gavetta, dall'altra però danno respiro ad una discografia con l'acqua alla gola. Io però di difetti nel sistema ne vedo... Si dà troppa importanza alla vocalità e le band vengono snobbate. Cosa ne pensi al riguardo?

Questa domanda (e la mia relativa risposta) si lega alla precedente: i talent non sono affatto causa della crisi. Oggi sono semplicemente un nuovo mezzo che permette agli aspiranti cantanti di mettersi in mostra: la verità è che in pochi poi resistono una volta usciti dal format. Quindi il vero e unico ingrediente necessario è sempre quello: il talento. Le band, a differenza dell'interprete, devono avere già un loro suono e dei pezzi validi. E' un discorso molto ampio e non è possibile trattarlo in questa occasione, perchè ci sono davvero tanti elementi che entrano in gioco a mio avviso.

Quanto c'è di vero nello stereotipo secondo cui sarebbe più facile scrivere quando si soffre nella vita privata?

Non è più facile: diciamo che la sofferenza ti costringe a guardarti allo specchio e a non ignorare il fiume in piena. Personalmente non scrivo quando sto male, ma una volta che quel momento di sofferenza è passato: devo darmi il tempo di comprendere cosa è successo e cosa è cambiato.

Oltre alla brillante carriera da autore, nel 2009 è uscito il tuo primo album solista, ricco (ben quattordici tracce) ed elegante. C'è in lavorazione un nuovo lavoro? Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo futuro? C'è Sanremo alle porte...

Sto lavorando al secondo album e spero di pubblicarlo presto. Continuo a scrivere e nel 2014 tornerò a suonare nei club con la mia band, come abbiamo fatto in questo 2013 fino a Settembre. La dimensione live è come ossigeno per me. 

Sei appena tornato dagli States. Hai avuto modo di conoscere alcuni grandi nomi della scrittura musicale. Ti va di raccontarci che esperienza è stata?

Ho avuto la possibilità e l'onore di scrivere con Ann Preven (nella foto, ndr.), che ha composto brani come "Torn" di Natalie Imbruglia, "Listen" di Beyoncè e brani per Madonna, Katy Perry e tanti altri. Mi sono affacciato a questa nuova esperienza con tanta umiltà, cercando di fare il mio meglio e di godere a pieno di questa opportunità. E' nata una bella canzone, che spero possa avere un futuro. Chissà!


Nessun commento: