"Però Giovanna io me la ricordo, ma è un ricordo che vale dieci lire e non c'è niente da capire", cantava De Gregori. Io invece ricordo Monica. Era piccina, mi guardava dal basso verso l'alto coi suoi occhioni da manga giapponese, e sorrideva sospettosa, senza mai aprirsi fino in fondo. Eppure riuscii a rubarle un angolo di complicità e diventammo amici. Parlavamo di musica, di ex che non capivano niente, di futuri possibili e sogni impossibili. Fu lei a farmi ascoltare i Coldplay per la prima volta, "Shiver", e fu subito feeling. Da lì a "Yellow" e "Trouble" fu un attimo.
Amici, sempre e solo amici, anche se a me piaceva in quel modo in cui ti piacciono gli arcobaleni, la nutella e la centomila del nonno. Peccato che a lei piacesse molto di più uno di cui non ricordo neppure il nome. Camminava in modo dinoccolato, ma aveva fascino e carisma. Gli piaceva il jazz e a me il jazz ha sempre fatto schifo. Finirono per mettersi insieme e ci perdemmo in fretta. E' rimasta la nostalgia di quei momenti, della musica ascoltata insieme e del cuore che batteva forte, un ricordo che vale dieci lire e non c'è niente da capire.
UN RICORDO CHE VALE DIECI LIRE di Antonello Vanzelli
"Non mi piace 'Violet Hill', è noiosa".
"Non capisci proprio niente di musica!", rispose Claudia, un'altra mia vecchia amica, e così avrebbe risposto anche Monica, ne sono certo. E avrebbero avuto ragione, perché si tratta di una grandissima canzone, una di quelle che prendono fuoco piano, da una fiammella, e poi ti riscaldano per sempre. E quel "If you love me, won't you let me know?" altro che fiammella, mi brucia dentro, io che a Monica non ho mai avuto il coraggio di dirle che l'amavo.
Ricordi e ancora ricordi. I Coldplay ne portano a riva parecchi, ma col tempo si sono allontanati, finendo al largo. Gran gusto per la melodia abbinati ad un retrogusto di fondo amaro. Non mi hanno mai preso del tutto, complice qualche testo banalotto (vedere alla voce "In my place") e musiche troppo malinconiche per i miei gusti. L'ultimo album poi è, per usare un eufemismo, davvero poco ispirato e risente musicalmente della rottura tra Martin e Gwineth Paltrow. Continuano a vendere, ok, ma sembrano essere diventati gli Zero Assoluto del pop mondiale, con le loro musichette usa e getta buone per le playlist delle standardizzate e noiosissime radio nazionali.
Non stupisce quindi scoprire che David Bowie abbia servito il due di picche a Chris Martin. Lo ha detto lo stesso frontman del gruppo britannico in un video tributo per la premiazione del Duca Bianco come artista dell'anno ai BBC Music Awards: "Una volta gli ho mandato una canzone che avevo scritto, per chiedergli di cantarci sopra. Lui mi ha chiamato e mi ha detto: 'Questa non è una delle tue canzoni migliori'. Ha degli standard molto alti, una cosa che a me piace: spinge tutti noi a non accontentarci".
Visto il basso standard qualitativo degli ultimi lavori dei Coldplay, come dar torto a Bowie? Martin ha però mostrato grande savoir faire nel raccontare l'aneddoto, un altro se la sarebbe segnata col sangue, visti gli ego di alcune popstar. Certo, poi mi spiegherà come si fa a passare da un'eventuale collaborazione con uno dei più grandi di sempre allo sciapissimo tete-à-tete musicale con Rihanna. Un abisso rispetto a "Under Pressure", il duetto per eccellenza, un ricordo che vale molto più di dieci lire.
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