18 marzo 2014

VOLA PIANO





Frank Zappa diceva: "Gli articoli dei giornalisti di musica rock sono scritti da gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere". Una delle sue provocazioni, ma non credo sia così. Ho cominciato con questo blog per divertimento e passione, ispirandomi a gente che ha trattato la musica con il pennino intinto sempre nei colori giusti. Penso a Fausto Pirito, a Massimo Cotto, a Franco Zanetti, a Ernesto Assante o a Luca Valtorta, tutti giornalisti capaci di elevare la musica a cultura, in un Paese come l'Italia che continua a tenere l'Iva al 22% sui cd non considerandola alla stregua dei libri, l'unica forma di cultura secondo qualcuno.
Stefano Ronzani era uno di questi giornalisti, ma prima ancora era una persona a cui era facile volere bene. E' volato via troppo presto, a causa di una bastardissima leucemia, ma è ancora qui, nelle canzoni che gli dedicarono i suoi amici e nei ricordi di chi ebbe la fortuna di averlo vicino.

                               STEFANO RONZANI - 18.03.1955 - 14.08.1996
"E vorrei sorridere e far finta che
e invece tu sorridi a me
e vorrei ma è inutile, è tardi lo so, 
che di là ti aspettano ma non correre..."

Stefano Ronzani era un giornalista rock, e aveva sempre un sorriso sornione ma gentile. Perchè in fondo era come me, un animo buono che viveva la sua passione con la gioia dei 6 anni, diventando amico e primo fan delle band che seguiva. L'album "Eta Beta" dei Timoria è dedicato alla sua memoria ed è struggente pensare ai versi di "Vola piano" scritti da Omar Pedrini, che si consuma di dolore mentre Ronzani, prostrato dalla malattia, gli sorride.

"Dicono sia bello sai, è il posto per te.
Dentro al bar con gli angeli, e poi al cinema.
E fumerai le nuvole, la musica per te.
Ma ora tu vola piano, ti potresti far male sai..."

Resta una delle ballate più intense della produzione del combo bresciano, resa immortale dall'interpretazione accorata di Francesco Renga. Quando la musica fuoriesce dall'anima non può che lasciare solchi profondi e lacrime.
Quelle che Ronzani ha lasciato anche in Piero Pelù.
"Il giorno dopo il Pavarotti and Friends, andai al Policlinico a trovare Stefanone Ronza Ronzani, amico, giornalista e autore di "Proibito", il primo libro sui Litfiba. Stava molto male, da lì a poco anche lui ci avrebbe lasciato. La chemio gli aveva già alterato i lineamenti, eppure l'atmosfera era serena. Lui, come sempre sorridente, mi accolse così, nella sua parlata romanesca: 'Aò, t'ho visto ieri sera con Pavarotti. Sembravate Stanlio e Ollio in un circo equestre'. Aveva ragione. Luciano aveva un lembo della camicia che gli usciva ed era un po' in disordine. Io mi ero presentato in pantaloncini corti, stivaletti e giubbottino preso nel Chiapas. Fu quella l'ultima volta che vidi il Ronza." Piero Pelù - Perfetto Difettoso

Non sapevo cosa nascondesse  "Il giorno di dolore che uno ha" di Luciano Ligabue, l'ho scoperto da poco. L'ha infatti eseguita sul palco di Sanremo, e ho sentito forte la curiosità di capire.
"Dietro questa canzone c'è una storia un po' difficile. E' una vecchia canzone che scrissi tantissimo tempo fa. Poi capitò che un mio caro amico, Stefano Ronzani, si ammalò gravemente e ci fu un momento della sua malattia in cui capii che le lunghissime chiacchierate sul farsi forza, sul darsi speranza, sul combattere in qualche modo il suo male in realtà avevano perso di significato. A forza di ripetere le stesse cose, non avevano più senso.
Provai allora a comunicargli queste cose nella maniera che la fortuna o il caso o qualcuno ha deciso che, tutto sommato, con me funziona: con una canzone. Quindi in maniera, se vuoi, anche patetica, per il suo compleanno gli feci avere questo brano, totalmente riscritto rispetto all'originale.
La canzone gli servì, mi raccontò che l'aveva aiutato ad aprire dei rubinetti che aveva bisogno di aprire. Poi era un critico musicale e vide la cosa pure sotto un altro profilo. "Questa canzone è troppo bella perchè resti dentro un nastrino. Non ha senso che rimanga tra me e te, pubblicala."
Devo dire che sono molto contento del successo che ha avuto, proprio per la storia che c'è dietro." Vivere a orecchio - Ligabue si racconta a Riccardo Bertoncelli

Finalmente ho compreso l'anima di quei versi, scolpiti con rabbia e tristezza nella stele di granito della sua carriera:
"Quando tutte le parole sai che non ti servon più,
quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù,
quando tiri in mezzo Dio o il destino, o chissà che,
che nessuno se lo spiega perché sia successo a te..."
La prima domanda quando muore una persona buona e benvoluta da tutti è "Perché lui?". Non lo so, non lo sa nessuno, ma qualcuno si accanì contro Ronzani: in breve tempo la vita e la morte gli fecero terra bruciata intorno, levandogli gli affetti più cari e lasciandolo a spegnersi in un centro per malati terminali tra atroci sofferenze.
Forse per un attimo, ascoltando la canzone del Liga, la sua luce, quella che conquistava tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo, riprese a splendere.

