I miei primi anni universitari sono volati via in fretta, tra amici e cazzeggio a oltranza. Donne? Passaparola.
Uscivo spesso con Flavio, divertente come pochi e dall'indubbio ascendente sul gentil sesso. Purtroppo però, il gentil sesso ben disposto e piacevole alla vista scarseggiava e anche lui dovette fare di necessità virtù: l'unica storia - più di passione in verità - la ebbe con una tipetta frizzante ma bruttina. Piena di piercing e tatuaggi e dal sorriso solare, aveva un didietro con su la targa: "Attenzione, carichi pesanti".
Io mi ero invaghito di una moretta poco più grande: capelli neri lunghi, taglio degli occhi alla orientale, voce gentile e priva di sfumature ineleganti tipiche di certe zone del sud. Si spostava i capelli col viso senza malizia, scoprendo la base del collo sotto l'orecchio, quella che ogni uomo sogna di baciare alla donna che desidera.
Era fidanzata da anni con uno dei più carismatici della facoltà e sembrava felice. Io rimanevo al mio posto, era nel cassetto dei sogni erotici irrealizzabili, come Lamù o Sabrina di "E' quasi magia Johnny".
"Lasciala stare, non è cosa per te!" diceva giustamente Flavio ma non mi facevo illusioni: la coltivavo nel giardino dei miei fiori mai sbocciati, invece che stare con una qualsiasi tanto per sfogare l'ormone.
Un giorno stavo parlando con Luciano, un caro amico, quando si avvicinò lei, erano compagni di corso.
"Ciao, Valentina, piacere. Mamma mia quanto sei alto, mi fai scomparire."
Sorrisi. Prendemmo tutti e tre il caffè: lo odio il caffè ma dissimulai in stile Actors Studio.
Da quel giorno capitava ci fermassimo a fare quattro chiacchiere. Continuavo a non avere speranze ma mi bastava esserle amico: un suo sguardo illuminava una giornata.
Quel venerdì mi trattenni al computer sino alla chiusura del centro informatico della facoltà. Non c'era quasi più nessuno ma volevo ricopiare degli appunti e cercai un'aula vuota, in disparte, per non avere rompipalle tra i piedi. Aprii e sorpresi due che limonavano a livelli olimpionici: lui le palpava il culo e lei aveva la mano sul suo pacco. Chiesi scusa ma, mentre uscivo, voltai lo sguardo e anche lei si girò. Era Valentina, e quello non era il suo fidanzato. Ci rimasi di merda.
Fu un attimo lunghissimo. Lei provò a spostarsi i capelli come faceva sempre ma quel gesto aveva perso tutti i suoi carati.