21 ottobre 2013
LA VOCE DELLA BUONA MUSICA
Non ricordo la prima volta che ho ascoltato Radio Deejay. Non appartengo ai nostalgici del Deejay Time, mitico programma di Albertino che spopolò tra la fine degli eighties e i '90. Mi sono avvicinato piano all'emittente di via Massena 2. La musica? Macchè, mai granchè sopportata, a dirla tutta. Sono stato ammaliato, ai tempi dell'università, dalle chiacchierate di Linus e Nicola Savino e dalle gag demenziali di Ciao Belli. Ho scoperto dopo qual era il programma più godibile a livello musicale, uno dei migliori in circolazione. Sto parlando di Tropical Pizza, ad opera di Nikki e Dj Aladin. Rock, metal, pop, hip hop, interviste, live, curiose incursioni nel paranormale, cinema e via così: cosa volete di più dalla vita? Un lucano?
INTERVISTA A FABRIZIO LAVORO IN ARTE NIKKI - RADIO DEEJAY
17 ottobre 2013
PLAGI MUSICALI
Non ci ho mai capito nulla di matematica. Logaritmi, derivate, funzioni... Vuoto pneumatico, al liceo ero peggio di Zack di Bayside School e Willy, il Principe di Bel Air, messi assieme. Un anno riuscii a sedermi in fondo - miracolo - e la prof si lamentò perchè non prestavo più la stessa attenzione di quando ero al primo banco. Ma de che, seduto davanti ero costretto a guardarla durante le spiegazioni e si era illusa che io le dessi retta, mentre continuavo a pensare al fondoschiena di marmo di Rosa, vicina di aula, e alla squadra per il fantacalcio.
Ai compiti in classe mi barcamenavo scopiazzando a destra, a sinistra e pure al centro, per par condicio. Mai una volta che il secchione biondo della classe mi abbia passato qualcosa, dico una. Si è sposato in fretta e furia dopo aver messo incinta la sua ragazza, come mi dispiace...
All'università ho dovuto ricominciare da zero. Matematica l'ho data sei volte prima di passarla, sei, roba da regalarmi una calcolatrice a forma di orsacchiotto. Alla fine ce l'ho fatta, e senza copiare: il cugino Carlton, Jazz e Screech sarebbero stati orgogliosi di me.
L'ho presa larga, lo ammetto, ma quello che mi ha davvero infastidito è successo quando ho preso la qualifica da ultrasuonista, necessaria per il mio lavoro. Ecco, per due settimane mi sono fatto il mazzo per studiare - anche perchè mi è costata un botto - e fare bella figura, per eventuali agganci lavorativi. L'esame l'ho passato con 85 risposte giuste su 100, un ottimo risultato. Peccato però che mezza classe avesse trovato il giorno prima le risposte corrette - quelle dell'anno prima - e abbia conseguito risultati incredibili. Un tappetto meneghino ha fatto 100 su 100! Ecco, questo qui, sto gran bastardo, si è preso i complimenti pubblici di tutti, facendo la ruota come un pavone mentre io rosicavo. Voi direte, fosse capitato a te avresti copiato tale e quale... Uhhh, come siete pignoli!
DA ZUCCHERO ALLA NANNINI, DAI LITFIBA ALLA BOYBAND DEL MOMENTO
15 ottobre 2013
QUELLI CHE AVREBBERO MERITATO DI PIU'
Ho ricordi in chiaroscuro del liceo, ombre allungate da un sole freddo. Ero svogliato - quello si - ma dipendeva dallo scarso feeling con me stesso e con chi mi circondava.
Non ero bello, anzi, il classico nerd occhialuto che in genere è l'ideale per il ruolo del secchione. Quando mai: non che fossi il Bruno Sacchi della classe, quello che collezionava 2, intendiamoci, ma mi barcamenavo tra sufficienze approssimative, oltre che tra amicizie prive di spessore.
Non trovavo sostegno neppure nei professori. Ho sempre pensato che il mestiere dell'insegnante sia complicato, ma che sia anche più complicato non finire per diventare dei grandissimi figli di mamma che batte. E' troppo facile stimare il primo della classe, il prof cazzuto invece è con i deboli che trova soddisfazione, aiutandoli a crescere. Peraltro la mia classe era piena di figli di papà e con loro era ancor più facile scivolare verso la deriva personale ed intellettuale.
Vedevo docenti chiudere un occhio in nome del rapporto che li legava al genitore di Gualberto Mangiabudella o di Giuseppina Canistracci mentre io, anche quando studiavo sul serio, mi dovevo accontentare di 6 stropicciati.
Si sa però che, come dice il saggio, "E tira e tira e tira il filo si spezza. E riempi riempi riempi e la bocca strabocca. E ci dai un dito e si prende l'inguine!" e così fu.
