6 dicembre 2013

UNA NOTTE DI ORDINARIA MAGIA





L'università, anni di vino, amici e playstation. Capitavano anche serate grigie, rinverdite da stille di buona musica. Non mi perdevo mai i bellissimi Live di RadioItalia: i Litfiba con Cabo, Enrico Ruggeri, i Timoria e, last but not least, i Negrita.
Correva il 2001 quando andarono a presentare "Radio Zombie", discone dai testi illuminati. Fu una serata particolare, in cui si alternarono video dei loro successi, canzoni live e telefonate da casa. Un ragazzo chiese a Pau: "Senti, ma che vuol dire 'passare dal sesso a fare l'amore?". E lui: "Beh, mi pare abbastanza chiaro. Senti, passami i tuoi genitori..."
Quella serata fu un rock blues intriso di colori pastello. La band riarrangiò i pezzi in chiave acustica e un altro fan lanciò la pietra: "Potrebbe essere l'idea per un disco unplugged?" e il frontman toscano, dalla battuta sempre pronta, rispose: "Si, non sarebbe male. Ma fai il discografico te?"
E' bastato attendere un alito di tempo e il cerchio si è chiuso da solo: a distanza di dodici anni è infatti arrivato nei negozi "Dejà Vu", il doppio live unplugged dei ragazzi aretini. Chissà se quel ragazzo è davvero diventato un discografico, certo è stato buon profeta.

                                        NEGRITA - MILANO 02.12.2013


Per i Negrita ho sempre avuto una daltonica forma di amore ed odio. I vagabondaggi musicali e i cambi di sonorità, testi dal livello talvolta contrastante e le continue defezioni nel gruppo - su tutte quella del batterista Roberto "Zama" Zamagni - mi avevano lasciato dubbioso sul loro futuro.
Non li avevo mai visti dal vivo - grave pecca, si - e ci ha pensato Giuliana, la mia dolce metà, a convincermi. Da tempo non ha occhi che per loro, e ha le sue ottime dannatissime ragioni: il nuovo album gira che è un piacere e ho sempre immaginato che dal vivo rendessero anche meglio. Quale migliore occasione di colmare questa mancanza se non andare insieme a sentirli in questo tour teatrale da "sold out a oltranza"?
Il teatro Nuovo di Milano si gremisce in fretta. Alle 21.10 le luci si abbassano e l'aria si addensa di vibrazioni elettriche.
Luci basse e palco immerso nel blu, quasi un cielo notturno: parte così "Bonanza". E' un attacco soffuso, con la band sfumata e zoom su musica e voce. E' un inizio simbolico di tutto rispetto, essendo tratta dal loro primo omonimo album. Correva il 1994 e i Negrita aprirono il sipario alla grande, prendendosi a piene mani il loro posto al sole sulla spiaggia del rock italico.
Soffi di luce accompagnano "Ho imparato a sognare": il pubblico si scalda e canta dalla prima all'ultima sillaba, diventando un unico brivido.
C'è bisogno di uno squarcio di ritmo e parte "L'uomo sogna di volare" (di cui avevamo parlato qui): uno dei migliori episodi dei Negrita del nuovo millennio, in cui musica, testo e video sublimano nell'eccellenza. La gente batte le mani a tempo e Drigo - che scivola di continuo dalla chitarra elettrica alla acustica - scioglie le redini e piazza un assolo da standing ovation.
A seguire un altro appuntamento imperdibile di ogni loro live, quella "In ogni atomo" che assieme a "Mama maè" sdoganò definitivamente i Negrita al grande pubblico, grazie anche alle colonne sonore firmate per Aldo Giovanni e Giacomo. Ottima versione quella ascoltata, con un finale di grande effetto.
E' il momento di uno dei nuovi episodi. Sto parlando di "Anima Lieve", ballatona che il pubblico mostra già di gradire.  
Pau, elegantissimo, è caldo e si toglie la giacca. Il parterre femminile - tra cui la mia compagna, una delle più esagitate - mostra tutto il suo gradimento, e anche Drigo, che in uno slancio d'affetto, gli stampa un bacio sul collo.
Prima di "Bum bum bum", altro pezzo ripescato dal loro esordio, Pau gigioneggia col pubblico:
"Adesso andiamo con un pò di blues... Solo che quando dico "blues" dovete fare 'Ohhhhhh'. Dicevo, ora facciamo un pò di blues..."
"Ohhhhhh..."
"Siete più coglioni di noi..."
Risuonano nell'aria risate genuine. Il frontman è un maestro nel giocare con la platea, ancor di più nell'ambiente raccolto di un teatro. Poi arriva "Cambio" che, pur in versione meno aggressiva, non perde una virgola della sua carica rock, a cui segue "Malavida en Buenos Aires", in cui il frontman adorna l'arrangiamento col suo kazoom.

