La musica, una storia d’amore, un produttore discografico sulla via del tramonto, la rinascita personale e professionale di due dei protagonisti... Di cosa stiamo parlando? Magari alcuni di voi hanno già intuito qualcosa. "Begin again" è un film del 2013 diretto da John Carney, proiettato qui da noi nell’ottobre dell’anno scorso con il titolo "Tutto può cambiare". Voi direte: sì, ma questo non è un blog di musica? La musica c’entra, eccome. Non solo per la partecipazione di Adam Levine (leader dei Maroon 5) nel classico ruolo dell’aspirante rockstar, quanto per i continui riferimenti al mondo musicale e discografico e per la magia di un album interamente registrato per le vie di New York.
BEGIN AGAIN di Carmen Schettino
Facciamo un po’ d’ordine: Dave (Adam Levine) e Greta (Keira Knightley) sono una giovane coppia innamorata, entrambi musicisti per passione. Quando le canzoni dell'uomo vengono notate da una major (che decide di offrirgli un importante contratto discografico), Greta si ritrova sempre più sola, quasi "messa da parte" dal proprio fidanzato, che sta velocemente raggiungendo fama e notorietà.
La svolta avviene quando la ragazza si esibisce in un piccolo locale della metropoli. Nello stesso pub, quella sera, Dan Mulligan (Mark Ruffalo) sta annegando i pensieri nell'alcool, dopo essere stato licenziato dal socio con cui ha fondato un’etichetta indipendente. Aspetto trasandato e atteggiamento ribelle, è un produttore dalla carriera importante, ma quel momento di forte successo sembra ormai soltanto passato remoto. Durante l’esibizione, rimane folgorato dal talento naturale della giovane, le propone di incidere un disco e, tra una birra e lo scambio di battute pungenti, nasce un dialogo dagli spunti molto interessanti. La ragazza si proclama pienamente contraria a ciò che i discografici impongono agli artisti in termini di look ed estetica, sostenendo in pieno l’idea che il pubblico voglia autenticità e citando l’americano Bob Dylan come esempio di assoluta naturalezza. La risposta di lui è talmente chiara e fuori dai denti da non aver bisogno di ulteriori spiegazioni. “Dylan? L’artista più costruito che mi potessi nominare! I capelli, gli occhiali da sole... Quello cambia look ogni dieci anni!” Un dibattito che, da sempre, accende gli amanti della buona musica.
Tra i due nasce un’intesa che per la giovane cantautrice culminerà nella registrazione di un disco quasi improvvisato, inciso per strada, tra le voci dei bambini e i rumori della città. E questo forse sarà proprio il suo punto di maggiore forza e bellezza. Dan è separato, con una figlia adolescente a cui manca visibilmente una figura paterna, mentre Greta ancora fatica a dimenticare il suo grande amore. Tra loro nasce un feeling particolare, ma non accade nulla di romantico: l’intimità raggiunta non è quella sessuale, bensì musicale, e quindi forse ancor più profonda. La musica ha dunque un ruolo centrale: è lei che fa incontrare le strade e i destini di Greta e Dan, i quali si aiutano reciprocamente a ricominciare, sia sul piano emotivo che su quello professionale, ed è sempre lei a segnare l’inesorabile fine della relazione tra Dave e la ragazza.
Uno dei temi toccati è dunque la trasformazione di un musicista in una star, andando a toccare anche i nervi scoperti del music business, basti pensare a quanti non reggono le luci della ribalta. Ma altro punto importante è anche quello relativo alla crisi attuale dell’industria discografica. Per superare il momento di stasi delle vendite di album, il socio di Dan propone di far fare agli artisti un commento audio alla propria musica: "Meglio mettere la musica gratis su internet a questo punto!” è la risposta piccata dell'irriverente produttore. Ed è quello che, più o meno, decide di fare Greta: rendere disponibile l’intero suo album in rete, al costo simbolico di un dollaro, invece di farlo produrre dall’etichetta.
Il disco, tra l’altro, si può effettivamente comprare, su Amazon o dove più vi piace. Nella nostra triste realtà la colonna sonora del film, prodotta dalla Interscope Records, non costa un dollaro (sarebbe stato fin troppo bello), ma la voce di alcune delle canzoni presenti è proprio quella di Keira Knightley, la quale ha dimostrato un talento vocale che a me non dispiace affatto, anzi. La sua versione di "Lost Stars" risulta infatti molto più affascinante ed intima rispetto a quella di Levine, la cui vocalità (inevitabilmente) porta ad associare il pezzo ai brani dei Maroon 5. Stessa impressione e dunque stesso discorso per gli altri pezzi presenti nella colonna sonora e cantati dall’artista, in particolar modo "No one else like you", mentre adoro l’effetto evocato da "Like a fool" (sempre cantata dall'attrice inglese), ossia il contrasto tra l’amara delusione che traspare dal testo e l’allegria che sembra invece ispirare la musica, soprattutto in apertura.
"A step you can’t take back" e "Tell me if you wanna go home" (quest’ultima specialmente nella versione "rooftop mix") sono le canzoni più incisive e coinvolgenti: qui il talento della Knightley è ancora più in luce, quasi a suggerire all'attrice una carriera alternativa. Partecipano al disco anche Ceelo Green, il rapper americano (ha una piccola parte anche nel film) e la Cessyl Orchestra. Non resta che augurarvi buona visione e... buon ascolto!
Nessun commento:
Posta un commento