LUIGI TENCO E GLI ALTRI
12 ottobre 2013
I COWBOY NON MOLLANO MAI
C'è stato un momento in cui la carriera di Max Pezzali è arrivata ad un bivio. Sarebbe potuto andare ovunque - nord, sud, ovest, est - eppure a quel bivio ha indugiato troppo. Un paio di album non completamente a fuoco, alcuni singoli sbagliati (evento rarissimo nella sua carriera...) e persino una apparizione poco proficua a Sanremo, nonostante un pezzo dignitosissimo.
Il grande pugile, però, tira fuori sempre il suo destro migliore al round giusto. E cosi Max, pochi mesi fa, ha piazzato un gancio devastante, mettendo al tappeto i suoi affezionati detrattori e riprendendosi lo scettro. Si, perchè "L'universo tranne noi" ha spopolato, diventando uno dei tormentoni dell'estate e riportando le lancette del tempo a venti anni fa, agli "anni d'oro del grande Real" e dei mitici 883.
Alla presentazione del suo nuovo libro, "I cowboy non mollano mai", mi sono ritrovato circondato dall'umanità più disparata, dimostrazione lampante di quanto le sue canzoni siano transgenerazionali. C'era il quindicenne brufoloso che conosce due-tre canzoni recenti perchè le ha sentite alla radio o su youtube, vicino alla ventenne tutta in tiro, in abiti firmati e trucco vistoso. Di fianco a me: da un lato, una matura cinquantenne con la figlia liceale che stringeva tra le mani un vecchio greatest hits; a sinistra una giovane coppia con bimbo di pochi anni, "che porco Giuda potrei essere io qualche anno fa".
Nel bailamme, ragazzini vestiti da rapper, fidanzatini che limonavano beati e anche un sosia di Max: cappellino americano, occhi chiari e persino la stessa dentatura sgangherata di inizio carriera. Non ha lasciato proprio nulla al caso.
STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO MAX - MILANO 09.10.2013
10 ottobre 2013
I NOMI D'ARTE, DA GORDON SUMNER A STEVEN TALLARICO
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John Deacon da giovane, gli altri due non li conosco. |
Che risate grasse... Ah guarda... Che volete farci, sò ragazzi!
Il gioco chiaramente sconfinava nei nomi delle componenti delle band. Quella sera eravamo sul viale di Grottaglie, a cazzeggiare in mezzo alla folla. Dico folla per darmi un tono, c'erano tre sfigati come noi e una coppia di vecchi seduti alla panchina che dissertavano - con pacche vicendevoli e occhiolino - sulle cosce ben tornite della diciottenne appena passata.
"Questa è facile: John Deacon?" mi chiede Angelo a tradimento.
Orco Giuda, panico! Gilmour ce l'ho, John Bonzo Bonham ce l'ho, Deacon mi manca.
"Ma dai, è facilissimo! E' la regina delle band!"
Io, forse distratto dai glutei sodi della tipetta di cui sopra, mi lascio persino sfuggire il chiaro suggerimento ed alzo mestamente bandiera bianca. Gravissimo! Sfiga di suora a me, immortale come John Lennon.
Ah, se non sapete nemmeno chi è Gordon Sumner, tornare a guardare Barbara D'urso, è meglio...
7 ottobre 2013
LUCIO DALLA, SOGNI E POESIA OLTRE LE NUVOLE
La musica è uno Stargate, la porta d'entrata verso un universo parallelo governato da dinamiche misteriose. Anni fa ho conosciuto Leonardo: brillante, gentile, sempre di buonumore, non si poteva definire bello, quello no. Aveva un faccino comune, era ingobbito e camminava come se avesse sempre un manico di scopa su per il c...appotto. Eppure quando suonava il suo sax diventava affascinante come David Bowie e le donne lo guardavano con gli occhi a cuoricino. C'era una biondina che mi piaceva davvero, Morena. Zero chance, non aveva occhi che per lui. Lo invidiavo, io che non sono andato oltre il flauto alle medie, e anche quello lo usavo più per schizzare di saliva i vicini di banco.
Era simpatico ma con un retrogusto di pesantezza; per lui esisteva solo il jazz e guardava tutti con quella puzzetta snobistica tipica di chi pensa "Voi non capite un cazzo di musica!".
Lasciò l'università - era una chiavica immonda - per seguire il sogno di fare musica. Ho saputo che è finito a lavorare come pizzaiolo e per tirare avanti suona in una cover band di Ligabue. Sono convinto che se ci reincontrassimo, gli troverei ancora in viso il "Voi non capite un cazzo di musica!". Meno male ne capisce lui...
La bellezza e Lucio Dalla non erano sinonimi - quando apparve sulle scene era vestito male e peloso - ma quando lo ascoltavi diventava il più bello di tutti. Anche lui ottimo jazzista, non si è mai posto su un piedistallo, lo snobismo non sapeva nemmeno cosa fosse.