"La registrammo in una giornata, io e i ragazzi del gruppo, per potergliela far avere per il suo compleanno. Gli portai il nastro su cui la incidemmo in mezzo ad altri regali, raccomandandomi di aprire quel pacco per ultimo. Non so se "Il giorno di dolore che uno ha" sia una bella o una brutta canzone. So che la sento molto." Luciano Ligabue - Vivere a orecchio

La gente non stacca più il piede dall'accelleratore, tutti corrono. Si consumano canzoni come sigarette, senza sentirne l'anima ma godendosi solo l'abito, la corteccia esterna senza battito. Alcune canzoni sono gonfie di vita, respirano ricordi a volte dolorosi ma che aiutano a tenere qui per sempre chi non c'è più.
Io non l'ho conosciuto Stefano Ronzani, mi sarebbe piaciuto molto ma devo affidarmi a queste canzoni e alle parole di chi era suo amico. Uno di questi è Fausto Pirito, che con lui ha condiviso un lungo percorso di vita. Lascio a lui chiudere il sipario su questo omaggio, oggi che avrebbe compiuto 59 anni, sperando che lassù Stefano stia volando piano e ci regali uno dei suoi sorrisi.

"Ho conosciuto Stefano Ronzani nel 1987, ai tempi della 2.a edizione di "Rock Targato Italia", che fu vinta dai Timoria di Omar Pedrini. Ho poi vissuto quasi 10 anni di vita e di lavoro con lui, che io considero ancora oggi il più intelligente, preparato e ironico giornalista di musica rock (e non solo) degli ultimi tre decenni.
Stefano, all'epoca "penna di punta" del settimanale "Mucchio Selvaggio", accettò di collaborare con me e con il mio mensile "Tutto Musica & Spettacolo", dimostrando un'apertura mentale inconsueta nel nostro ambiente. Insieme diventammo direttori artistici di "Rock Targato Italia". Insieme lanciammo il "Tributo ad Augusto Daolio" come dirigenti dell'associazione "Gruppo Giornalisti Musicali". Insieme facemmo conoscere al grande pubblico popolare, agli inizi degli Anni '90, band e personaggi come Marlene Kuntz, C.S.I., Carmen Consoli, Luciano Ligabue e tanti, tanti altri ancora.
Potrei scrivere un libro su Stefano, e forse un giorno lo farò. Ma in questa occasione voglio solo ricordare un episodio legato ai Timoria.
All'alba del 14 agosto del 1996, Stefano finì di penare. Il giorno prima, io ero passato da Omar Pedrini a Brescia, mentre stavo andando ad Aviano, dove il nostro caro e prezioso amico era ricoverato. Omar mi disse che da un po' aveva in testa una musica che avrebbe voluto sottoporre al giudizio di Stefano. Arrivai in ospedale nel tardo pomeriggio. Ronzani era in stato di quasi totale incoscienza. Gli feci compagnia, in silenzio, per qualche ora, fino alla mezzanotte. Suo fratello mi fece capire che era inutile che io rimanessi lì, che potevo tornare a Milano, e che lui mi avrebbe fatto sapere subito se ci fossero state novità. La mattina del 14, alle 9, con una telefonata mi comunicarono che Stefano non c'era più. Omar non potè far sentire la sua musica a Stefano, musica che però diventò una canzone, "Vola piano", che trovò poi posto nell'album dei Timoria "Eta Beta", uscito nel 1997.
Omar volle che quella canzone, dedicata a Stefano, fosse introdotta dalle parole di una mia breve composizione, in pratica un haiku, che recitava così: "Vola farfalla / senza fatica alcuna / sciogli i ghiacciai".
Ciao Capitan Stiv, ci manchi tanto... Ti custodiremo sempre nei nostri cuori..."

5 commenti:

Unknown ha detto...

Stefano era un mio grande amico. Penso a lui spessissimo. Quando ho sentito ancora una volta la canzone a Sanremo ho pensato che il vecchio Liga, nonostante tutto, ha ancora un cuore grande. E mi sono davvero commosso. Grazie di aver pubblicato questo post.

ernesto assante

Antonello Vanzelli ha detto...

Grazie di cuore a lei di essere passato, è un onore e un'emozione. Non ho molto altro da dire, bastano le canzoni a lui dedicate e le belle parole di chi come lei gli ha voluto bene.

Emanuela Ronzani ha detto...

E' bello leggere, dopo tanti anni dalla sua morte, tutto questo su mio zio, è bello sapere che tante persone gli hanno voluto bene....

Unknown ha detto...

Ancora grazie ad Antonello per questa testimoninanza su Stefano... sono passati vent'anni dalla sua scomparsa, eppure lo sentiamo ancora tra noi, al nostro fianco... grazie Capitan Stiv, per tutto quello che ci hai lasciato... Fausto

Skorpion ha detto...

Ammetto di aver trovato questo post per cercare il significato nascosto di "Vola Piano" e devo dire che questa testimonianza mi ha toccato. Ho avuto proprio le immagini di ciò che stavo leggendo. Il signor Fausto (un lei di pieno rispetto) deve essere stato davvero una gran bella persona. Ma nei vostri cuori vivrà per sempre e lì non potrà mai soffrire la bastarda malattia che ve l'ha portato via... Un abbraccio forte a voi che subite ancora oggi la sua "assenza".