La band rimane sempre seduta, anche Pau, ma è con la zeppeliana "Brucerò per te" che si vede come Drigo abbia voglia di prendere a calci quel seggiolino e scatenarsi: il suo solo di elettrica piega in due la canzone.
E' il momento di Cesare "Mac" Petricich, l'occhio di luce indugia solo su di lui ma Pau:
"Mac, ehm... Lo diciamo che hai sbagliato chitarra?"
Nuove risate si diffondono, nostre e loro. Ecco ciò che dicevo prima, Pau rintuzza un - possibile - momento critico dell'esibizione trasformandolo in spettacolo. Che dire, applausi meritati.
Arriva "Che rumore fa la felicità" e i fan vecchi e nuovi apprezzano, venendo coccolati sul finale:
"E' un brivido e una cura, serenità e paura, 
coraggio ed avventura da vivere insieme, insieme, insieme, insieme a VOI..."
Il vocalist si fa da parte, scivolando - chitarra in mano - nelle retrovie, e parte "E sia splendido", con Drigo a prendersi il proscenio, chitarra e voce. Sviluppata benissimo, è uno dei momenti più grintosi del set.
L'atmosfera torna soffusa con "Un libro in una mano, la bomba nell'altra", riarrangiata in una veste molto teatrale, senza batteria, per mettere il suo testo impegnato al centro della scena. Bissano subito con "Sale", che cala di mordente, ma continua a funzionare, anche con Pau improvvisato rapper.
I fan più scalmanati non resistono più e abbandonano le poltroncine per raggiungere di corsa il palco.
"Brutti malandrini, badate di non rompere le palle a chi è dietro!" scherza Pau, ma serve a poco: di lì a breve, quasi tutto il teatro è in piedi. E' il momento giusto per scatenarsi, visto che in serie partono "Soy Taranta" e "Radio Conga". Esplode convinto un "Negrita, Negrita" in coro e Pau che risponde "Belli che siete!"
Con "Magnolia", una delle loro hit più conosciute, si va sul velluto, prima di una versione southern rock di "Mama Maè", che chiama le mani al cielo. E' il momento di una meritata pausa.
Da veterani della scena, si sono tenuti delle ottime cartucce per il finale. Parte "Dannato vivere", con Drigo che ruba l'armonica a Pau, a cui segue "La tua canzone", grande hit estiva e che ormai è diventata - parole sincere di Pau - "La nostra canzone".
"Un giorno di ordinaria magia" riluce come un diamante nella riproposizione acustica, ma è "Rotolando verso sud" uno dei migliori fuochi della serata, e finalmente la band esplode: Mac raggiunge Pau suonandogli accanto, mentre Drigo si scatena con l'elettrica, avvicinandosi al pubblico e mollando con rabbia quel dannato sgabello. La serata finisce alla grande con "Gioia infinita", gioia tra i presenti e gioia sul palco.

Dopo quasi vent'anni di attività, di successi, di scazzi, di tanti alti e pochissimi bassi, i Negrita sono una sicurezza. Qualcuno penserà sia la classica banalità cotta e mangiata, ma il live è scivolato via senza sbavature, con una grande chimica musicale sul palco, ed emozionale con la platea. La band si giova dell'apporto di due ottimi polistrumentisti, Guglielmo Ridolfo Gagliano e Cristiano Dalla Pellegrina, e confeziona un concerto che vale ognuno degli euro spesi.
Se devo trovare il pelo nell'uovo, è nella scaletta. Sei pezzi - fin troppi - da Helldorado e nessuno da Radio Zombie? Se poi penso a dimenticanze come "Hemingway", "Lontani dal mondo" o "Hollywood" non posso trattenere una smorfia. E infatti il pubblico in svariate occasioni le ha chiamate a gran voce durante la serata.
Soprattutto, più e più volte li ho visti sprecati su quelle sedie: speriamo non ci facciano l'abitudine e che Pau mantenga la promessa: "Prossima volta ci vediamo al Forum di Assago." Noi ci saremo.

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