A MODO MIO AVREI BISOGNO DI SOGNARE ANCH'IO di A. Vanzelli - A. Chimenti
3 ottobre 2013
1 ottobre 2013
VECCHI AMICI DA RIABBRACCIARE
Sabato sono successe due cose, luccichii da ricordare. Ho incontrato Rocco, un vecchio carissimo amico. Erano quasi otto anni che non ci vedevamo, un'eternità. Eravamo insieme all'università, condividendo i libri, i film, e soprattutto la musica. Partivamo con la sua Punto e un cd nello stereo bastava a farci stare bene. La vita e il lavoro ci hanno allontanato ma quando l'ho visto è come se il tempo ci avesse fatto un regalo, riportandoci alla magia di quei giorni senza lacrime.
Qual è la seconda cosa bella? Sono tornato a casa e ho ricevuto il messaggio di Alessio Ventura, il frontman dei Dhamm, e in un attimo un nuovo balzo all'indietro sulla Delorean dei ricordi, a quando conquistava Sanremo e le platee d'Italia. Parlare con lui è stato come ritrovare un altro amico, uno di quelli che non vedi l'ora di riabbracciare.

INTERVISTA AD ALESSIO VENTURA - DHAMM di A. Vanzelli - A. Chimenti
27 settembre 2013
LE TRASFORMAZIONI DEI VECCHI COMPAGNI DI SCUOLA
Le estati adolescenziali correvano lungo serate più vuote di un programma di Marzullo con ospite il padre del primo fidanzatino di Belen. Il paese si svuotava - direzione mare - e tu, senza auto, rimanevi su Via Roma assieme agli amici, ai randagi che copulavano tra loro, alle zitelle inacidite e ai bambini che bestemmiavano peggio di Willie, lo scozzese dei Simpson.
Le mie sgraziate fattezze non aiutavano, ero talmente brutto che le uniche a guardarmi erano le donne dei manifesti funebri.
La sceneggiatura era la solita, chiacchierate sul calcio e sui porno di Telecapri, finendo poi a pizza e birra, con i più originali che si spingevano a dire "No, io da questo paese me ne vado!" ed altri che azzardavano magliette con "Fuck the system!", magliette stirate dalla stessa persona con cui vivono ancora, la loro madre.
Quella sera, quando mi avvicinai al bancone della pizzeria, riconobbi un viso conosciuto ed ebbi un soffio al cuore: Massimiliano, il mio compagno di banco delle scuole medie.
Abitava a Taranto, non ci vedevamo da tre anni e nel frattempo ero cresciuto di trentacinque centimetri (!) in altezza. Picchietto sulla sua spalla e lui si gira, mi squadra con una smorfia dubbiosa e poi sgrana gli occhi prorompendo in un "No, non ci credo!"
Non mi aveva proprio riconosciuto, complice lo smodato allungamento fisico. Fu un momento lucente e curioso.
Dopo due minuti mi chiede di seguirlo e mi porta alla sua Punto nera. Dentro c'è Vincenzo, un altro vecchio compagno di classe. E' identico a come lo ricordavo. Busso al vetro e lui con la mano a cucchiaio mi fa: "Cazzo vuoi?"
Io e Massimiliano scoppiamo a ridere. Nemmeno lui aveva capito chi fossi. Bei momenti, se ci ripenso mi scappa un sorriso carico di lacrime. Sono passati quasi quindici anni e non li ho più visti.
25 settembre 2013
STORIE DI TRADIMENTI E DI COERENZA
"La regola dell'amico non sbaglia mai!" cantava Max Pezzali. E' sempre stato due passi avanti, uno slogan terra terra ed eccoti servito il tormentone easy-listening. Probabilmente dell'argomento era un super sayan di terzo livello ma a quel punto io sarei Vegeta.
Si, anche io sono caduto nella ragnatela, vittima di un rapporto ingarbugliato come un gomitolo. Una decina di anni fa ero solito frequentare la casa di una mia compagna di corso, fidanzatissima.
Non è per lei che partii per la tangente - ero molto amico del fidanzato e le donne degli amici non si toccano - ma per la sua coinquilina. Riccia, slanciata, occhi mori da cerbiatta: dopo due volte che l'avevo vista ero cotto marcio, dannazione.
Era troppo bella per me, che a quel tempo avrei fatto invidia a Steve Urkel. Ed era fidanzata, o meglio, frequentava un potentino piacione e pieno di sè, menefreghista come pochi. Aveva già la ragazza, quindi per lui era solo un passatempo.
Mi ritrovai ad essere il confidente e la mia spalla il Kleenex che asciugava le sue lacrime. Quella storiella passò in fretta ma la situazione degenerò. Tornò insieme ad un suo ex, per poi fargli le corna con un altro ex.
Non ci state capendo nulla? Eh, nemmeno io ai tempi. Io ero l'amico, poi c'era il ragazzo cornuto, poi c'era l'ex che tornava a riscuotere una razione extra di quintessenza sessuale.
Fu un periodo strano, uscivamo insieme ma ero l'unico a guardare, quasi fossimo di fronte ad una vetrina di dolci. Lei sceglieva le squisitezze migliori, gli altri spiluccavano di gusto, io restavo con la bava alla bocca.
IL TRIANGOLO SI, ERA MEGLIO CONSIDERARLO
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